sabato 4 febbraio ’17

    4.a Settimana del Tempo Ordinario

     

     

    Proverbio del giorno Proverbio cinese

    La luna e l’amore, quando non crescono calano.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Rabano Mauro)

    Signore, Dio dell’universo, creatore e redentore degli uomini…finché sono in questo corpo mortale, ti prego di guidarmi sulla retta via della fede, di sostenermi con la speranza e nutrirmi col tuo amore. Così fin da questa vita terrena tu sarai per me il Bene sommo che desidero possedere eternamente in cielo. Dammi la grazia di rimanere sempre con te e goderti nella gioia che non ha fine. Amen

     

    RABANO MAURO

    protagonista della cultura carolingia, nacque a Magonza, in Germania nel 780, e studiò nella celebre scuola del monastero benedettino di Fulda. Si recò poi a Tours, dove gli fu maestro Alcuino. Ritornato all’abbazia di Fulda, ne divenne la guida e la portò al suo massimo splendore. Nell’847 diventò arcivescovo di Magonza fino alla morte, avvenuta nell’856. Noto come «Magister Germaniae», è considerato il teologo occidentale più erudito del suo tempo. Fine poeta, è autore del «De laudibus sanctae Crucis» e alcuni gli attribuiscono anche l’inno «Veni creator».

     

    La Parola di Dio del giorno (Marco 6,30-34)

    In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 

     

    Riflessione per il giorno (don Bepo Vavassori)

    L’amore di don Bepo ai giovani! Pochi uomini furono più padri di lui, intimamente, assolutamente padri. Conosceva uno a uno i suoi ragazzi, e furono decine di migliaia, li ricordava, li seguiva, soffriva e gioiva con loro anche dopo che erano andati via dal Patronato. Per questo era un uomo che restava sorprendentemente giovane anche dopo gli 80 anni. Sognava cose da farsi giorno e notte, la testa gli bolliva di progetti. Vedeva, per una sorprendente rifrazione del suo animo, tutte le cose già fatte e le difficoltà erano il suo stimolo segreto. Era di una lucidità giovanile, un entusiasmo, una gioia che si attaccava come un contagio ai suoi ragazzi. Nessuno di essi e dei suoi collaboratori è riuscito mai ad essere più giovane, fresco, pieno di poesia nella vita e nel bene, di quanto fosse lui. Intelligente e pieno di ascolto, lo interessava tutto. Anche negli ultimi anni riusciva a parlare con i ragazzi il loro stesso linguaggio. Lasciava dentro tutti una traccia, ogni volta che gli si parlava, strana e misteriosa perché talora non si riusciva facilmente ad afferrare le sue parole, ma c’era e restava profonda. Il suo ottimismo era solido, da uomo robusto e che aveva anche un vivo senso critico. La sua semplicità era la virtù di un uomo che aveva sofferto molto, capito molto, e soprattutto di un cuore grandissimo.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per gli ospiti delle case del Patronato: i bambini della Ciudad, i ragazzi di Sorisole, i giovani della casa di Bergamo, gli adulti e gli stranieri della casa centrale

     

    don’t forget

    SETTIMANA di DON BOSCO / DON BEPO

    Ore 18,00 concelebrazione presieduta da Mons. Davide Pelucchi in ricordo di don Bepo nel 42° anniversario della mor te di don Bepo Segue buffet e cena per tutti.

     

     

    159° quadro della serie: i 1.000 quadri più belli del mondo

    GIULIO ROMANO: TRIONFO DI TITO E VESPASIANO. 1537 olio su tavola 120×170 cm Louvre Parigi

      

    Giulio Pippi (1499-1546) cambiò il suo cognome in Romano per rendere omaggio alla città in cui era nato. Da giovane andò a studiare presso Raffaello di cui divenne il primo assistente e alla morte di lui ne completò molte opere rimaste incompiute. La sua pittura è caratterizzata da una vibrante gamma cromatica e da magnifico stile narrativo in comune con la finezza del maestro, ma l’effetto illusorio, il dinamismo e l’immaginazione lo rendono maestro senza eguali. Oltre che pittore, era architetto (il Palazzo Te a Mantova è suo) e ingegnere. Attorno al 1524 il pittore era alle dipendenze di Federico Gonzaga, signore di Mantova che gli commissionò il quadro in questione per la stanza dei Cesari nel Palazzo Ducale. Il quadro ritrae l’ingresso trionfale del generale Tito dopo la vittoria sui Giudei, la conquista di Gerusalemme e la definitiva distruzione del Tempio (anni 69-70). Il corteo trionfale è ritratto nel momento in cui attraversa l’arco che a Roma fu innalzato per celebrare le sue vittorie e che esiste tuttora e si ispira alle sculture dello stesso, in particolare nei focosi cavalli della quadriga. Il generale Tito è affiancato da Vespasiano, suo padre allora imperatore (dal 69 al 79): i due sono incoronati dalla vittoria alata, mentre vengono trasportati come bottino di guerra i vasi e la “menorah” il candelabro d’oro dalle sette braccia (che si intravede sotto l’arco). Sullo sfondo un immaginario paesaggio ricco di dettagli, sotto un cielo dove si accumulano le nubi che creano un efficace contrasto con la luminosità della scena in primo piano. E’ evidente l’intenzione del committente di utilizzare un episodio del passato glorioso di Roma per esprimere se stesso e il suo modello di potere.                                                                                                                                                                                                                                      

     

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