Lunedì 17 ottobre 2022

     

    XXIX Settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di don Bepo Vavassori

    Sappiamo di non aver esaurito il nostro compito quando abbiamo dato al nostro giovane un pane, un tetto, un mestiere, una professione, un sorriso…

    Potremmo aver formato un egoista, geloso della sicurezza raggiunta, riguardoso di non perderla, di non impoverirsi per comunicarla. Questo ci preme assai, inserire nell’animo dei nostri ragazzi la carità: non debbono solo ricevere, ma anche donare.

     

    Preghiera del giorno Salmo 5 – 1.a parte

    Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole: intendi il mio lamento. Sii attento alla voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera. Al mattino ascolta la mia voce; al mattino ti espongo la mia richiesta e resto in attesa.

    Tu non sei un Dio che gode del male, non è tuo ospite il malvagio; gli stolti non resistono al tuo sguardo. Io, invece, per il tuo grande amore, entro nella tua casa; mi prostro verso il tuo tempio santo nel tuo timore. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Ignazio di Antiochia

    Fu 3° vescovo di Antiochia, in Siria, 3.a metropoli del mondo antico – dopo Roma e Alessandria d’Egitto – e di cui S. Pietro era stato il primo vescovo. Non era cittadino romano e si convertì in età non più giovane. Mentre era vescovo, l’imperatore Traiano dette inizio alla persecuzione.

    Arrestato e condannato, Ignazio fu condotto, in catene, da Antiochia a Roma dove i cristiani dovevano servire da spettacolo, nel circo, sbranati dalle belve. Durante il viaggio da Antiochia a Roma, Ignazio scrisse 7 lettere, in cui raccomandava di fuggire il peccato, di guardarsi dagli errori degli Gnostici, di mantenere l’unità della Chiesa.

    Di un’altra cosa si raccomandava, soprattutto ai cristiani di Roma: di non intervenire in suo favore e di non salvarlo dal martirio. Nell’anno 107 morì nel circo sbranato dalle belve.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 12,13-21

    Uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

    Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.

    Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

     

    Riflessione del giorno – Racconto orientale

    Viveva un tempo in India un re il cui elefante era impazzito e attraversava i villaggi distruggendo ciò che incontrava, ma nessuno osava attaccarlo perché era del re. Un giorno uno che si dichiarava asceta stava per partire dal villaggio, quando tutti gli abitanti lo avvisarono di restare, perché l’elefante era su quella strada e attaccava i passanti.

    Ma l’uomo fu felice di dare prova della sua superiorità spirituale poiché il suo guru gli aveva insegnato a vedere Rama in ogni cosa. «Poveri ignoranti!» esclamò. «Noi dobbiamo vedere Rama in tutto e in tutti. Per questo non ho paura dell’elefante». La gente sapeva che era inutile discutere con un santo e lo lasciò andare. Arrivato in strada l’elefante gli si avventò contro, lo sollevò in aria e lo scaraventò contro un albero.

    L’uomo si mise a urlare di dolore. Per sua fortuna arrivarono le guardie del re e catturarono l’animale prima che lo uccidesse. Quando si riprese si recò dal guru e gli disse: «L’insegnamento che mi avete dato era sbagliato: mi avete detto di vedere Rama in ogni cosa e così ho fatto…ma guardate che cosa è successo!» Replicò il guru: «Sei uno stolto: perché non hai pensato a vedere Rama nella gente che ti aveva messo in guardia dall’elefante?».

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per le persone che oggi incontreremo, affinché possiamo donare a tutte un raggio della sapienza, gioia e misericordia divina.

     

    Don’t Forget! Vite Straordinarie

    Armida barelli 1882-1952

    Nasce nel 1882 da famiglia dell’alta borghesia milanese, che non la educa ai valori religiosi. Li scopre studiando dalle Orsoline a Milano e dalle Suore della S. Croce di Menzingen in Svizzera. Emancipata e controcorrente, intelligente e volitiva, fin da giovane esprime entusiasmo e fede lavorando nella azienda di famiglia e impegnandosi nel volontariato nei confronti degli orfani e dei figli dei carcerati.

    La svolta arriva nel 1910, quando viene a contatto con il francescano P. Agostino Gemelli. Lei, che già rifiutato diverse e vantaggiose proposte di matrimonio, si lascia guidare dal carismatico frate verso un apostolato attivo. Il Beato cardinal Ferrari, che ne intuisce le doti organizzative e le qualità morali, la incarica dell’organizzazione della sezione milanese della GF e la segnala al Papa per la presidenza nazionale, carica che ricoprirà fino al 1946 quando è nominata vicepresidente dell’AC Italiana.

    Sono centinaia di migliaia le giovani che coagula attorno ai propositi della GF: “essere per agire”, “istruirsi per istruire”, “santificarsi per santificare”. Chi vorrà tracciare la storia del “femminismo cattolico” non potrà non tener conto dell’azione di questa donna in campo culturale e politico, a cominciare dalla sua battaglia per il voto femminile. Sul suo esempio, le donne del Nord e soprattutto quelle del Sud, non abituate ad uscire di casa, si buttano nell’azione, rompendo schemi rigidi a cui la cultura le ha assoggettate.

    Sposa inoltre il progetto di P. Gemelli di fondare l’Università Cattolica del S. Cuore, di cui lei sarà all’origine, come ispiratrice, sostenitrice e cassiera, offrendo il suo lavoro e la sua vita per un’opera che sentiva sua. In Armida, insieme allo spirito manageriale e alle indiscusse capacità organizzative, c’era un’anima mistica che si affinava e perfezionava in stretta unione con Dio e in ansia missionaria. Nel 1920 riesce a far aprire in Cina un dispensario per i poveri. Con il vescovo francescano Mons.

    Eugenio Massi favorì la nascita di un istituto per le vocazioni religiose femminili, che sbocciò in una congregazione di suore ancora oggi fiorente: le Francescane Missionarie del S. Cuore. Negli stessi anni fonda l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di N. S. Gesù Cristo, che anticipa di 30 anni la «Provida Mater» di Pio XII.

    Dà vita all’Opera della Regalità che vuole avvicinare i laici alla liturgia, anticipando di 50 anni la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Laica nel mondo, mistica del quotidiano e “sorella maggiore” secondo lo spirito francescano, si spegne dopo lunga malattia il 15-8-1952 ed è stata beatificata il 30-4-2022, nel Duomo di Milano.

     

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