A un mese di distanza l’una dall’altra sono morte nella casa di riposo delle Orsoline a Somasca, suor Dorotea e suor Vittoriana con le quali ho condiviso il ministero missionario a La Paz in Bolivia.
Come infermiere erano state assegnate all’Hospital Juan XXIII della parrocchia di Munaypata da Padre Pedro Balzi che dello stesso era stato il fondatore e parroco mio e loro fino al 1986.
Queste due suore per più di 30 anni sono riuscite in un’impresa che ha dell’incredibile: far quadrare i conti economici con quelli della carità nei confronti dei poveri (cioè quasi tutti) che a quella casa di cura si rivolgevano sapendo di trovare accoglienza.
Ogni mattina, dopo Messa e colazione, alle 8,30 le due erano in ospedale e ci rimanevano fin verso le 19,30 con un’ora di pausa per il pranzo alle 14.
Non solo: due o tre sere la settimana venivano con noi preti a uno dei sette centri periferici della parrocchia per l’incontro di preghiera e di formazione con le comunità locali e non si tornava a casa prima delle 22.
A casa rimaneva la superiora della piccola comunità: suor Vittoria (morta pure lei a Somasca qualche anno fa), donna straordinaria che apriva la porta ai poveri alle 7 del mattino per chiuderla solo dopo le 22 e che con il suo strano modo di «non comandare» aveva creato una comunità coesa e accogliente.
Dopo aver cercato in Internet qualche riferimento alle 2 suore e non aver trovato niente, ho ricordato che non era lì che dovevo guardare, ma nei cieli, dove Gesù ha scritto i loro nomi.
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