XXVI Settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di S. Vincenzo de Paoli
Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcun timore della morte.
Preghiera del giorno di S. Vincenzo de Paoli
O Salvatore, tu sai che cosa il mio cuore vuol dire e vuole chiederti: si rivolge a te, sorgente di bontà e di misericordia. Tu vedi i miei desideri: essi non mirano se non a te, non aspirano se non a te, non vogliono altri che te. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
S. Vincenzo de Paoli Patrono del P.S.V.
Nato a Pouy Guascogna il 24-4-1581, fu ordinato prete a 19 anni. Nel 1605 mentre viaggiava a Narbona fu fatto prigioniero dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi. Venne liberato dal suo «padrone», che convertì.
Da questa esperienza nacque in lui il desiderio di recare sollievo materiale e spirituale ai galeotti. Nel 1612 diventò parroco nei pressi di Parigi. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a Luisa de Marillac, le Figlie della Carità (1633).
Diceva ai suoi sacerdoti: «Amiamo Dio, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto». Per lui la regina di Francia inventò il Ministero della Carità. E da «ministro» organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Morì a Parigi il 27-9-1660 e fu canonizzato nel 1737.
Parola di Dio del giorno Luca 9,51-56
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Riflessione del giorno di S. Vincenzo de Paoli
E’ vero che in tutte le comunità si trovano parecchie persone, che sono spesso le migliori, che non riescono ad applicarsi nella meditazione per la quale occorrono immaginazione e ragionamento; ma il caro Vescovo di Ginevra ha insegnato ai suoi religiosi un altro tipo di preghiera, che possono fare anche i malati: di tenersi cioè con dolcezza davanti a Dio, mostrandogli i nostri bisogni, senza alcun’altra applicazione spirituale.
Come fa un povero che denuda le sue piaghe e così commuove con maggior forza i passanti ad aiutarlo, più che se si rompesse la testa a persuaderli delle sue necessità. Si fa dunque una buona preghiera mantenendosi in tal modo alla presenza di Dio, senza alcuno sforzo di pensiero di volontà…Mi ricordo di un pensiero del Vescovo di Ginevra, parole divine e degne di un sì grande uomo: “Non vorrei andare a Dio, se non è Dio a venire da me!”.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
JOHN CONSTABLE: THE HAY WAIN (IL CARRO DI FIENO)
1821 – Olio su tela – 130,2 x 185,4 cm – National Gallery Londra UK
Il pittore inglese John Constable (1776 – 1837) è considerato con William Turner uno dei massimi paesaggisti del Romanticismo. Nato nel Suffolk, Constable è noto per i dipinti che ritraggono Dedham Vale, l’area di campagna collocata nelle vicinanze del suo villaggio natio. Tra le sue opere più celebri si ricordano in particolare Il carro da fieno che oggi presentiamo.
Memore della lezione di Pieter Paul Rubens e Thomas Gainsborough, i due pittori dal quale attinse per la ricerca degli effetti di luce e di atmosfera e per il tema del carro, John Constable eseguì questo nel 1821, ottenendo strepitoso successo. Acquistato dal mercante d’arte e gallerista parigino di origini inglesi John Arrowsmith, il quadro fu esposto a Parigi e tra i primi ad ammirarla vi fu E. Delacroix che arrivò a commentare: «Constable mi fa un gran bene».
Il dipinto è ambientato nella campagna inglese del Suffolk, nelle vicinanze del fiume Stour, dove era collocato il mulino di Flatford di proprietà del padre di Constable. In primo piano due contadini guadano il basso corso d’acqua conducendo un carro da fieno vuoto trainato da cavalli. A lato del ruscello si scorge un cane e in lontananza i lavoratori nei campi, piccoli come puntini, che stanno mietendo il fieno.
Tra le altre figure visibili vi sono una donna che attinge acqua per una casa nelle vicinanze e un ragazzo che sta lanciando una lenza. Nella scena ritratta vi è un sereno equilibrio tra gli elementi naturali e quelli artificiali: la casa, che si erge in una delle anse del ruscello, sembra infatti quasi confondersi con la cortina di alberi circostante. La parte superiore del quadro è invece occupata da un cielo solcato da nuvole violente e cariche di pioggia, che in questa tela assurgono a elemento scenografico maggiore: Constable ne indaga le qualità luministiche e i tonalismi atmosferici, così da caricare l’intero paesaggio di una notevole intensità lirica.
Lo scrittore francese Jean Charles Nodler così lo commenta: «Stando vicini al dipinto, vediamo larghi impasti di colore male stesi, che offendono il tatto come la vista per la loro grossolana diseguaglianza. Scostandoci di qualche passo, è una campagna pittoresca, una casa rustica, un basso corso d’acqua le cui tenui increspature sbiancano sui ciottoli, un carro di contadini che attraversa un guado. È acqua, è aria, è cielo…”
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