mercoledì 11 marzo ’20

     

    nell’immagine un dipinto di Jozsef Rippl Ronai

     

     

    Saggezza Popolare – Giappone

    Rispetti le consuetudini di un villaggio colui che vi arrivi 

     

    Iniziamo la giornata pregando

    Signore, vorrei seguirti proprio come la roccia che si spostava nel deserto, vorrei bere al tuo costato ferito, vorrei succhiare il sangue prezioso dell’amore. Come l’apostolo, vorrei essere sempre con te e solo con te, anche se dovessi versare il mio sangue nell’estrema testimonianza. Voglio seguirti sulla terra ed entrare con te nelle regioni celesti. Non ho rifiutato il calice che il Padre mi ha dato da bere, perciò ricordati di me, Signore, quando verrai nel tuo Regno.

     

    + Dal Vangelo secondo Matteo 20,17-28

    In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà”. Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: “Che cosa vuoi?”. Gli rispose: “Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. Rispose Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?”. Gli dicono: “Lo possiamo”. Ed egli disse loro: “Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato”. Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà cosė; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
    Parola del Signore.

     

    Riflessione al Vangelo

    La brama di occupare i primi posti e di avere il potere non è conforme al Vangelo. Gesù è venuto a capovolgere la situazione, è venuto per essere consegnato alle autorità e per affrontare la grande prova della Passione. Tre volte Gesù prepara e annuncia agli Apostoli il suo destino a Gerusalemme. E ogni volta nel Vangelo si ripete lo stesso contrasto: i discepoli hanno altri pensieri, non capiscono, non riflettono su ciò che Gesù presenta con chiarezza, ma pensano alla soddisfazione della loro ambizione, del loro desiderio umano. Dopo il primo annuncio è Pietro che si scandalizza dicendo a Gesù “Questo non ti accadrà mai”; la seconda volta “i discepoli discutono su chi di loro è il più grande; dopo il terzo annuncio sono i figli di Zebedèo a presentare lo loro domanda ambiziosa tramite la madre. Nel Vangelo Gesù ha parlato di umiliazioni e gli Apostoli domandano onori, domandano posti privilegiati. Questo ci dimostra che la passione era necessaria per cambiare il cuore dell’uomo: le parole, neppure quelle di Gesù bastano. Nonostante le parole buone del Signore, crescono in noi pensieri non buoni, pensieri di orgoglio, di egoismo. Cristo sceglie per sé e indica a noi il cammino dell’obbedienza, dell’umiltà, del sacrificio. Tutto questo ci torna come eco dell’antica profezia di Geremia in cui egli predice il servo sofferente che intercederà per il popolo e si renderà disponibile a portare su di sé il peso delle loro colpe. Apriamo il nostro cuore alla passione di Gesù, comprenderemo la vera gioia, la vera gloria, la vera vita: servire, fare la volontà non la nostra, ma la volontà del Padre, fino a sacrificare noi stessi per il Signore. (Padri Silvestrini)

     

    il Santo del giorno- San Costantino

    La Chiesa greca, ma non quella latina, riserba un posto importante, tra i suoi Santi, al più celebre Costantino della storia, cioè all’Imperatore romano che riconobbe ai cristiani la libertà di culto, e che favorì in molti modi – anche con la sua conversione – la diffusione e l’affermazione del Cristianesimo nel mondo romano.

    L’Imperatore Costantino è perciò stato onorato, addirittura con il titolo di « pari agli Apostoli » o anche di « tredicesimo Apostolo ». Si tratta di una tradizione assai antica in Oriente; ma si può pensare che, più che a ragioni religiose, la sua devozione sia legata a motivi politici, anzi dinastici, per esaltare gli Imperatori bizantini che del grande Costantino furono eredi e successori.

    Costantino, imperatore, non figura tra i Santi della Chiesa cattolica, ma non mancano santi con il nome di Costantino, e proprio oggi ne sono festeggiati due insieme.

    Del primo, che il Martirologio dice « confessore a Cartagine », non si sa però nulla, oltre a questa generica notizia. Poco più noto è anche l’altro San Costantino odierno, il quale però appare degno del suo augusto nome, in quanto fu anch’egli sovrano terreno, oltre che degno della gloria dei Santi.

    Non era latino, ed era anzi nato ai margini del mondo romano, figlio di un Re della Cornovaglia, la rocciosa penisola che si protende verso l’Atlantico, nella parte più meridionale e occidentale dell’isola inglese. Figlio di Re, erede al trono, e infine Re egli stesso, Costantino non fu, a quanto pare, nella sua gioventù e anche nella maturità, né specchio di virtù né modello di pietà. Aveva sposato la figlia del Re di Bretagna, ma non fu neanche marito esemplare. Soltanto alla morte della moglie, già anziano, conobbe una profonda trasformazione spirituale. Fu allora che il vedovo Re di Cornovaglia si ritirò, per qualche anno, nel silenzio di un monastero dedicato a San David, cioè a un altro Re peccatore e penitente. Fece ancora di più, perché Costantino si unì a San Colomba, o Columba, il grande monaco irlandese che per primo portò e fece fiorire il Cristianesimo in terra di Scozia, fondandovi monasteri di vita severa e attiva. La Scozia, che allora aveva ancora il nome latino di Caledonia, era popolata da tribù barbare e indomite: gli Scotti e, più a settentrione, i Pitti. Neanche le legioni romane avevano potuto soggiogarle, e per difendere i confini della Britannia dalle loro incursioni era stato necessario costruire gigantesche muraglie, o valli, che sbarravano il paese da levante a ponente.

    Nella terra dei feroci Pitti, San Costantino e San Colomba svolsero insieme la loro missione, non soltanto difficoltosa, ma anche pericolosa. Ottennero molte conversioni, fondarono chiese, crearono monasteri, ma a un certo punto i barbari Pitti presero una breve e sanguinosa rivincita sui loro benefattori, conclusasi con un massacro dei cristiani. Così, nel 598, il Re di Cornovaglia diventato missionario cristiano, restò vittima della violenza dei barbari Pitti.

     

     

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