Mercoledì 18 maggio 2022

     

    Quinta settimana di pasqua

     

    Aforisma del giorno di Alexis de Tocqueville

    Le religioni, quando vogliono estendere il loro potere al di fuori del campo strettamente religioso, rischiano di non essere credute in alcun campo.

     

    Preghiera del giorno di S. Ignazio di Loyola

    Prendi, Signore e accetta tutta la mia libertà la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà
    tutto il mio avere e possesso; Tu me lo hai dato e a te, Signore, lo rendo; tutto è tuo disponine secondo la tua piena volontà: donami il tuo amore e la tua grazia: ché questa mi basta. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Felice di Cantalice

    Felice Porro nacque a Cantalice (Rieti) nel 1515 e ben presto si trasferì a Cittaducale a prestar servizio nella famiglia Picchi come pastore e contadino. Volendo farsi Cappuccino, dopo il Noviziato a Fiuggi, nel 1545 emise i voti nel convento di S. Giovanni Campano.

    Quindi sostò per poco più di due anni nei conventi di Tivoli e di Viterbo-Palanzana per poi trasferirsi nel convento romano di San Bonaventura, dove nei rimanenti 40 anni fu questuante per i suoi confratelli. Ebbe temperamento mistico, dormiva due o tre ore e il resto della notte pregava.

    Per le strade di Roma assisteva ammalati e poveri: devoto a Maria era chiamato «frate Deo gratias» per l’abituale saluto. Fu canonizzato nel 1712.

     

    Parola di Dio del giorno

    Disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi.

    Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

     

    Riflessione del giorno di Fabrice Hadjadj: l’Europa e il Cristianesimo

    Il cristianesimo non è un fiore tra molti fiori, esso è il sole che fa crescere tutto, o la linfa che li nutre all’interno. Quando si parla di radici, si parla di questa linfa senza la quale l’albero si secca e muore. Nel suo libro “La fine dell’epoca moderna” Guardini afferma che la modernità è sleale.

    Sottrae al cristianesimo alcuni elementi tipici: la distinzione del potere spirituale da quello temporale, l’esaltazione della persona umana, l’affermazione della bontà della carne… e li ritorce contro il cristianesimo. Perciò questi articoli di fede diventano «valori» mondani…vuoti della loro sostanza e della relazione vitale con Cristo.

    La distinzione dei poteri muta in laicismo; ma una laicità senza Dio, che non prenda in carico l’aspirazione dell’uomo alla trascendenza, è minacciata dal fanatismo teocratico. Il significato della persona si degrada in individualismo; ma un individuo senza radici storiche, né elevazione spirituale, non è altro che un clone manipolabile dal mercato. Tutta la cultura europea ha basamenti teologici.

    Se essa se ne allontana, non produrrà un’altra cultura, ma cadrà nella incultura stessa, in una gestione meccanica delle pulsioni. Questo riavvicinamento…è urgente e vitale. L’Europa è un corpo che ha perduto la testa e la testa del corpo è Cristo. I valori cristiani senza Cristo hanno fatto il loro tempo.

    Come la foglia che cade dall’albero, essa per un attimo ci è sembrata libera, ma alla fine, con l’inverno, è marcita. Se i tralci non ritrovano il ceppo, se il corpo non ritorna insieme alla testa, il pensiero europeo è finito. Non si può vivere a lungo basandosi su una menzogna.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché l’Europa recuperi la sua anima cristiana senza la quale non ha futuro.

     

    Don’t forget! Martiri delle eresie

    86 MARTIRI della FLORIDA

    1549-1706 (3.A PARTE)

    Le persecuzioni più feroci avvennero tra il 1704 e il 1706, quando le truppe del colonnello James More -50 soldati- con l’appoggio di 1.500 indigeni, misero a ferro e fuoco le comunità fondate dai missionari francescani.

    Torturarono e assassinarono sacerdoti cattolici e indigeni, tra cui il capo don PATRICIO de HINACHUBA (immagine a fianco), perfetto conoscitore della lingua spagnola, che cinque anni prima aveva scritto al re di Spagna per denunciare gli abusi; una lettera a cui il re rispose nel 1700, ordinando alle autorità di offrire agli indigeni buon trattamento, aiuto, protezione e difesa.

    Il numero dei capi convertiti uccisi in questo terribile periodo fu più di 20, e migliaia di indigeni furono martirizzati per la fede: picchiati, smembrati, bruciati vivi o sgozzati. I sopravvissuti furono ridotti in schiavitù e venduti agli inglesi in Carolina e Georgia.

    Baltasar Francisco, anziano soldato, fu crocifisso con dei compagni bianchi e indiani nel luglio 1704, dopo aver tentato di riconquistare la parrocchia di S. Pedro y Pablo de Patale. La resistenza contro l’invasione inglese segnò la vicenda dei francescani Juan de Parga Araujo e Tiburcio de Osorio, uccisi con altri compagni a fine gennaio 1704 vicino a Tallahassee.

    Nell’insieme le storie degli 86 martiri compongono un mosaico molto ampio dal punto di vista etnico, sociale e religioso: si tratta infatti di bianchi, indiani, spagnoli, creoli, laici e religiosi di vari ordini (domenicani, gesuiti, francescani). La raccolta di testimonianze sui martiri della Florida iniziò nel 1705, quando il «Comisario General de Indias Lucas Álvarez de Toledo», su richiesta di Papa Clemente XI, realizzò una prima relazione degli eventi.

    Da quel momento la devozione verso i martiri non verrà meno. Infine la vicenda dei martiri della Florida pone il tema dell’identità culturale e religiosa del Nord America e del ruolo determinante che i cattolici hanno svolto nella evangelizzazione degli USA, dimenticato dalla cultura dominante Wasp (White Anglo-Saxon Protestant). L’arcivescovo di Los Angeles José H. Gómez così si espresse al riguardo: «La storia dei padri fondatori…non è tutta la storia dell’America.

    C’è anche un’altra storia non raccontata che comincia più di un secolo prima, negli anni Venti del 1500 in Florida e un ventennio più tardi in California (P. Junìpero Serra). È una storia di esplorazione e di evangelizzazione e questa storia è ispano-cattolica. Non è incentrata nel New England, ma nella Nueva España, agli angoli opposti del continente. Da questa storia apprendiamo che ancor prima che questa terra avesse un nome, i suoi abitanti venivano battezzati nel nome di Gesù Cristo. I suoi abitanti furono chiamati cristiani ancor prima che americani».

     

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