giovedì  5 marzo ’20

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di George Wesley Bellows

     

    il Vangelo del Giorno Mt 5,20-26

    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 20Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna. 23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
    25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

     

    breve commento al Vangelo

    “Avete inteso che fu detto … ma io vi dico” (vv. 21-22). In questa pagina evangelica, le parole della Legge vengono rivisitate con il cuore nuovo del Figlio. Gesù è l’adempimento delle Scritture, il Verbo fatto carne venuto tra gli uomini per dare corpo alla Legge e ai Profeti; in lui tutta la Legge trova dunque il suo compimento, forma nuova e definitiva.

    Quella che Gesù vive nella sua persona e propone anche ai suoi discepoli è una comprensione intelligente della Legge; egli sa leggere ciò che sta scritto, recuperandone così la volontà originaria di Dio, riportandola a quella pienezza spesso mitigata “per la durezza del nostro cuore” (cf. Mt 19,8).“Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai e qualsiasi altro comandamento”, ci ricorda l’apostolo Paolo, “si ricapitola in questa parola: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso’” (Rm 13,9).La Legge è volta a condurre ogni uomo sulle vie della libertà e dell’amore. E nella misura in cui si aderisce alla Legge con intelligenza e nella libertà, allora il cuore si allarga e, senza negarla, sa andare anche oltre la Legge.

    In Gesù si realizza in pienezza ciò verso cui la Legge stessa era avviata. Egli vive la parola consegnata a Mosè e richiamata dai profeti, fino a giungere al comandamento nuovo dell’amore. “Pienezza della Legge infatti è la carità” (Rm 13,10). Il precetto antico scende così più in profondità, raggiungendo il desiderio e il movente segreto: l’amore in cui già si riassumeva la Legge antica, diviene il comandamento nuovo e inesauribile di Gesù e compie tutta la Legge. Essa infatti indica una via e solo l’amore sa individuarne un compimento. “Se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”, chiederà un giorno Pietro a Gesù. “Non ti dico fino a sette volte”, gli risponderà, “ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,21-22). La Legge è un punto di partenza, stabilisce un minimo, ma l’amore non conosce limiti! Per entrare nel Regno non basta la giustizia degli scribi e farisei, occorre una giustizia che ecceda i limiti della Legge, che ne varchi i confini: è la giustizia del Padre, che ama, perdona e salva gratuitamente. È una “giustizia eccessiva” perché l’amore che la muove non conosce misura.

    Fare qualcosa di più di quanto richiesto dalla Legge indica autentica comprensione di essa, incarna l’amore, manifesta gratuità. Chi non vive di questa gratuità, sentirà i comandamenti di Dio o come impossibili da osservare o come limitazioni alla propria libertà e troverà ogni giustificazione per circoscriverli, raggirarli e trasgredirli. Chi invece vive nel comandamento nuovo dell’amore, non trascura neppureil minimo dettaglio perché è proprio nelle minime e più piccole attenzioni quotidiane che si manifesta la grandezza del cuore. L’obbedienza ai comandamenti di Dio, così come l’obbedienza a una regola di vita comunitaria, richiede intelligenza, amore e libertà; solo così – lungi dallo scadere nel legalismo – essa ci spingerà a una profondità sempre maggiore, facendocicamminare più speditamente sulle tracce di Cristo.

     

    Fratel Matteo

     

    per gentile concessione di https://www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo-del-giorno/13697-l-amore-misura-della-legge

     

    il Santo del giorno – S. Adriano

    Subì il martirio con Eubulo l’anno 309, «sesto anno della persecuzione», secondo la testimonianza di Eusebio. Essendo venuti ambedue a Cesarea in Palestina per aiutare i martiri di quella città, i due santi furono scoperti e, per aver confessato la loro fede, furono condannati alle belve il cosidetto “damnatio ad bestias”.

    Adriano, dopo essere stato gettato in pasto ad un leone, fu finito con la spada. Nei sinassari greci il giorno 7 o 8 maggio è celebrata la festa dei Ss. Eubulo e Giuliano.

    MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Palestina, sant’Adriano, martire, che, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, nel giorno in cui gli abitanti erano soliti celebrare la festa della Fortuna, per ordine del governatore Firmiliano, fu per la sua fede in Cristo dapprima fu gettato in pasto a un leone e poi sgozzato con la spada.

     

     

     

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com