XXIII Settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di François Mauriac
L’amore di Dio è infinitamente libero e la sua misericordia (che Bernanos chiamava “la dolce pietà di Dio”) è un oceano senza sponde…
Preghiera del giorno della Colletta
O Dio, che per la preghiera del tuo servo Mosè non abbandonasti il popolo ostinato nel rifiuto del tuo amore, concedi alla tua Chiesa per i meriti del tuo Figlio, che intercede sempre per noi, di far festa insieme agli angeli anche per un solo peccatore che si converte.
Egli è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio del giorno
Esodo 32,7-11.13-14 Salmo 50; 1 Timoteo 1,12-17; Luca 15,1-32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”.
Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo.
Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici.
Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Riflessione del giorno – Commento al Vangelo
Succede agli uomini del nostro tempo quello che è capitato ai due figli della parabola: pur vivendo a stretto contatto con il padre, non capiscono nulla di lui, facendosene un’immagine completamente sbagliata. L’insofferenza del figlio minore a stare nella casa paterna, la sua ribellione nei confronti del genitore, sono solo la proiezione della sua incapacità di vivere da uomo libero: di essa incolpa non sé stesso, ma suo padre, stravolgendone l’immagine giusta e buona.
È inevitabile perciò che l’arrogante giovanotto precipiti nell’abiezione dell’asservimento agli animali impuri, i porci. Non di meno il figlio maggiore protesta di fronte all’arrendevolezza del padre verso il figlio minore, ma non si accorge di aver sempre vissuto con un padrone da servire, più che con un padre da amare: “io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando”.
Il figlio ribelle che spreca il patrimonio e il figlio maggiore che sembra ubbidiente, ma ha un animo da mercenario, in fondo si assomigliano: essendosi fatta un’immagine falsa del loro padre, tutta la loro vita risulta falsificata. È ciò che succede anche oggi: Dio è condannato a morte dalle nostre false immagini di Lui, ma sulla croce Egli fa morire ogni falsa immagine per restituirci il suo volto di Dio misericordioso e fedele.
Come il padre della parabola, Dio sembra perdente, ma la sua vittoria non solo è sicura, ma addirittura inevitabile, perché l’insondabile sapienza e l’infinita misericordia divina non hanno mai smesso, anche nei momenti più bui, di andare a cercare i figli smarriti per riportarli sulla strada della vita, della salvezza e della pace.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo perché l’infinita misericordia divina non diventi pretesto per una colpevole rilassatezza morale e mediocrità della vita di fede.
Don’t forget! Santi del giorno
Proto e Giacinto sono due martiri e santi di epoca incerta, ma la cui esistenza è storicamente provata dal fatto che già nel IV secolo papa Damaso aveva composto una iscrizione per il loro sepolcro.
Leggendario è invece il racconto della loro vita: sarebbero stati due fratelli, schiavi della nobile Eugenia, figlia di Filippo, prefetto di Alessandria di Egitto, che convertirono al cristianesimo. Eugenia avrebbe ceduto i due alla nobile Bassilla, convertitasi a sua volta grazie ai loro insegnamenti.
Operarono altre conversioni, finché vennero arrestati e imprigionati furono costretti all’adorazione degli Dei, bastonati a sangue e poi condannati alla decapitazione. Le ossa di Proto sono venerate nel Collegio di Propaganda Fide; di Giacinto nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini.
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