giovedì 18 gennaio ’18

    2.a settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine un quadro di Ashley Bickerton

     

    Proverbio del Giorno

    AD IMPOSSIBILIA NEMO TENETUR = Nessuno è tenuto a fare l’impossibile.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Ti ho cercato Dio con la mia lampada così brillante che tutti me la invidiavano. Ti ho cercato, Dio negli altri. Ti ho cercato Dio nelle piccolissime tane dei topi. Ti ho cercato Dio nelle biblioteche. Ti ho cercato Dio nelle università. Ti ho cercato Dio col telescopio e con microscopio. Finché mi accorsi che avevo dimenticato quello che cercavo. Allora, spegnendo la mia lampada, gettai le chiavi, e mi misi a piangere…e subito, la Tua Luce fu in me…Amen

     

    ANDREA GREGO DA PESCHIERA (1400-‘85)

    Discepolo di S. Antonino nel convento di S. Marco a Firenze, terminata la formazione, fu inviato a predicare in Valtellina. Qui prodigò a favore della povera popolazione ogni energia: 45 anni di durissimo ministero gli valsero l’appellativo di apostolo della Valtellina. Il segreto del successo era dovuto all’esercizio eroico della penitenza, dell’umiltà e dell’obbedienza. Ripeteva spesso: “Un religioso obbediente è un religioso santo”.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Marco 2,18-22)

    In quel tempo, Gesù si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. 
    Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall’Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo. 
    Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero. 

     

    Riflessione Per Il Giorno (Incipit di romanzi famosi)

    “IL CACCIATORE DI AQUILONI”, di KHALED HOSSEINI

    Sono diventato la persona che sono oggi all’età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. È stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto. Nell’estate del 2001 mi telefonò dal Pakistan il mio amico Rahim Khan. Mi chiese di andarlo a trovare. In piedi in cucina, il ricevitore attaccato all’orecchio, sapevo che in linea non c’era solo Rahim Khan. C’era anche il mio passato di peccati non espiati. Dopo la telefonata andai a fare una passeggiata intorno al lago Spreckels. Il sole scintillava sull’acqua, dove dozzine di barche in miniatura navigavano sospinte da una brezza frizzante. In cielo due aquiloni rossi con lunghe code azzurre volavano sopra i mulini a vento, fianco a fianco, come occhi che osservassero dall’alto San Francisco, la mia città ‘adozione. Improvvisamente sentii la voce di Hassan che mi sussurrava: Per te farei qualsiasi cosa. Hassan, il cacciatore di aquiloni.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per il movimento ecumenico all’interno delle chiese cristiane

     

    Don’t forget – SETTIMANA DI PREGHIERA PER UNITÀ DEI CRISTIANI: dal 18 al 25 gennaio.

    Il cacciatore di aquiloni (The Kite Runner), 2003, è il primo romanzo dello scrittore USA di origine afgana Khaled Hosseini. La storia dell’Afghanistan degli ultimi decenni è una storia terribile e tragica, un puzzle d’orrori composto con tessere di vite spezzate, di esistenze umiliate, di infanzie rubate. Il cacciatore di aquiloni, narrando le vicende di due bimbi, Hassan e Amir, per creare un affresco che rappresenti tutte le vicissitudini che hanno messo in ginocchio quel paese – dall’occupazione russa ai talebani, dai bombardamenti americani alla presa del potere da parte del governo dell’Alleanza del Nord – parte da una metafora splendida: c’è stato un tempo in cui nei cieli di Kabul volavano gli aquiloni (sport nazionale afgano), le cui eleganti evoluzioni rappresentavano la libertà del paese. Poi gli aquiloni non volarono più: era iniziata la tremenda odissea del popolo afgano.

     

     

     

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