venerdì 5 marzo ’21

     

     

    nell’immagine un dipinto di Alessandro Tofanelli

     

    IIa settimana di Quaresima

     

    Proverbio del Giorno

    Non importa quanto tempo un tronco sta nell’acqua, non per questo diventa un coccodrillo.

     

    Iniziamo la giornata pregando – Guigo il Certosino

    Signore, che non ti lasci vedere se non dai cuori puri, io cerco di capire cosa sia e come possa conseguirsi la vera purezza del cuore, per diventare capace, grazie a essa, di conoscerti almeno un poco. Il tuo volto Signore, ho cercato; a lungo ho meditato nel mio cuore, e dal mio meditare è scaturito un fuoco e il desiderio di conoscerti sempre più a fondo. Quando spezzi per me il pane della Scrittura, ti fai riconoscere, e quanto più ti conosco, tanto più desidero conoscerti, non più solo nella scorza della lettera, ma nella percezione sensibile dell’esperienza. Non ti chiedo questo, Signore, per i miei meriti, ma per la tua misericordia. Riconosco infatti di essere un indegno peccatore, ma «anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni». Dammi dunque, Signore, la caparra della futura eredità, una goccia almeno di pioggia celeste per rinfrescare la mia sete, perché ardo d’amore. Amen

     

    FOCA L’ORTOLANO MARTIRE

    L’ortolano Foca, abitante a Sinope, nel Ponto, era apprezzato e benvoluto da tutti per la sua generosità e la sua ospitalità e delle sue virtù diede commovente prova ai carnefici, incaricati di eseguire la sentenza pronunciata contro di lui. Evidentemente i carnefici non lo conoscevano di persona, perchè, entrati in casa sua per avere indicazioni, furono invitati a pranzo dall’ortolano. Mentre si rifocillavano, Foca andò nell’orto a scavarsi la fossa; quindi tornò in casa e dichiarò la sua identità ai carnefici, pregandoli di non porre indugi all’esecuzione della sentenza. Fu accontentato e pochi istanti dopo il suo corpo cadeva nella fossa appena scavata.

     

    La parola di Dio del giorno Mt 21,33-43.45

    Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

     

    Riflessione del giorno – detti e fatti dei padri del deserto

    Una volta Ammonio, che era diventato vescovo, si recò in un luogo dove abitava un fratello che non godeva di buona fama, perché si era scoperto che frequentava di nascosto una donna. Proprio quel giorno ella era andata a trovarlo. La gente del luogo, intenzionata da tempo a cacciare quel fratello che dava scandalo, approfittò della presenza del vescovo Ammonio, per denunciare il grave peccato. Perciò lo pregarono di andare con loro alla casa del fratello. Questi, accortosi del loro arrivo, nascose in tutta fretta la donna in una grande botte. Ammonio, pur conoscendo, per divina ispirazione, quel sotterfugio, per Amor di Dio, volle coprire la colpa. Perciò, appena entrato in casa, andò a sedersi sulla botte. Poi invitò la gente a ispezionare accuratamente la casa, se mai vi si nascondesse la donna. Quando ebbero terminato senza trovare nulla, il vescovo li rimproverò dicendo: <<Che Dio vi perdoni, fratelli miei, perché avete rivolto questa accusa? >> Dopo aver pregato con loro li congedò. Quindi, tenendogli la mano, ammonì il fratello: <<Fratello, bada a te stesso>>.

     

    Intenzione del giorno

    Per il viaggio del Papa in Iraq sia un contributo alla pace e alla crescita della giustizia in quella martoriata regione

     

    Don’t Forget!

    Il ricordo e il grazie…

    Marino Chiodi

    Dottore oculista

    Morto il 23 marzo 2020

    «Ci sono persone che ci segnano più di altre e che quando se ne vanno è come se mancasse un pezzo di noi». Sono parole di Andrea Moltrasio, presidente dal 2000 al ‘18 della Clinica Castelli, per spiegare chi fosse Marino Chiodi, già primario del reparto di Oculistica della clinica dal 1999 al 2014. Il dott. Chiodi aveva 70 anni: dopo il ricovero alle Humanitas Gavazzeni, è mancato domenica 23-3-2020 all’affetto della moglie Margherita e delle due figlie Annalisa e Raffaella, degli amici, e dei colleghi. «Ho collaborato con lui per 18 anni – racconta Moltrasio – ed era per me una delle persone più care. Tra i primi ricordi emerge con forza quello legato ai miei primi momenti in clinica, quando per rendermi conto del funzionamento della struttura visitavo tutti i reparti e le sale operatorie. Chiodi mi fece assistere a un suo intervento sull’occhio e mi colpì la complessità e l’estrema precisione richiesta da questo tipo di operazione. Grazie a lui venni introdotto in questa specialità e da qui iniziò il percorso che ha portato alla creazione di un reparto vero e proprio dedicato all’oculistica, fiore all’occhiello della nostra clinica».  Appassionato del suo lavoro, sempre pronto a spendersi per i pazienti, Chiodi sapeva essere deciso e umile al tempo stesso: «Una grande attenzione al paziente e una grande cultura della sanità – prosegue Moltrasio -. Marino era persona decisa, ma mai arrogante. Con il suo modo di fare quando mi chiedeva qualcosa per il suo reparto non sono mai riuscito a dirgli di no, anche perché ogni sua richiesta era sempre così ben pensata e strutturata che era impossibile trovare un motivo valido per opporsi».  «Ho conosciuto Chiodi nel 1982 e abbiamo lavorato insieme per 35 anni, prima al Policlinico San Pietro e poi alla Castelli dove, grazie a lui, è nato il reparto di oculistica» ricorda il dottor Diego Bonfanti, aiuto del reparto della Castelli. «Marino era in pensione, ma continuava a svolgere la libera professione con la stessa passione e determinatezza di sempre. Per lui i pazienti venivano prima di tutto, insieme al reparto, ai colleghi. Lui veniva per ultimo. Una grande umiltà e capacità di cogliere i pregi delle persone, senza nasconderne i difetti».  Persona dal carattere deciso che però sapeva capire e rispettare gli altri: «Non sempre siamo andati d’accordo durante il nostro lungo sodalizio, ma nulla ha mai scalfito la mia ammirazione per lui, certo della sua profonda onestà intellettuale – prosegue Bonfanti –. Se anche abbiamo discusso, non è mai venuta meno la mia stima nei suoi riguardi».

     

     

     

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