Se anche rimpatriare è molto difficile

     

    È raro che uno straniero che ha sfidato la sorte approdando in Italia coi gommoni, decida di tornare al Paese di origine senza aver ottenuto uno solo degli obiettivi che si proponeva, ma ogni tanto capita.

    È il caso di G., giovane nigeriano che mesi orsono ci ha chiesto di aiutarlo. Facile a dirsi, difficilissimo a farsi. Sprovvisto di documenti, lo si è aiutato per il passaporto: due viaggi a Roma e un costo 5 volte superiore ai nostri per il documento.

    Ma è anche senza il becco di un quattrino, così lo si aiuta a mettere da parte qualche soldo e gli si costruisce un progetto di reinserimento non da sconfitto: per due anni riceverà un piccolo (per noi) sostegno mensile. Gli si paga anche il biglietto aereo, ma siccome dall’Italia non ci sono voli diretti per la Nigeria, fra i vari scali lui sceglie Londra perché è anglofono e perché da lì si vola direttamente a Lagos che è la meta.

    Il 4 maggio tutto è pronto; le tre sorelle e i due fratelli in Africa l’attendono; noi pubblicizziamo la partenza per incoraggiare altri ospiti a fare la scelta. Alle 12 un volontario lo porta a Linate; alle 14 lo riporta in Patronato. «A Londra esigono il visto anche per chi fa solo scalo».

    Il giovane G., che non può rimanere in Italia, vorrebbe tornare a casa, ma non può perché gli inglesi non glielo consentono. Ovvio che oggi nessuno qui dentro abbia cantato God save the King.

     

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