domenica 5 settembre ’21

     

    22.a Settimana Tempo Ordinario

     

    Proverbio del giorno (Vangelo)

    EX ABUNDANTIA CORDIS OS LOQUITUR.

    La bocca parla per l’abbondanza del cuore.

     

    Preghiera del giorno – Colletta

    O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie.

    Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen.

     

    La Parola di Dio del giorno

    Isaia 35,4-7a; Salmo 145; Giacomo 2,1-5; Marco 7,31-37

    In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli.

    Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».

    E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno.

    Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

     

    Riflessione per il giorno (Commento al Vangelo)

    Nel Vangelo di oggi non è il miracolo a stupire, ma quel che succede tutt’intorno: come mai Gesù che ha risuscitato la figlia di Giairo senza sforzo, fatica tanto a curare un sordomuto?

    E non è paradossale che Gesù ordini di tacere a uno a cui è stata appena restituita la parola?

    E che il taumaturgo già così famoso, pretenda di tener nascosto lo straordinario evento da lui compiuto?

    Rinunciando alla pretesa di spiegare tutto, possiamo dire che tali stranezze rivelano qualcosa che vale la pena di capire.

    Chi è impegnato in campo educativo, sa bene com’è difficile trovare nella gente apertura e disponibilità all’ascolto e non si stupirà del fatto che Gesù per guarire il sordo debba dar fondo a tutte le sue risorse.

    La fatica di Gesù dimostra che certe chiusure dell’animo umano sono ermetiche e certe resistenze sono invincibili; da sempre infatti l’uomo è disposto da ascoltare solo ciò che vuole sentirsi dire e solo un miracolo potrebbe abbattere i muri di diffidenza e penetrare le corazze di autodifesa con cui ci si isola dalla verità.

    Isaia nella 1.a lettura conferma che Dio, per farsi vedere e ascoltare, deve prima aprire gli occhi e schiudere gli orecchi di chi non è duro solo di udito, ma anche di cuore.

    Forse è per questo che Gesù, dopo averlo curato, dà al sordomuto l’ordine di tacere: l’apertura all’ascolto, diventa infatti efficace solo se si compie ciò che il poeta milanese Rebora descrive con un’espressione fulminante: “la Parola zittì chiacchiere mie” solo quando cioè genera parole buone, luminose, calde, accoglienti.

    Per questo occorre creare dentro di sé l’abitudine al silenzio che rende possibile l’ascolto ed educa “a non moltiplicare le parole come i pagani” (Mt 6,7); occorre anche fuggire la tentazione di mettersi in evidenza, perché il bene non sopporta le luci della ribalta e prospera nell’umiltà.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché Dio apra i nostri orecchi e il nostro cuore all’ascolto umile e fiducioso della sua Parola.

     

    Don’t Forget! Santo del giorno

    Agnes Gonxhe Bojaxhiu, nata in Macedonia da famiglia albanese, a 18 anni entrò fra le Suore Missionarie di N. Signora di Loreto.

    Partita nel 1928 per l’Irlanda, un anno dopo giunse in India. Nel 1931 emise i primi voti, prendendo il nuovo nome di Sr. Maria Teresa del Bambin Gesù e per 20 anni insegnò storia e geografia alle allieve del collegio di Entally a Calcutta.

    Il 10-9-1946, mentre era in treno diretta a Darjeeling per gli esercizi spirituali, avvertì la “seconda chiamata”: Dio voleva che fondasse una nuova congregazione.

    Così nel 1948 uscì dal collegio per condividere la vita dei più poveri tra i poveri. Il suo nome è diventato sinonimo di carità sincera e gratuita, vissuta personalmente e testimoniata a tutti.

    Dal primo gruppo di giovani che la seguirono sorse la congregazione Missionarie della Carità poi diffuse in quasi tutto il mondo. Morì a Calcutta il 5-9-1997.

    È stata beatificata da Giovanni Paolo II nel 2003 e canonizzata da Papa Francesco nel 2016.

     

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