VII Settimana di Pasqua
Aforisma di Milan Kundera
“La trappola dell’odio, è che ci lega troppo strettamente all’avversario.”
Preghiera allo Spirito Santo
O Dio, che hai istruito i Tuoi fedeli illuminando i loro cuori con la Luce dello Spirito Santo, concedi a noi di avere nello stesso Spirito il gusto del bene, e di godere sempre del Suo conforto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
S. Filippo Neri
Figlio di un notaio fiorentino, ebbe buona istruzione e fece pratica dell’attività paterna; ma avendo subito l’influenza dei domenicani di S. Marco a 18 anni abbandonò gli affari e andò a Roma dove visse da laico per 17 anni e si guadagnò da vivere facendo il precettore.
A quel tempo la città era in uno stato di grande corruzione e nel 1538 Filippo fondò una confraternita di laici che si incontravano per adorare Dio e per dare aiuto ai pellegrini e ai convalescenti. Filippo passava molto tempo pregando, specie di notte e nella catacomba di S. Sebastiano, dove nel 1544 sperimentò un’estasi divina che lasciò un effetto fisico permanente sul cuore.
Nel 1551 fu ordinato prete e si fece un nome come confessore; gli fu attribuito il dono di saper leggere nei cuori. Ma l’occupazione principale era il lavoro coi giovani: nel 1575 li organizzò nella Congregazione dell’Oratorio; per la sua società, costruì la nuova chiesa di S. Maria “in Vallicella”. Diventò famoso in tutta la città e la sua influenza sui romani, a qualunque ceto appartenessero, fu incalcolabile. Morì a Roma, il 26 maggio 1595.
Parola di Dio del giorno Giovanni 21,15-19
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».
Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Riflessione dagli scritti di S. Filippo Neri
Ai suoi giovani che giocando facevano chiasso provocando le lamentele dei vicini, don Filippo Neri raccomandava: “Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro, e state allegri, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati”.
E quando doveva frenare l’irrequietezza dei ragazzi diceva: “State fermi” e, sotto voce, “se potete”. Diceva ancora: “Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri…Non voglio scrupoli, non voglio malinconie.
Scrupolo e malinconia, lontani da casa mia…L’allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti…Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente l’ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione.
La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli”.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo perché custodiamo nel nostro cuore la pace che nasce dal compimento della volontà di Dio e non ci lasciamo inquietare dalle circostanze avverse della vita.
Don’t Forget! Italia News
Maggio 2023: Emilia Romagna alluvionata
Il numero degli allagamenti di questi giorni in Emilia-Romagna arriva a quota 58, in 43 comuni. Circa 290 sono le frane sul territorio, spiega una nota della Regione che fa il punto. Risultano chiuse 544 strade e sono 23 i fiumi e corsi d’acqua esondati. 100 mila abitanti in totale su una superficie di circa 100 kmq dei quali l’80-90 % alluvionati, sono alle prese con il problema dell’approvvigionamento di cibo e acqua.
Sono più di 15.000 le persone che hanno dovuto lasciare la casa a causa dell’alluvione e sono 8.000 quelli che hanno già trovato accoglienza in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre; le altre hanno trovato sistemazioni alternative (seconde case, amici e parenti).
Inoltre il bilancio delle inondazioni nella regione è a dir poco catastrofico e non è possibile ancora fare il conto delle perdite non solo di vite umane (15 i morti accertati), ma anche nell’ambito di agricoltura, industrie e aziende produttive e infine la devastazione di infrastrutture, abitazioni, viabilità e territorio.
Il governo ha già stanziato 2 miliardi, ma di ora in ora appare sempre più grave il disastro provocato dalle piogge intense di queste settimane dopo un inverno molto siccitoso. In questo disastro però alcune cose ci hanno colpito: il coraggio di emiliani e romagnoli nell’affrontare la calamità e la volontà di rialzarsi e di ripartire quanto prima possibile.
La responsabilità dimostrata dalle autorità locali e la loro vicinanza alla popolazione così duramente colpita. La solidarietà espressa dalla comunità nazionale ed europea e infine il generoso contributo di tanti giovani (angeli del fango) e volontari che si sono prodigati a favore delle persone che nell’alluvione hanno perso tutto.
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