Due fatti accaduti nello stesso giorno, a poche ore di distanza. Ore 13, in sala mensa dove stiamo pranzando fa irruzione J. che si getta ai nostri piedi gridando: «Now I have a house!». Ha conquistato il permesso di soggiorno dopo anni di tentativi; ha ottenuto un contratto di lavoro indeterminato; ha risparmiato anche i centesimi e di conseguenza ha stipulato un mutuo grazie al quale ha comprato casa: fa tintinnare le chiavi e ringrazia con un entusiasmo che fa venire le lacrime agli occhi.
Ora di cena, un altro, pure africano, non fa che lamentarsi: «I datori di lavoro mi sfruttano… voi non mi aiutate». «Quanto prendi?». «Meno di mille euro al mese» ed esibisce la ricevuta. «A parte che lavori part time, facciamo meglio i conti perché hai dimenticato qualcosa». «Sarebbe?». «Per la stanza paghi 50 euro? Fuori ne pagheresti 500. Scrivilo». «Mangi gratis: altri 300 euro risparmiati. E le bollette di luce, acqua, gas? Facciamo altri 100. I vestiti? Le spese mediche? Lo stipendio di chi si occupa di te? Arrotondiamo a 100 euro.
Fa la somma: sono 1.100 euro quelli che se tu vivessi fuori di qui dovresti pagare. Ciò significa che il tuo stipendio vero è di 2mila euro. Mi spieghi come mai il tuo amico che ha fatto tutto da solo non fa che ringraziare, mentre tu che dipendi tutto da noi non fai che lamentarti?».
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