Noi ti lodiamo, Dio * ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, * tutta la terra ti adora. A te cantano gli angeli * e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo * il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra * sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli * e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; * la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico figlio, * e lo Spirito Santo Paraclito. O Cristo, re della gloria, * eterno Figlio del Padre, tu nascesti dalla Vergine Madre * per la salvezza dell’uomo. Vincitore della morte, * hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. * Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Signore, * che hai redento col tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria * nell’assemblea dei santi. Salva il tuo popolo, Signore, * guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, * lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati, Signore, * di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: * in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, * pietà. Signore, tu sei la nostra speranza, * non saremo confusi in eterno. |
Santo del giorno – SILVESTRO I
è il 1° Papa di una Chiesa non più minacciata dalle persecuzioni. Nel 313, infatti, Costantino dà piena libertà di culto ai cristiani e a lui dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di S. Giovanni e costruisce la prima basilica di S. Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) è però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche. Fu il primo a ricevere il titolo di «Confessore della fede»
Vangelo del giorno (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Riflessione Del Giorno (Mons. Ravasi Mattutino)
l tempo è ciò che l’uomo è sempre intento a cercare d’ammazzare, ma che alla fine ammazza lui. Una manciata di ore, ed ecco il botto di fine anno con la tradizionale e un po’ tribale e selvaggia chiassata della notte di S. Silvestro. Proviamo a interrogarci ancora una volta su questa realtà che aderisce alla nostra stessa pelle, il tempo, con l’aiuto di una definizione elaborata dal filosofo positivista inglese Herbert Spencer (1820-1903). Egli ricorre a un’espressione che è in molte lingue, «ammazzare il tempo». Nella frase si riflette l’angosciosa attesa di chi è immerso in un’esistenza infausta o di chi, annoiato, non trova più nessun sapore nel vivere. Alla fine, però, il tempo si trasforma in una mannaia che si chiama morte e, forse, in quel momento si recrimina perché il tempo è finito così presto. Vorrei, però, riprendere questa locuzione ma da un’altra angolatura che è suggerita dallo scrittore americano Henry David Thoreau che, nel suo Walden o la vita nei boschi (1854), obietta: «… come se si potesse ammazzare il tempo senza ferire l’eternità!». L’idea è profondamente cristiana: nel tempo, che è l’ambito in cui è chiamato a operare, l’uomo prepara il futuro che sta oltre la frontiera della morte. Quindi, sporcare, sciupare e dissolvere le nostre ore è predeterminare il nostro destino ultimo. È ciò che Cristo esprime col simbolo del «tesoro»: «Non accumulate tesori sulla terra…, accumulate invece per voi tesori in cielo» (Matteo 6, 19-20). E allora condividiamo la sapienza del Virgilio dantesco: «Perder tempo a chi più sa più spiace» (Purgatorio III, 78).
Intenzione del giorno
Ringraziamo il buon Dio per il 2019 e chiediamo la sua benedizione per il nuovo anno 2020.
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