V Settimana Tempo Ordinario
Avvenne il 10 febbraio…
1258 – I mongoli invadono Baghdad, la incendiano e uccidono 10.000 persone.
1763 – Termina, con il trattato di Parigi, la guerra dei sette anni.
1798 – Louis A. Berthier invade Roma, proclama la Repubblica e il 20-2 fa prigioniero papa Pio VI
1947 – Trattati di Parigi fra gli Alleati vincitori della 2.a guerra mondiale e gli sconfitti dell’Asse.
2006 – Si aprono i giochi delle Olimpiadi invernali di Torino
2005 – Si commemora per la 1.a volta il Giorno del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe
Aforisma dal libro del Siracide
“Figlio, bada alle circostanze e guardati dal male così non ti vergognerai di te stesso. C’è una vergogna che porta al peccato e c’è una vergogna che è onore e grazia.”.
Preghiera
Nella memoria della santa vergine Scolastica, ti preghiamo, o Padre: dona anche a noi, sul suo esempio, di amarti e servirti con cuore puro e di gustare la dolcezza del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno

È sera il 7-2-547, quando S. Benedetto si alza per concludere l’annuale incontro con la sorella, Scolastica, nella casetta sotto Montecassino, a metà strada tra i monasteri dei due fratelli. Ma la donna desidera che il colloquio col fratello si prolunghi e piange: un temporale improvviso realizzerà il suo desiderio, che nasceva da un amore profondo.
Un amore per il Vangelo e per l’esempio del fratello: Scolastica, infatti, nata a Norcia nel 480, aveva camminato assieme a Benedetto verso la vita religiosa monastica. E nella sua vita è racchiuso il contributo del mondo femminile alla nascita del monachesimo occidentale. Morì tre giorni dopo l’ultimo colloquio con il fratello. Scolastica ci è nota dai “Dialoghi” di san Gregorio Magno.
Vergine saggia, antepose carità e contemplazione alle regole e istituzioni umane, come manifestò nell’ultimo colloquio con il suo fratello s. Benedetto, quando con la forza della preghiera “poté di più, perché amò di più”.
Parola di Dio del giorno Marco 6,53-56
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Riflessione Frammenti di vita
A un mese di distanza l’una dall’altra sono morte nella casa di riposo delle Orsoline a Somasca, suor Dorotea e suor Vittoriana con le quali ho condiviso il ministero missionario a La Paz in Bolivia. Come infermiere erano state assegnate all’Hospital Juan XXIII della parrocchia di Munaypata da Padre Pedro Balzi che dello stesso stato era il fondatore e parroco mio e loro fino al 1986.
Queste due suore per più di 30 anni sono riuscite in un’impresa che ha dell’incredibile: far quadrare i conti economici con quelli della carità nei confronti dei poveri (cioè quasi tutti) che a quella casa di cura si rivolgevano sapendo di trovare accoglienza. Ogni mattina, dopo Messa e colazione, alle 8,30 le due erano in ospedale e ci rimanevano fin verso le 19,30 con un’ora di pausa per il pranzo alle 14,00.
Non solo: due o tre sere la settimana venivano con noi preti a uno dei sette centri periferici della parrocchia per l’incontro di preghiera e di formazione con le comunità locali e non si tornava a casa prima delle 22.00.
A casa rimaneva la superiora della piccola comunità: suor Vittoria (morta pure lei a Somasca qualche anno fa) donna straordinaria che apriva la porta ai poveri alle 7 del mattino per chiuderla solo dopo le 22,00 e che con il suo strano modo di “non comandare” aveva creato una comunità coesa e accogliente.
Dopo aver cercato in internet qualche riferimento alle 2 suore e non aver trovato niente, ho ricordato che non era lì che dovevo guardare, ma nei cieli, dove Gesù ha scritto i loro nomi.
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché promuovano la pace all’esterno dei loro paesi, la giustizia e la libertà all’interno e diano esempio di correttezza istituzionale e di maturità personale.
Don’t Forget!1000 quadri più belli del mondo
GAETANO PREVIATI: LA FERROVIA DEL PACIFICO
1914-1916 Olio su tela – 207.3 x 133 cm – Camera di Commercio Metropolitana di Milano
Questo dipinto fa parte del ciclo intitolato le Vie del commercio realizzato tra il 1914 e il 1916 per la Camera di Commercio di Milano. Il pittore ferrarese Gaetano Previati (1852-1920) aveva all’epoca più di 50 anni. L’artista, amante delle sperimentazioni, abbracciò così i temi del progresso e della modernità e si avvicinò alla poetica di Marinetti e Boccioni per trovare nuovi stimoli e rinnovare l’interesse del pubblico nel nuovo secolo.
Nel dipinto si coglie ancora la tecnica della pennellata divisa sperimentata da Previati sul finire dell’800. L’immagine inoltre propone un certo contenuto simbolico, ma si avvicina all’esaltazione della tecnologia e del progresso. I colori sono applicati alla tela con interventi separati che ne esaltano la luminosità. La tonalità del dipinto è calda e risolta con la resa di due colori principali.
Infatti l’imponente massa di rupi è dipinta con un ocra dorato. Invece il cielo è grigio ma intonato al colore del paesaggio. La luce proviene dall’alto e illumina le alture al centro del dipinto. Anche la scia di fumo lasciata dalla motrice in corsa assume un aspetto brillante e compatto.
Verso il basso invece si addensa l’ombra profonda del canyon che crea un forte contrasto con la zona superiore. Il quadro, pur rappresentando un fatto concreto (cioè il ponte della ferrovia) assume tonalità e modi della pittura astratta e anche in questo Previati fu un anticipatore.
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