Martedì 23 aprile 2024

     

    4.a settimana di pasqua

     

    Aforisma di William Shakespeare

    “Il diavolo sa ben citare la Sacra Scrittura per i suoi scopi.”

     

    Preghiera

    Dio onnipotente, che ci dai la grazia di celebrare il mistero della risurrezione del tuo Figlio, concedi a noi di testimoniare con la vita la gioia di essere salvati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Giorgio, il cui sepolcro è a Lod presso Tel Aviv in Israele, venne onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo. La tradizione popolare, secondo una leggenda tardiva, lo raffigura come un cavaliere che affronta un drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del maligno.

    Pochi Santi possono vantare un culto così diffuso e tanta venerazione popolare: lo testimoniano le innumerevoli chiese a lui dedicate e i tanti paesi e regioni del mondo di cui è patrono. La sua memoria è celebrata il 23 aprile nei riti romano, ambrosiano, siro e bizantino.

    Il suo nome deriva dal greco “gheorgós”, cioè “agricoltore”. In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia; in Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in Danimarca; Yuri in Russia.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 10,22-30

    Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

    Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

    Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

     

    Riflessione a proposito di antifascismo…

    Furono costretti a salire, uno a uno, sui camion militari. Portati in una zona impervia e solitaria perché la popolazione doveva sapere e temere, ma era meglio che non vedesse con i propri occhi tutto quel sangue e quelle urla, chissà come poteva reagire. 297 monaci e 129 diaconi, uccisi a colpi di fucile e mitragliatrice. Gli storici faranno fatica a trovare nella storia moderna una strage di religiosi cristiani paragonabile, per numeri e modi, a quella che si consumò presso il monastero copto-ortodosso di Debre Libanos, in Etiopia nel maggio 1937; forse mai negli ultimi secoli così tanti monaci e diaconi (426) furono giustiziati tutti insieme, nello spazio di poche ore, senza alcuna pietà.

    Senza contare le vittime “civili”, ovvero pellegrini e fedeli comuni che in quei giorni gravitavano attorno al monastero e anch’essi passati per le armi, un numero ancora imprecisato, secondo alcune fonti circa un migliaio. Fu il regime fascista, l’esercito italiano nella persona del gen. Pietro Maletti a compiere il massacro: ordine del viceré Rodolfo Graziani, una rappresaglia voluta come risposta all’attentato da lui subito tre mesi prima e rivendicata con orgoglio: «Non è millanteria la mia quella di rivendicare la completa responsabilità della tremenda lezione data al clero intero dell’Etiopia.

    Ma è semmai titolo di giusto orgoglio per me aver avuto la forza d’animo di applicare un provvedimento che fece tremare le viscere di tutto il clero, dall’Abuna all’ultimo prete o monaco, che da allora capirono di dover desistere dal loro atteggiamento di ostilità a nostro riguardo». Una pagina nera della storia patria, fino a pochi anni fa del tutto sconosciuta all’opinione pubblica, un vero tabù nei manuali di storia e persino in alcuni ambienti ecclesiastici dove pesava l’imbarazzo per i silenzi delle gerarchie di fronte a quello scempio. Altri tempi si spera…Negli ultimi anni, grazie a Dio, l’eccidio di Debre Libanos è uscito dal cono d’ombra in cui era stato nascosto.

    Eppure, a distanza di 82 anni, mai sono giunte le scuse dell’Italia alla Chiesa copta etiope e mai nessuna autorità del nostro Paese si è sentita in dovere di deporre un fiore sui luoghi dell’eccidio. Speriamo di cuore l’abbia fatto la chiesa cattolica Italiana che non può non sentire un immenso dolore per il gravissimo torto fatto a una delle chiese cristiane più nobili e antiche del mondo. Lo facciamo noi da questo blog esprimendo il nostro rincrescimento per il fatto che altri italiani abbiano commesso questi orrori. Dagli antifascisti duri e puri nostrani invece non ci aspettiamo nulla: sono così convinti di stare dalla parte giusta che non chiederanno mai scusa di niente a nessuno…per loro le colpe infatti sono e saranno sempre tutte e solo degli altri.   

     

    Intenzione di preghiera

    Non basta prendere distanza dagli orrori del passato e non basta condannarli: chiediamo a Dio che ci aiuti a sentire nella nostra carne in dolore delle vittime e a pentirci del male di cui non siamo colpevoli, ma che abbiamo fatto così poco perché non sia ripetuto oggi…

     

    Don’t Forget! Avvenne il 23 aprile…

    1616 – Essendo lo stesso giorno di morte d William Shakespeare, Miguel de Cervantes e Garcilaso de la Vega, l’UNESCO l’ha proclamato Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore.

    1915 – Armenia, nella notte del 23/24 aprile scrittori, intellettuali, politici sono prelevati nelle loro case e deportarti: ha inizio il genocidio armeno

    1948 – Guerra arabo-israeliana: il porto israeliano di Haifa è conquistato dalle forze palestinesi

    1956 – Italia: seduta inaugurale della Corte costituzionale italiana

    2005 – Nasce YouTube. Alle 20,27 è registrato il primo account e viene caricato il primo video

     

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