martedì 31 ottobre ’17

    XXX settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine una fotografia di Stefano Benazzo tratta dal suo ultimo libro “Relitti”

     

     

     

    Proverbio del Giorno: «Offesa vecchia brucia di più (Arabia)»

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Dentro le tue piaghe nascondimi. Non permettere che io mi separi da te. Dal nemico maligno difendimi. Nell’ora della mia morte chiamami. Fa’ ch’io venga a lodarti con i tuoi santi nei secoli dei secoli. Amen.

     

    Alfonso Rodriguez

    Nato a Segovia (Spagna) nel 1533, si era sposato e aveva avuto due figli ma, sconvolto dalla perdita della moglie e dei beni a 35 anni tornò a scuola, proseguendo gli studi interrotti. Si presentò, quasi vecchio, come novizio in un convento dei Gesuiti: accolto, volle restare fratello coadiutore, addetto al servizio della comunità. Fu portinaio nel convento di Maiorca, dove passavano i missionari diretti in America. Per tutti l’incontro con lui era un’esperienza illuminante e decisiva, come per S. Pietro Claver, «apostolo degli schiavi». Morì il 31 ottobre 1617

     

    Vangelo del giorno Luca 13,18-21

    In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? 
    E’ simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami». E ancora: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? E’ simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata». 

     

    Riflessione Per Il Giorno (Tzvetan Todorov)

    Quando mi chiedo perché amo la letteratura, mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a vivere. Non le chiedo più, come negli anni dell’adolescenza, di risparmiarmi le ferite che potevo subire negli incontri con le persone reali; piuttosto che rimuovere le esperienze vissute, mi fa scoprire mondi che si pongono in continuità con esse e mi permette di comprenderle meglio. Non credo di essere l’unico a pensarla così. Più densa, più eloquente della vita quotidiana ma non radicalmente diversa, la letteratura amplia il nostro universo, ci stimola a immaginare altri modi di concepirlo e di organizzarlo. Siamo tutti fatti di ciò che ci donano gli altri: in primo luogo i nostri genitori e poi quelli che ci stanno accanto; la letteratura apre all’infinito questa possibilità d’interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente. Ci procura sensazioni insostituibili, tali per cui il mondo reale diventa più ricco di significato e più bello. Al di là dall’essere un semplice piacere, una distrazione riservata alle persone colte, la letteratura permette a ciascuno di rispondere meglio alla propria vocazione di essere umano.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i Papi che hanno segnato la storia recente, da Giovanni XXIII a Papa Francesco

     

    Don’t forget! 10 CONSIGLI PER IL CRISTIANO CHE VUOLE PRATICARE LA CARITA’

    1. Chi vuol aiutare il prossimo, non deve lasciarsi invischiare dai problemi, ma partire dalla certezza che “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi” (1 Tm 2,4). E ciò che Dio vuole, lo compie sempre. Non solo: deve essere consapevole che questa salvezza divina è già in atto (“Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è in mezzo a voi…” Mc 1,14-15) nella storia di tutti e nella vita di ognuno e chi fa la carità, è chiamato a rendere visibile l’azione di Dio. Si deve cioè partire dalla convinzione che solo Dio può dare quella salvezza e felicità di cui abbiamo bisogno e che, anche volendolo tutti insieme, non potremmo far nulla senza di Lui. Questo punto di partenza dà la giusta prospettiva e il corretto stato d’animo a chi vuol praticare la carità. Questa certezza non si fonda sulla presunzione (io riuscirò dove altri hanno fallito) ma sulla fiducia in Dio: “Dio è mia rupe e mia salvezza” (salmo 61). Ancora: chi fa la carità crede di essere indispensabile: “se non l’aiuto io, nessun’altro lo farà”. Ma Dio c’è per tutti e non dimentica nessuno! Bernanos diceva che “i poveri mangiano direttamente dalla mano di Dio”. Io sono soltanto chiamato a fare tutto quello che posso, solo quello che posso, lasciando a Dio l’impossibile.

      

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