Mercoledì 31 maggio 2023

     

    IV Settimana Tempo Ordinario 

     

    Aforisma di Arthur Schopenhauer 1788-1860

    “La ricchezza è come l’acqua salata: più se ne beve, più cresce la sete. E lo stesso succede della gloria”.

     

    Preghiera del giorno

    Dio onnipotente ed eterno, tu che hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare Elisabetta: concedi a noi di essere docili all’azione dello Spirito, per magnificare sempre con Maria il tuo santo nome.

    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Festività della Visita di Maria SS. a S. Elisabetta

    Questa festa fu istituita dai francescani, che la osservavano già a partire dal 1263. L’episodio a cui la festività odierna fa riferimento è la Visitazione della Beata Vergine Maria a sua cugina Elisabetta.

    Tale evento viene raccontato nel vangelo di S. Luca ed è collocato poco dopo l’Annunciazione dell’Angelo Gabriele a Maria, una giovane che ha deciso di consacrare la sua verginità al Signore; quando un Angelo di Dio le annuncia che sarà madre del Figlio di Dio con l’intervento dello Spirito Santo.

    Maria si mette in viaggio: lo fa al fine di assistere la sua parente in vista del parto. Secondo i commentatori, il paese in cui vivevano Elisabetta e suo marito era la cittadina di Ain-Karim, che si trova a pochi chilometri da Gerusalemme.

     

    Parola di Dio del giorno

    Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

    A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

    Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.

    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

     

    Riflessione nel 100° di don Lorenzo Milani

    In questi giorni si è celebrato il 100° anniversario della nascita di don Lorenzo Milani e sabato 27-5 il presidente Mattarella si è recato al cimitero di Barbiana a rendergli omaggio sulla sua tomba. Riprendiamo da Avvenire un articolo di Michele Brancale pubblicato il 12/4/2023 e che parla di don Milani e ci offre testimonianze dirette su di lui e sulla sua fede. «Io non so che cosa è meglio per me. Lo sa solo Dio. Lui mi ha messo qui (a Barbiana ndr) e qui io sto, sicuro di essere al posto giusto, perché non l’ho scelto io.

    Qui so cosa fare…Concentrati su poche cose, non preoccuparti né per il domani né di voler salvare il mondo. La scienza andrà avanti, gli uomini scopriranno sempre cose nuove, ricaveranno bistecche dal mare…Che t’importa? La Chiesa non è chiamata a risolvere i problemi del mondo. Tu fai la tua scelta: ti è richiesta la fedeltà al posto che ti è stato assegnato.

    L’importante è amare le persone che Dio ci ha messo vicino…». E sui poveri: «Bisogna amare tutto quello che Dio stesso ama, e prima di tutto i poveri. Ciò vuol dire far la volontà di Dio…Il comunismo ha ingannato i poveri due volte: primo, non ha dato loro il pane che aveva promesso; secondo, ha rubato loro l’anima».  

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo perché gli insegnamenti e la testimonianza di vita di don Lorenzo Milani aiutino tutti gli educatori e i sacerdoti a rinnovare la pratica pastorale in senso davvero evangelico.

     

    Don’t Forget! Santi e beati della carità e della formazione

    Don Lorenzo Milani 1923-1967

    Lorenzo nasce a Firenze il 27-5-1923 da colta famiglia borghese, figlio di Albano Milani e di Alice Weiss, quest’ultima di origine israelita. Nel 1930 da Firenze la famiglia si trasferisce a Milano dove don Lorenzo studia fino alla maturità classica. Dall’estate 1941 Lorenzo si iscrive all’Accademia di Brera. Sembra che l’interesse per la pittura sacra abbia contribuito a far approfondire a Lorenzo la conoscenza del Vangelo. Nell’ottobre 1942, causa la guerra, la famiglia Milani ritorna a Firenze.

    In questo periodo incontra don Raffaello Bensi, un sacerdote fiorentino che sarà fino alla morte il suo direttore spirituale. Nel novembre 1943 entra nel Seminario di Firenze e il 13-7-1947 è ordinato prete e mandato a Montespertoli ad aiutare per un breve periodo il prevosto don Bonanni e poi, nell’ottobre 1947 a S. Donato di Calenzano (FI), cappellano di don Pugi: lì fonda una scuola popolare serale per i giovani operai e contadini della sua parrocchia.

    Il 14-11-1954 don Pugi muore e don Lorenzo è nominato priore di Barbiana, piccola parrocchia di montagna dove arriva il 7-12. Dopo pochi giorni comincia a radunare i giovani della nuova parrocchia in canonica con una scuola popolare simile a quella di S. Donato. Il pomeriggio fa invece doposcuola in canonica ai ragazzi della scuola elementare statale. Nel 1956 rinuncia alla scuola serale per i giovani del popolo e organizza per i primi sei ragazzi una scuola post-elementari di avviamento industriale. Nel maggio 1958 dà alle stampe “Esperienze pastorali” iniziato otto anni prima a San Donato, ma nel dicembre dello stesso anno il libro è ritirato dal commercio per disposizione del S. Uffizio, perché ritenuta “inopportuna” la lettura.

    Nel dicembre 1960 è colpito dai primi sintomi del male (linfogranuloma) che lo porterà alla morte, Il primo ottobre 1964 insieme a don Borghi scrive una lettera a tutti i preti della Diocesi di Firenze a seguito della rimozione da parte del Cardinale Florit del Rettore del Seminario Mons. Bonanni. Nel febbraio 1965 scrive una lettera aperta a un gruppo di cappellani militari toscani, che in un loro comunicato avevano definito l’obiezione di coscienza “estranea al Comandamento cristiano dell’amore e espressione di viltà”.

    La lettera è incriminata e don Lorenzo rinviato a giudizio per apologia di reato. Al processo, che si svolge a Roma, non può essere presente a causa della sua grave malattia e invia allora ai giudici un’autodifesa scritta. Il 15 febbraio 1966, il processo in prima istanza si conclude con l’assoluzione, ma su ricorso del pubblico ministero, la Corte d’Appello quando don Lorenzo era già morto modifica la sentenza di primo grado e condanna lo scritto. Nel luglio 1966 insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana aveva iniziato la stesura di Lettera a una professoressa. Don Lorenzo muore a Firenze il 26 giugno 1967 a 44 anni.

     

     

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