Venerdì 31 marzo 2023

     

    5.a settimana di Quaresima

    Aforisma di Mark Twain
    ” Un banchiere è uno che vi presta l’ombrello quando c’è il sole e lo rivuole indietro appena incomincia a piovere.”

    Preghiera del giorno
    O Dio, che in questo tempo concedi alla tua Chiesa di imitare la beata Vergine Maria nella contemplazione della passione di Cristo, donaci, per sua intercessione, di conformarci sempre più al tuo Figlio unigenito e di giungere alla pienezza della sua grazia. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

    Santo del giorno

    S. Beniamino diacono di Ergol in Persia, fa parte di un gruppo di martiri, uccisi in Persia nella lunga persecuzione contro i cristiani, iniziata sotto il regno di Iezdegerd I e finita con quello del successore Bahram-Gor.

    L’episodio del suo martirio fa parte della lunga persecuzione contro i cristiani in Persia: verso il 420, lo zelo di alcuni cristiani, capeggiati dal sacerdote Hasu, li portò ad incendiare ad Ergol (Argul) un pireo, cioè un tempio dedicato al culto del fuoco.

    Per questa distruzione venne arrestato il vescovo Abdas con alcuni suoi collaboratori ai quali fu ingiunto di ricostruire il tempio, ma poiché si rifiutarono, furono condannati a morte. Insieme a loro fu martirizzato anche Beniamino, ma il re Bahrom-Gor nel 422 egli fu vinto da Teodosio II, che come condizione di pace pose la libertà di culto ai cristiani di Persia.

    Parola di dio del giorno Giovanni 10,31-42
    In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».

    Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre».

    Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

    Riflessione sull’elemosina di G. K. Chesterton
    Io non so se esistano metodi con cui si possa provare se chi riceve un’elemosina ne ha davvero bisogno. Ma sono sicurissimo che il metodo adottato comunemente, soprattutto dalle signore caritatevoli, è una totale scemenza. Sentirete continuamente classificare un affamato come imbroglione perché nel momento in cui ottiene i suoi soldi “entra in un pub (un bar)”.

    Questo prezioso test è adottato di continuo per dimostrare che un uomo affamato è un impostore. Nessuno sembra possedere la normale intelligenza per ricordarsi che entrare in un pub è esattamente la cosa che quello farebbe se fosse non un impostore, ma un uomo affamato. Va lì prima di tutto perché è l’unico posto in cui abbiano il buonsenso di vendere grossi pezzi di pane e formaggio per pochi penny.

    E se ci va anche per uno stimolante una bevanda alcoolica fa esattamente ciò che farebbe qualunque Vescovo o Giudice capo se davvero si sentisse svenire per la mancanza di cibo. Lo aggiungo come puro e semplice dettaglio, ma un dettaglio urgente. Qualunque test di mendicanza vogliate impegnare, non servitevi di questo test cretino, universalmente diffuso tra i filantropi moderni…

    Intenzione di preghiera
    Perché impariamo ad esercitare la carità senza controllare troppo quello che l’altro fa con il nostro dono, esattamente come fa Dio con noi quando ci dona la sua grazia e la sua misericordia.

    Don’t Forget! Santi della carità

    S. Benedetto “il moro” 1526-1589
    Il primo santo nero si chiama Benedetto e viene chiamato “il Moro” per il colore della sua pelle. Infatti i suoi genitori, cristiani, discendevano da schiavi provenienti dall’Africa e deportati in Sicilia. Benedetto Manasseri (dal cognome del padrone) nacque nel 1526 a S. Fratello (Messina). Egli, come il padre, accudiva le pecore ma, già da ragazzino, pregava sempre.

    Le sue doti umane e caritatevoli verso i bisognosi gli valsero il soprannome di “Santo Moro”: il giovane lavorava e faceva molte economie per mantenersi e aiutare i poveri ma, per il colore della sua pelle, spesso veniva insultato e schernito. Benedetto aveva 21 anni quando un eremita francescano notò il suo comportamento paziente e mite. Il francescano capì che Benedetto era un uomo molto buono e gradito a Dio. Così gli propose di entrare in convento. Benedetto sentì che quella era la sua strada.

    Vendette i suoi buoi e dona il ricavato ai poveri. Nel Monastero di Monte Pellegrino (Palermo) i confratelli gli fecero fare il cuoco e, poi, nonostante fosse analfabeta, lo nominarono superiore. Benedetto si cibava solo di legumi e conduceva una vita molto modesta. Si trasferì, poi, a Palermo, nel Convento di S. Maria di Gesù, dove fu nominato ancora cuoco e, nonostante fosse solo un fratello laico, anche guardiano, cioè guida del convento e dei novizi. Il frate compì tante guarigioni e moltiplicava il pane per i poveri, curava i malati e svolgeva i lavori più umili. La sua fama si diffuse da Palermo fino ad Agrigento.

    Folle di fedeli si recano da lui per consultarlo: poveri e ricchi, maestri di teologia, potenti del clero e della politica. Clamorosi alcuni suoi miracoli. A causa di una grande nevicata i frati non potevano andare a chiedere l’elemosina e il convento non ha più da mangiare. Benedetto fece riempire alcune vasche d’acqua e confidando sulla “Divina Provvidenza” pregò. Il mattino dopo le vasche erano colme di pesci guizzanti. Benedetto il Moro morì a Palermo nel 1589 e venne proclamato compatrono di Palermo assieme a S. Rosalia. Dalla Sicilia la devozione per il “Santo Moro” si diffuse in Italia, Europa e America del Sud dove è ritenuto il protettore delle popolazioni nere.

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