martedì 19 maggio ’20

     

    nell’immagine un dipinto di  Gudiol Montserrat

     

     

    VIa Settimana del Tempo Pasquale

     

    Proverbio del Giorno

    «I piedi vanno dove va il cuore (Siria)»

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa’ che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen

     

    CELESTINO V.

    Pietro da Morrone fece vita eremitica. Diede vita ai “Fratelli dello Spirito Santo” (“Celestini “) e fondò vari eremi. Eletto papa a 80 anni, dopo 2 di conclave, prese il nome di Celestino V e, uomo santo e pio, accortosi delle manovre legate alla sua persona, rinunziò alla carica, morendo poco dopo in isolamento coatto. Giudicato da Dante “colui che per viltade fece il gran rifiuto”, oggi è considerato uomo di fede e forza d’animo, esempio di umiltà e di buon senso.

     

    La Parola di Dio del Giorno

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
    Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

     

    Riflessione Del Giorno (Gilbert K. Chesterton)

    “Il problema maggiore di quella che si autodefinisce “mentalità moderna” sono i binari, la nostra abitudine a essere soddisfatti di stare nei binari perché ci viene detto che sono binari di cambiamento. La vita intellettuale di oggi continua a colpirmi perché, in linea di massima, può essere simboleggiata dal treno o dalla rotaia o dal binario. Si fa un gran parlare e ci si entusiasma molto di talune mode o direzioni di pensiero, proprio come non si pongono limiti alla velocità raggiungibile lungo i binari. Ma se cominciassimo seriamente a pensare all’idea di uscire dai binari, scopriremmo che ciò che vale per il treno vale anche per la verità. Scopriremmo che è effettivamente più difficile uscire dai binari quando il treno procede veloce che quando avanza lento. Scopriremmo che la rapidità è rigidità…e che alla fine nessuno farà il salto verso la vera libertà intellettuale, proprio come nessuno salterebbe giù da un treno in corsa…il che mi pare segno distintivo di ciò che nel moderno chiamiamo “pensiero progressista”. Il coronavirus ha dimostrato la verità della riflessione di Chesterton: in una società sempre più veloce, dove la regola è la “fretta” e non c’è spazio per la riflessione con il silenzio e la calma che essa esige, tutti abbiamo accettato senza fiatare le regole severe imposte da autorità ed esperti e ogni voce dissonante è avvertita come pericolosa e inopportuna…ma è davvero così?

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per il Papa Francesco e per il papa emerito Benedetto XVI

     

    Don’t forget!

    69° anniversario di ordinazione di don Martino Campagnoni (19/05/1951) del PSV di Clusone: al decano dei preti del Patronato i più cari auguri!

     

    “1000 quadri più belli del mondo”

     

    MAESTRO della TELA JEANS: PICCOLO MENDICANTE

    XVII sec. – Olio su tela

    86 cm x 71 – Galerie Canesso – Parigi

     

    IL MAESTRO DELLA TELA JEANS è un ignoto artista attivo a fine ‘700 in nord Italia. Il nome è dovuto a un dettaglio ricorrente nelle sue opere: la presenza di un tessuto blu con fili bianchi nella trama in cui si riconosce la tela jeans cioè ‘di Genova’ per il presunto luogo di origine. Un saggio del 2007 evidenziò non solo l’alta qualità e il sincero naturalismo caravaggesco del maestro, ma anche la sua attenzione a descrivere con sentita umanità i protagonisti che raffigura. Conferma del suo talento sono le attribuzioni dei suoi dipinti (Vermeer, Michael Sweerts e i fratelli Le Nain) che suggeriscono la sua cultura internazionale.

    Il corpus del Maestro della tela jeans è molto ristretto: finora gli sono state attribuite solo 8 opere. La complessità del suo stile rende difficile capire in che contesto si sia formato, anche se vari indizi portano a credere che abbia speso parte della carriera in territorio lombardo, verso fine ‘600. La sua pittura pauperistica sembra infatti preparare il terreno alle ricerche di Giacomo Ceruti, maestro della pittura lombarda della realtà nella prima metà del Settecento. Ma la verità (ai limiti della brutalità) con cui sono messe in scena la miseria e indigenza dei ceti meno abbienti, senza concessioni aneddotiche o allegoriche, supera anche i toni dei dipinti del Ceruti. Le sue figure emergono da uno sfondo scuro e il pittore scruta ogni angolo della povertà: strappi e buchi nei panni cenciosi, malformazioni, volti di bimbi dallo sguardo adulto, fieri nella frustrazione. Il quadro che presentiamo rappresenta un fanciullo in abiti stracciati, in piedi davanti a una colonna, che ha in mano un pezzo di focaccia sbocconcellata e ha la mano destra infilata sotto la giacca come a sostenere la spalla. Con le labbra socchiuse, guarda fisso davanti a sé con lo sguardo che buca il quadro. L’incarnato è sottile grazie alla superficie pittorica liscia in contrasto con l’abito con strappi e toppe riprodotti con tocchi rapidi di pennello. Il viso è reso con cura e le dita sottili e delicate sono in netto contrasto con l’origine popolare del bambino. Nel piccolo mendicante domina un realismo che sottolinea la forza espressiva del dipinto, la quale è ulteriormente accentuata dal netto contrasto fra ombra e luce. Questo ritratto non cede alla facile emozione che suscita la sofferenza dei bambini, ma riesce a comunicarne con forza il dramma, trasformando il bimbo in una vera e propria icona.   

     

     

     

     

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