Martedì 18 ottobre 2022

     

    XXIX Settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di don Bepo Vavassori

    Gli insegnamenti del Vangelo sono semplici, veritieri e perfetti, come è semplice, vero e perfetto Dio.

     

    Preghiera del giorno Salmo 5 – 2.a parte

    Guidami, Signore, nella tua giustizia a causa dei miei nemici; spiana davanti a me la tua via. Non c’è sincerità sulla loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è sepolcro aperto, la loro lingua seduce. Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Proteggili, perché in te si allieti chi ama il tuo nome, poiché tu benedici il giusto, Signore, come scudo lo circondi di benevolenza. Amen.

     

    Santo del giorno

    Figlio di pagani, Luca appartiene alla seconda generazione cristiana. Compagno e collaboratore di S. Paolo, che lo chiama «il caro medico», è l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Al suo Vangelo premette due capitoli nei quali racconta la nascita e l’infanzia di Gesù.

    In essi risalta la figura di Maria. Il cuore dell’opera, invece, è costituito da una serie di capitoli che riportano la predicazione da Gesù tenuta nel viaggio ideale che lo porta dalla Galilea a Gerusalemme. Anche gli Atti degli Apostoli descrivono un viaggio: la progressione del Vangelo da Gerusalemme all’Asia Minore, alla Grecia fino a Roma.

    Protagonisti di questa impresa sono Pietro e Paolo, ma il vero protagonista è lo Spirito Santo, che a Pentecoste scende sugli Apostoli e li guida nell’annuncio del Vangelo agli Ebrei e ai pagani. Secondo la tradizione, Luca morì martire a Patrasso in Grecia. I suoi resti si conservano a Padova nella basilica di S. Giustina.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 10,1-9

    Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

    Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.

    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

     

    Riflessione del giorno di don Arturo Bellini su don Bepo

    Oggi festa della Cattedra di S. Pietro (22 febbraio) è la data scelta dai miei compagni del Seminario Romano per ringraziare Dio del dono del sacerdozio e domandare la grazia che lo Spirito Santo ravvivi nei nostri cuori il dono ricevuto”.

    In quell’anno, tra seminaristi del Pontificio Seminario Romano e i seminaristi provenienti da ogni parte del mondo, Paolo VI ne ordinò ben 278. Don Bepo ricordando la sua ordinazione ha scritto: «La vocazione fu l’inizio di grazie immense che Dio mi ha donato e mi ha tenuto legato a Lui».

    Il 22 febbraio è anche l’anniversario della morte di don Giussani, un sacerdote che ha comunicato a quanti incontrava la bellezza e la gioia dell’incontro con Cristo. Don Giussani ricorda che la fede non è un sentimento indistinto o una vaga ispirazione interiore, ma è riconoscere una presenza; è la percezione lucida della realtà di Cristo, della sua attualità presente. 

    Per don Giussani l’Incarnazione, l’umano visitato dal Verbo, è il perno dell’evento cristiano. La fede autentica è abitare il quotidiano con l’energia del Cristo risorto che investe tutta la vita.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché la lettura della Scrittura ci aiuti a comprendere la volontà di Dio per poterla meglio praticare.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    EUGENE DELACROIX: LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO

    1830 – olio su tela – 260 x 325 cm – Louvre Parigi

    Il pittore francese FERDINAND VICTOR EUGÈNE DELACROIX (1798 – 1863), è unanimemente considerato il principale esponente del movimento romantico francese. Contrario al perfezionismo neoclassico di Ingres, il suo principale rivale, Delacroix prese come ispirazione lo stile di Rubens e dei pittori del Rinascimento veneziano, con enfasi sul colore e sul movimento.

    Contenuti drammatici e romantici caratterizzarono i temi centrali della sua maturità artistica e che lo portarono a distanziarsi dai modelli classici dell’arte greca e romana e a viaggiare in Africa, alla ricerca dell’esotico. Amico ed erede di T. Géricault, Delacroix trasse ispirazione anche da Lord Byron, con il quale condivideva una forte identificazione con le “forze del sublime”, della natura in azione spesso violenta. 

    Del 1830 è l’opera più celebre di Delacroix: La libertà che guida il popolo, tutt’oggi considerata uno dei massimi capolavori del Romanticismo. Sebbene Delacroix fosse restio a schierarsi politicamente, nel 1830 decise di eseguire questa tela per esaltare la lotta per la libertà del popolo di Parigi, ribellatosi alla volontà autoritaria di Carlo X nelle tre giornate passate alla storia come les trois glorieuses.

    In questo quadro la libertà che guida il popolo è un’indimenticabile immagine dei parigini sollevatisi in armi che marciano insieme sotto la bandiera tricolore della Libertà, metaforicamente rappresentata da una donna (la Marianne) con il berretto frigio e il seno scoperto. Secondo il critico d’arte Argan questo è «il primo quadro politico nella storia della pittura moderna» ed ha avuto sin da subito una grandissima eco per via del suo contenuto simbolico e celebrativo della libertà, del patriottismo, e della centralità del popolo nella costruzione del destino della nazione.

    Nel quadro la libertà/Marianne è al centro dell’azione: attorno a lei si riconoscono le varie classi sociali unite contro l’oppressione restauratrice e una massa indistinta di uomini, volti e armi da fuoco e da taglio. La tragicità del quadro è amplificata dai tre cadaveri in primo piano. Sullo sfondo, oltre la coltre di fumo, si intravedono le torri campanarie di Notre-Dame.

    Tra i personaggi c’è il bambino con tamburello, armato e pronto a lottare; l’intellettuale benestante, di estrazione borghese con la tuba in testa e il fucile da caccia tra le mani; infine il giovane artigiano che, ai piedi della Marianne, a sinistra, la fissa come in attesa…Il quadro che fu subito acquistato dal re Luigi Filippo, rimase però a lungo chiuso nei depositi perché ritenuto eccessivo e quindi pericoloso, ma col tempo è diventato simbolo dello spirito rivoluzionario ed è diventato un’icona della Repubblica Francese.

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com