Venerdì 4 agosto 2023

     

    XVII settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma S. Curato d’Ars

    “Cent’anni senza prete e la gente finirà per adorare gli animali”.

     

    Preghiera S. Curato d’Ars

    Vi amo mio Dio, e mio unico desiderio è di amarvi fino all’ultimo respiro della vita. Vi amo, o Dio infinitamente amabile e desidero di morire amandovi, piuttosto che vivere un solo istante senza amarvi.

    Vi amo Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di amarvi in eterno. Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere sempre che io vi amo, desidero che il mio cuore ve lo ripeta ad ogni mio respiro.

    Vi amo, o mio divino Salvatore, perché siete stato crocifisso per me; e perché voi mi tenete crocifisso quaggiù per voi. Mio Dio, fatemi la grazia di morire nel amandovi e sentendo che io vi amo. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Giovanni Maria Vianney

    Giovanni Maria Vianney nacque l’8-5-1786 a Dardilly in Francia. Di famiglia contadina e privo della prima formazione, riuscì, nell’agosto 1815, ad essere ordinato prete. Per farlo, ci volle la tenacia dell’abbé Charles Balley, parroco di Ecully (Lione), il quale lo avviò al seminario, lo riaccolse quando venne sospeso dagli studi.

    Giovanni Maria Vianney, appena prete, tornò a Ecully come vicario dell’abbé. Alla morte di Balley, fu mandato ad Ars-en-Dombes, un borgo con meno di 300 abitanti. Giovanni Maria Vianney, noto come il curato d’Ars, si dedicò all’evangelizzazione, attraverso l’esempio della sua bontà e carità.

    Ma fu sempre tormentato dal pensiero di non essere degno del suo compito. Passava le giornate dedicandosi a celebrare la Messa e a confessare, senza risparmiarsi. Morì nel 1859. Papa Pio XI lo proclamò santo nel 1925. È  patrono del clero parrocchiale.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 13,54-58

    In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname?

    E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.

    Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

     

    Riflessione Detti del S. Curato d’Ars sull’orgoglio

    “Una persona orgogliosa crede che tutto ciò che fa è ben fatto. Vuole dominare su tutti coloro che hanno a che fare con lei, ha sempre ragione. Crede che la sua impressione sia sempre migliore di quella degli altri”.

    “L’orgoglio è un vino così fino, così sottile che penetra in quasi tutte le nostre azioni”. “La porta dalla quale l’orgoglio entra con maggiore abbondanza, è la porta della ricchezza”. “Non fidiamoci della falsa umiltà: ci fa perdere la grazia di Dio”. “L’orgoglio è quel maledetto peccato che ha cacciato gli angeli dal paradiso”. “È il nostro orgoglio che ci impedisce di diventare santi”. “Senza l’impurità e l’orgoglio, dice S. Agostino, non ci sarebbe molto merito a resistere alla tentazione”. “Mio Dio, com’è cieco l’uomo, quando si crede capace di qualcosa!”. “Se si vantano i meriti dei vostri amici e non si dice niente di voi, vi rattristate.

    Se vedete qualcuno che si è convertito e fa rapidi progressi nelle virtù, in poco tempo è arrivato ad un alto livello di perfezione, vi addolora il fatto di essere rimasti indietro. E se lo si loda, ne provate dispiacere e dite: “Oh, ma non è stato sempre così… era come gli altri…ha fatto questo errore e quest’altro…” ma tutto ciò non è altro che orgoglio”. “L’invidioso è il carnefice di sé stesso”.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché il Signore ci aiuti a combattere l’orgoglio e a favorire una vita umile e paziente

     

    Don’t Forget! Santi e Beati della carità

    Beato Enrique Angelelli VESCOVO ARGENTINO 1923-1976

    Nato nel 1923 ed entrato in seminario a 15 anni, è inviato a Roma, dove viene ordinato prete nel 1949. Licenziato in diritto canonico, nel 1951 ritorna a Córdoba dove matura una predilezione per i poveri, visitando le “villas miserias”. Fonda movimento giovanile, è assistente della JOC (Gioventù Operaia Cattolica) e della JUC (Gioventù Universitaria Cattolica), insegna in seminario. Nel 1960 Papa Giovanni XXIII lo designa vescovo ausiliare di Córdoba.

    Per l’ordinazione la cattedrale si riempie di povera gente come mai si è visto prima. Partecipa al Concilio e respira l’aria di rinnovamento della Chiesa: i conservatori lo guardano però con sospetto il che ne provoca l’allontanamento dal governo della diocesi. Ma nel 1968 Paolo VI lo nomina vescovo titolare di La Rioja dove si distingue per la vicinanza ai lavoratori ed ai contadini che organizza in cooperative; denuncia l’usura, la droga, le case da gioco e la gestione della prostituzione in mano a ricchi e potenti riojanos.

    Visita le comunità, anche le più sperdute, accompagnato dalle contestazioni dei conservatori, per la franchezza nel parlare e denunciare gli abusi. Il 13-6-1973 interrompono con lancio di pietre la celebrazione della Messa per il suo sostegno a minatori e manovali agricoli. La radio boicotta la trasmissione delle sue Messe in cattedrale e lui reagisce dicendo: «Anche se ci obbligano al silenzio, Cristo parla…non c’è nessuna pagina del Vangelo che comandi di essere stupidi, non abbiamo occhi chiusi, né orecchie tappate».

    Spiega: «Dio non vuole uomini e donne rassegnati. Quello che vuole Dio sono persone che lottano pacificamente per la vita e la libertà, non per finire in una nuova schiavitù». Nella visita “ad limina” del 1974 gli consigliano di non tornare in Argentina perché è a rischio la sua incolumità fisica, ma è una proposta che non prende in considerazione. Il 20-7-1976, macabro omaggio per il compleanno, gli fanno ritrovare, orrendamente massacrati e mutilati, i corpi di due dei suoi preti, il francese don Gabriel Longueville e p. Carlos de Dios Murias, dei Frati Minori.

    Il 4 agosto tocca a lui, anche se i killer camuffano l’omicidio come incidente stradale. Dalla sua auto, spinta in un burrone, sparisce la cartellina che raccoglie le indagini sull’assassinio dei due preti: ma per ragioni di prudenza, ne aveva spedito copia in Vaticano. Papa Francesco l’ha fatta pervenire all’attuale vescovo di La Rioja che si è costituito parte civile contro i presunti assassini. I documenti sono stati determinanti per condannare, il 4-7-2014, due alti ufficiali dell’esercito che furono visti sparare il colpo di grazia dopo il simulato incidente.

    La diocesi di La Rioja ha avviato la causa di beatificazione per Mons. Enrique Angelelli. La sua causa è stata poi unita a quella di don Gabriel Longueville e padre Carlos de Dios Murias, ai quali fu aggiunto Wenceslao Pedernera, padre di famiglia, ucciso il 25-7-1976. Papa Francesco li ha dichiarati martiri in modo ufficiale, ma erano già noti come i “martiri di El Chamical”. Il vescovo che voleva avere «un orecchio al vangelo e un orecchio al popolo» è stato beatificato con i suoi compagni il 27-4-2019 a La Rioja.

     

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