Martedì 19 marzo 2024

     

    V Settimana di Quaresima

     

    Avvenne il 19 marzo…

    235 – Muore presso l’attuale Magonza l’imperatore romano Alessandro Severo (ucciso da uomini delle sue legioni). Muore con lui anche la madre Giulia Mamea.

    1279 – Vittoria mongola nella battaglia dello Yamen e fine della Dinastia Song in Cina

    1941 – Londra subisce il bombardamento aereo tedesco più pesante della seconda guerra mondiale

    1994 – A Casal di Principe è assassinato dalla camorra don Giuseppe Diana

    2013 – Città del Vaticano, in Piazza S. Pietro S. Messa di inizio pontificato di papa Francesco

     

    Aforisma del S. Curato d’Ars

    “Un giorno ho ricevuto una lettera nella quale mi trattavano come un santo e ne ho ricevuta un’altra di insulti. Non bisogna far caso né all’una, né all’altra. Si è ciò che si è agli occhi di Dio.”.

     

    Preghiera

    Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. Giuseppe

    La celebrazione del santo di oggi ha profonde radici bibliche; Giuseppe infatti è l’ultimo patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come l’antico Giuseppe, è l’uomo giusto e fedele (Mt 1,19) che Dio ha posto a custode della sua casa.

    Egli collega Gesù, re messianico, alla discendenza di Davide. Sposo di Maria e padre putativo, guida la Sacra Famiglia nella fuga e nel ritorno dall’Egitto, rifacendo il cammino dell’Esodo. Pio IX lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale e Giovanni XXIII ha inserito il suo nome nel Canone romano.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 1,16.18-21.24

    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

    Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.

    Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

     

    Riflessione Papa Francesco

    L’unica personalità che ha avuto il coraggio di citare Guareschi è stato Papa Francesco, al Convegno di Firenze: «La Chiesa italiana ha grandi santi il cui esempio possono aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d’Assisi a Filippo Neri.

    Ma pensiamo anche alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone. Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente. Di sé don Camillo diceva: “Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro”.

    Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte».

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per tutti i papà del mondo, perché Dio li benedica, li protegga, li illumini e dia loro un cuore grande e generoso.  

     

    19 marzo San Giuseppe

    Omaggio a tutti i papà nella loro giornata

    GEORGES DE LA TOUR: SAN GIUSEPPE FALEGNAME

    1646 – olio su tela 137×102 cm.  Louvre Parigi

    Il quadro che presentiamo vuol essere un omaggio ai papà di cui oggi è la festa e dei quali S. Giuseppe è per antonomasia Patrono e modello ideale. Si tratta di una splendida opera del grande pittore francese Georges de la Tour (1593-1652) che la dipinse per il convento carmelitano di Metz (i Carmelitani furono tra i primi a rivalutare la figura di S. Giuseppe) attorno al 1642. Il tema trattato è quello del ruolo di Giuseppe come educatore “umano” del piccolo Gesù, insistendo sulla sua lunga permanenza nella bottega da falegname (o carpentiere), perché proprio questo era il suo mestiere, come si evince dai Vangeli, mestiere che trasmetterà al figlio adottivo, insieme all’educazione religiosa ebraica.

    Gesù fanciullo tiene in mano una candela, per illuminare la notte lavorativa di Giuseppe, mentre questi sta forando con un succhiello una grande trave di legno. A un primo impatto la scena sembra uno spaccato di vita quotidiana delle classi artigiane, ove il figlio di un falegname comincia ad apprendere i segreti del mestiere del padre, con il semplice osservare quello che sta facendo. Ma Georges de La Tour in realtà gioca sulle apparenze e il suo iperrealismo non si ferma a quello che semplicemente vediamo, perché suggerisce un’altra realtà, quella del Mistero, che traspare in ogni dettaglio della scena. Cosa sta succedendo qui, veramente? E che tipo di relazione c’è tra il padre e il figlio? Un dato è certo: ad essere qui protagonista non è il “padre”, ma il bambino.

    A essere in piena luce non è il volto di Giuseppe, ma quello di Cristo. Questi sembra anzi brillare di luce propria, piuttosto che riflessa. La Tour modula la luce con effetti di eccelso virtuosismo, come nella mano trasparente di Gesù o come nelle onde di luce che assecondano quelle del truciolo di legno a terra. Ma il forte contrasto di luce e ombra, in realtà, non segue in tutto le leggi naturali e, se è memore della scuola di Caravaggio e della grande tradizione fiamminga, ne eredita dal primo anche il significato di luce metafisica. Probabilmente l’artista francese, figlio di fornai ma divenuto pittore del Re a Parigi, non aveva mai avuto modo di vedere un quadro di Caravaggio dal vivo, tuttavia ne aveva avuto l’eco tramite i seguaci fiamminghi.

    Al contrario di questi, tuttavia, La Tour insiste sull’azione salvifica e positiva della luce, ponendola a riscatto dall’angoscia delle tenebre. Ed è proprio la luce di La Tour a manifestare il Mistero e la vera identità di Gesù, in quel silenzio sospeso che l’artista orchestra sapientemente, anche con una solida struttura compositiva geometrica. Qui è la risposta a quella domanda che la gente sconcertata si farà nell’ascoltare Gesù giovinetto nella sinagoga: «Da dove mai viene a costui questa sapienza? Non è egli forse il figlio del carpentiere?» (Mt 13,54-55). Nella tela di La Tour, infatti, i ruoli che implicano la trasmissione del sapere dal padre al figlio sono invertiti: è il Figlio qui a essere luce del mondo ed è lui la vera Sapienza. San Giuseppe guarda il Cristo negli occhi, con gli occhi lucidi di un anziano, ma anche umidi di commozione.

    Egli sa che Chi ha davanti non ha bisogno di insegnamenti, ma sa anche che è stato chiamato a prendersi cura del Bambino. E lo fa con dedizione, mettendogli a disposizione quello che egli stesso ha imparato. Serve Gesù con rispetto e il suo fare ricurvo sopra l’attrezzo da lavoro sembra piuttosto un inchinarsi. Il legno su cui sta lavorando potrebbe alludere alla croce salvifica. Gesù lo ricambia con sguardo sereno e il suo gesto non serve solo a proteggere la fiamma della candela, ma anche a benedire Giuseppe nell’atto del suo lavoro. Ed a benedire chiunque altro voglia rispondere alla chiamata di prendersi davvero cura delle persone affidategli, come ogni buon padre e come san Giuseppe.

     

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