martedì 15 ottobre ’19

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Giovanni Paolo Pannini

     

     

    Proverbio del Giorno

    Se ti fermi ogni volta che un cane abbaia, non arriverai mai a destino

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Signore Gesù, insegnami la vera saggezza. Concedimi di bere l’acqua viva del tuo Spirito, che è luce, conoscenza e prudenza. Maestro buono, desidero seguirti per entrare nel regno di Dio e ricevere la vita eterna: so che non sarà facile, ma a mano a mano che avanzerò con te nel cammino, mi sentirò più libero per porre il mio cuore in ciò che veramente conta e dura, nell’amore del Padre che tu ci hai mostrato. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

     

    Teresa di Gesù (d’Avila)

    Vergine e Dottore della Chiesa Nata nel 1515, fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent’anni nel Carmelo di Avila, in Spagna. Faticò prima di arrivare alla «conversione», a 39 anni. Nel Carmelo attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla contemplazione l’intensa attività di riforma dell’Ordine carmelitano. Dopo il monastero di Avila, si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell’intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582

     

    La Parola di Dio del giorno Luca 11,37-41

    In quel tempo, dopo che Gesù ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo».

     

    Riflessione per il giorno (Igumeno Nikon, Lettere ai figli spirituali)

    Tutto il male, le passioni, le astuzie del demonio, le afflizioni e sofferenze si vincono con l’umiltà, che si manifesta quando noi, di cuore, diciamo, come il buon ladrone: “Riceviamo quello che abbiamo meritato con le nostre opere; ricordati di me, Signore, nel tuo Regno”. Se così sapremo dire in ogni circostanza della vita e non protesteremo contro Dio né contro il prossimo, avremo sollievo e saremo sulla via giusta. Se abbiamo mormorato contro qualcuno, dobbiamo umiliarci e dire: “Signore, io non valgo nulla, tu solo mi puoi salvare”. Se vuoi, mi puoi purificare! Disse il lebbroso, che aveva perduto ogni speranza di guarigione, e sentì che il Signore diceva: “Lo voglio, purificati”. E lo toccò e guarì. Così anche noi, avendo compreso la nostra debolezza e miseria spirituale, rivolgiamoci all’unico nostro Salvatore e diciamogli: “Signore, se vuoi, puoi guarirmi e salvarmi!”. E riceveremo la risposta del Signore che fu per noi crocifisso: “Sì, lo voglio, purificati!” L’anima nostra sentirà questa risposta e riceverà la forza di sopportare con gratitudine gli affanni di questa terra così come il buon ladrone rimase appeso sulla croce in preda a tremende sofferenze. Per comprendere tutto ciò, per umiliarti e affidarti alle mani di Dio, ripeti: “Signore, sia fatta la tua volontà; fa di me quello che vuoi, solo non permettere che io mormori contro di te e salvami”.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché sappiamo accettare il dono della fede con gratitudine e viverlo con gioia

     

    Don’t forget! 1000 quadri più belli del mondo

    ANONIMO: FIASCA CON FIORI 1625/30 - 68x51 cm – olio su tavola - Musei Civici di Forlì

    ANONIMO: FIASCA CON FIORI 1625/30 – 68×51 cm – olio su tavola – Musei Civici di Forlì

     

    Ci troviamo davanti a un soggetto miserevole sublimato da una qualità tattile della materia e da un disegno spaziale della luce: un’opera eccezionale e di cui non si è trovata la ripetizione. Una fiasca dal collo rotto trasformata in vaso di fiori: iris giallo e azzurro screziato, gladioli bianchi, gialli e rosso, “stelle di Betlemme” bianche. L’impagliatura è sfatta nella parte superiore e il ricciolo che ne risulta si dipana verso l’osservatore e il sottile manico di paglia “naviga” nello spazio. L’impagliatura è interrotta a metà “pancia” e una voluta è sfrangiata all’esterno. Ciò complica il lavoro del pittore, perché le superfici si spezzano, si arrotolano, si nascondono, ma si ha l’impressione che le difficoltà siano state create dall’autore per mettersi alla prova (e superarla brillantemente).

    Per esempio i gladioli purpurei hanno perso dei petali che sono ombre colorate e indecise sullo sfondo scuro-nero. La fiasca è appoggiata su di una tavoletta poggiata a sua volta in obliquo su quello che sembra un tavolo da falegname. Su quest’ultimo brillano quelle che sembrano perle trasparenti, ma sono solo gocce di colla bianca. La magistrale luce-ombra con cui la “Fiasca” è dipinta fa pensare all’ambiente caravaggesco e alla pittura toscana. La tavola è entrata nella Pinacoteca di Forlì a metà 1800, senza storia documentata. C’è un significato simbolico in questa meravigliosa natura morta? Forse no o forse ce n’è più di uno: 1) anche da un corpo sgraziato (la fiasca rotta e spagliata) può fiorire la bellezza della virtù o dell’intelletto. 2) un dipinto del genere vanitas: la morte distrugge poco a poco tutto, ma da essa fiorisce la vita eterna (“mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo” prefazio Messa dei defunti) ecc

     

     

     

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com