2a settimana di Quaresima
Aforisma di Nicolàs Gòmez Dàvila
Maturare non vuol dire rinunciare alle nostre aspirazioni, ma accettare che il mondo non è obbligato a soddisfarle.
Preghiera del giorno
Dio, che con i tuoi gloriosi doni di salvezza ci rendi partecipi sulla terra dei beni del cielo, guidaci nelle vicende della vita e accompagnaci alla splendida luce della tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
S. Costantino
Vissuto nel VI secolo, fu re della Cornovaglia. Il primo periodo della sua vita si racconta che fosse “scellerato”. Sacrilego e più volte assassino, si sarebbe separato dalla moglie, figlia del re di Bretagna, per essere più libero.
Convertitosi però, cambiò radicalmente vita, abbandonò il trono e si ritirò in un monastero irlandese. Dopo sette di vita vissuta in austerità e penitenza, studiando le scritture, fu consacrato prete e invitato in Scozia sotto la direzione di S. Columba per evangelizzare le popolazioni indigene.
Lì fu martirizzato da fanatici pagani. La sua vita ci testimonia quale sia la potenza del Vangelo di Cristo che può portare cambiamenti radicali nella vita dell’uomo. Il Martirologio Romano promulgato da Giovanni Paolo II cita San Costantino re e martire l’11 marzo.
Parola di Dio del giorno Luca 15,1-3.11-32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.
Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Riflessione Card. Biffi e Soloviev
L’arcivescovo di Bologna Biffi così commentò a suo tempo la figura dell’Anticristo che, nel famoso racconto di Soloviev viene democraticamente eletto a capo del mondo. Scriveva Soloviev: “Il nuovo padrone della terra (l’Anticristo) era anzitutto un filantropo pieno di compassione”.
In quegli stessi anni in cui il filosofo scriveva la sua opera, un altro grande scrittore russo, Lev Tolstoj proponeva una religione fatta di alti valori morali. Questi precetti che, secondo Tolstoj, vengono da Cristo, con qualche piccola rettifica, per essere validi non hanno affatto bisogno dell’esistenza di Gesù, del Figlio del Dio vivente. Ebbene, diceva Biffi: Il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell’assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura; il messaggio evangelico identificato nell’impegno al dialogo tra popoli e religioni, nella ricerca del benessere e del progresso e nella esortazione a rispettare la natura; la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità (1 Tm 3, 15) scambiata per un’organizzazione benefica, estetica, socializzatrice: questa è l’insidia mortale che va profilandosi per la famiglia dei redenti dal sangue di Cristo”. (…).
Alle proposte dell’Anticristo di un cristianesimo senza Cristo risponde, nel racconto, lo starets (=monaco) Giovanni: “Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da lui, giacché noi sappiamo che in lui dimora corporalmente la pienezza della Divinità”.
Intenzione di preghiera
Perché i cristiani non rinuncino mai a Cristo, senza il quale nessun valore ha valore, nessun principio ha inizio né fine, nessuna promessa è vera, niente è possibile…
Don’t Forget! Iran: Avvelenamento studentesse.
Il governo Iraniano annuncia i primi arresti, ma in realtà incarcera chi protesta
Teheran (AsiaNews) – In Iran si è aperto un nuovo fronte di protesta legato alle migliaia di casi di o di studentesse in diverse zone del Paese. Teheran ha annunciato i primi arresti, anche se a finire nel mirino delle autorità non sono i responsabili, ma i cittadini che partecipano alle manifestazioni. A Sanandaj i manifestanti contro gli avvelenamenti, alla vigilia della Giornata della donna, hanno cantato “morte al regime che uccide le bambine”.
In altre località come Rasht e Isfahan le forze di sicurezza hanno attaccato i manifestanti; a Mashhad un gruppo di genitori ha mostrato cartelli in persiano in cui si paragona il governo iraniano agli estremisti nigeriani di Boko Haram, famosi per la soppressione del diritto delle donne allo studio. A nulla è servito l’intervento della guida suprema, Ali Khamenei, che ha definito gli avvelenamenti “crimine grave e imperdonabile” ed ha assicurato che i responsabili pagheranno alla giustizia. Gli avvelenamenti si verificano da almeno 4 mesi, con oltre 1.200 casi accertati dalle autorità ma i numeri reali potrebbero essere fino a 7mila secondo gruppi attivisti e pro diritti umani.
I sintomi vanno dalla nausea alla paralisi temporanea, nei casi più gravi. In un primo momento le autorità hanno negato la questione, per poi cambiare rotta nelle ultime due settimane di fronte all’escalation dei numeri che rendevano impossibile l’occultamento. Secondo il quotidiano Etemad si sono verificati casi in 28 delle 31 province.
Il governo ha compiuto i primi arresti tra i presunti responsabili degli avvelenamenti, ma la magistratura ha avviato una ben più consistente caccia all’uomo, per fermare quanti diffondono “voci” sulla questione, come nel caso di un giornalista di Qom – uno dei primi centri colpiti- condotto in carcere nel fine settimana per aver scritto della questione. Le autorità hanno avviato indagini su un politologo, un leader riformista e un attore che hanno criticato sui social la risposta del governo alla “saga degli avvelenamenti”.
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