Lunedì 8 maggio 2023

     

    III Settimana di Pasqua 

     

    Aforisma di Ralph Waldo Emerson

    “Anche se giriamo il mondo in cerca di ciò che è bello, o lo portiamo già in noi, o non lo troveremo”

     

    Preghiera colletta

    La tua mano, o Padre, protegga sempre questa famiglia, perché, libera da ogni male per la risurrezione del tuo Figlio unigenito, con il tuo aiuto possa camminare sulle tue vie. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    B. Maria Caterina di S. Agostino

    Caterina nacque in Francia a St-Sauveur-le-Vicomte (sulla Manica). In giovane età fu professa delle Ospedaliere della Misericordia dell’ Ordine di S. Agostino con il nome di Maria Caterina di S. Agostino.

    Fu impegnata nella cura degli ammalati, opera che svolse con ammirevole zelo e che la rese famosa per la sua capacità di alleviarne le sofferenze recando anche conforto e consiglio. Inviata nel Quebec, svolse la medesima attività con grande zelo per il resto di una vita relativamente breve.

    Morì all’età di cinquantasei anni il 9 maggio 1668. Fu beatificata nel 1989. Anch’essa è un altro esempio mirabile di un’impressionante serie di santi, uomini e donne, che dalla Francia emigrarono in Canada nel XVII secolo.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 14,21-26

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

    Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

    Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

     

    Riflessione Lettera di don Lorenzo Milani a sua madre – 29.8.1949

    Anche stanotte l’ho passata da una mamma di sei figlioli che muore di cancro. Per strada, come spesso accade, ho incontrato la fiumana della gente che esce dal cine e dal ballo e dal gioco. Mi chiamano magari allegramente, ma poi si ricordano perché son fuori io e restano ghiacciati, almeno i più sensibili.

    E allora io mi godo il mio Dio che m’ha dato finalmente un mestiere col quale posso divertirmi tanto senza mai declassarmi neanche un attimo. Perché c’è da divertirsi, sai. Io partecipo con tutta l’anima e non molto meno passione dei direttamente interessati sia per le tragedie di fuori che per tragedie di dentro, ma in genere sono più calmo di loro sia per la fede sia per la pratica e così ho sempre anche il tempo di tendere occhi e orecchie ai volti e alle parole per capire mentalità e mondi e questo mi vale tutti i cine e tutti i teatri e i romanzi del mondo.

    Stasera uno dei figlioli mentre la mamma spirava pregando, ha alzato il pugno minaccioso verso la litografia della Madonna: “Non me l’hai voluta fare la grazia! Ricordatene eh!”. Col tono di: “Me la pagherai!”. E poi dicono che non c’è più fede!

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per il nostro paese, l’Italia, perché guardando ai suoi santi patroni S. Caterina da Siena e S. Francesco, cerchi di imitarne le virtù e di meritarne la protezione.

     

    Don’t Forget! Grandi personaggi e veri credenti

    Nicolàs Gòmez Dàvila

    Nato da famiglia altolocata a Cajicá, in Colombia, Gómez Dávila compie studi regolari solo elementari e medi (privatamente, in Francia, dove vive dai 6 ai 23 anni). Non si laurea. Trascorre la vita praticamente recluso a casa propria, a Santa Fe de Bogotá, capitale del suo Paese natale, leggendo, studiando, riflettendo, scrivendo e apprendendo lingue (muore apprestandosi a studiare il danese, per confrontarsi direttamente con il pensiero del filosofo Søren Kierkegaard [1813-1855]) giacché non si fida delle traduzioni (dominava greco, latino, tedesco, inglese, portoghese, francese, italiano, russo e, naturalmente, spagnolo).

    Tra la sua venuta al mondo e la dipartita dal medesimo, Colacho, come lo chiamavano gli amici, si tumula nella sua villa in stile Tudor, il cui cuore è la grande biblioteca. Il “certosino dell’altopiano” – Bogotà è infatti a 2630 metri d’altitudine – legge, scrive, medita, prega. Si guarda bene dall’intraprendere qualsivoglia attività: non conosce che la passività. Nel corso degli anni rifiuta l’incarico di primo consigliere del presidente colombiano e di ambasciatore a Londra.

    Si limita a sostenere Alberto Lleras per rovesciare la dittatura di Rojas Pinilla. Pur avendo tutti i mezzi a disposizione non fa nulla per promuovere la sua opera. Non promuove e neanche si muove, nemico dell’erranza e della frenesia. Da uomo nobile semplicemente permane; nella sua casa, nella sua biblioteca, nella sua anima. Dalla sua villa esce quasi soltanto per recarsi alla Porciuncula, la chiesa del convento francescano, ubicata nella stessa via. Sta laddove il destino l’ha collocato.

    Tagliandosi fuori dal mondo; o meglio, tagliando il mondo fuori da sé. Cattolico conservatore, anzi “reazionario” (come amava definirsi), muore il 17 maggio 1994, seguendo di un anno la moglie, María Emilia Nieto de Gómez, e lasciando tre figli.

    Non c’è feticcio della modernità che resista alla pacata furia di Gómez Dávila. Le sue proposizioni si ergono come roghi silenziosi in cui tutto ciò che deve bruciare, brucia: l’uomo persuaso di se stesso che per «sfidare Dio gonfia il proprio vuoto»; l’animale razioide e calcolante; lo sciocco il cui tempo preferito è il futuro; l’automa spermatico che si crede libero perché asservito ai propri istinti; l’individuo massa; i mediocri, che come le zarathustriane mosche del mercato congiurano contro ogni grandezza; lo scientista, che non avendo alcun talento si è dato alla scienza; l’intellettuale che non persegue la verità ma il lessico filosofico alla moda; gli innumerabili blateranti cretini ché «la maggior parte delle persone non ha diritto ad esprimere opinioni ma solo ad ascoltarle»; l’egualitario aduso a tagliare le teste che sporgono troppo; l’ateo che se non pone fine ai suoi giorni non può ritenersi coerente; il nichilista, lo stupido, il cinico, queste eminenze del nostro tempo.

    E molti altri ancora. Basta guardarsi intorno. I veneratori dell’uomo sono in realtà i suoi dispregiatori. Al contrario di Gómez Dávila, che dispregia perché dell’uomo conosce la fralezza; sa la finitudine, il male, la miseria. Perché dell’uomo sa la gloria.

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