Ottava di pasqua
Proverbio del giorno (Cina)
Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l’altro non è mai nato.
Preghiera del giorno
Alleluia, fratelli, Cristo è risorto!
Questa è la nostra certezza, la nostra gioia, questa è la nostra fede.
Cantiamo l’alleluia della vita quando tutto è bello e gioioso; ma cantiamo anche l’alleluia della morte, quando, pur tra lacrime e dolore, inneggiamo alla vita che non muore.
E’ l’alleluia della Pasqua, del Cristo Risorto che ha vinto la morte.
Cantiamo l’alleluia di chi crede, di chi ha visto il sepolcro vuoto, di chi ha incontrato il Risorto sulla strada di Emmaus, ma cantiamo anche l’alleluia per chi non ha fede, per chi è avvolto da dubbi e incertezze.
Cantiamo l’alleluia della vita che volge al tramonto, del viandante che passa, per imparare a cantare l’alleluia del cielo, l’alleluia dell’eternità.
Santo del giorno
MADDALENA DI CANOSSA: nata a Verona nel 1774 da una delle famiglie più illustri nell’Italia del tempo, è orfana di padre e viene abbandonata dalla madre: a 7 anni è affidata a un’istitutrice.
A 17 si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano (Tv).
Tornata a casa, nel 1801 ospita nel suo palazzo due povere ragazze.
Nel 1808 inizia un’esperienza di vita comune presso l’ex convento delle Agostiniane veronesi: nascono le Figlie della Carità educatrici dei poveri.
È Maddalena a scriverne le regole nel 1812, a Venezia, chiamata da Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un’altra casa d’istruzione per ragazze.
Maddalena ottiene l’assenso pontificio da Pio VII; in seguito a Venezia, Milano, Bergamo e a Trento, fonda nuove sedi e scuole.
La sua casa patrizia veronese accoglie ragazze strappate alla miseria per riscattarle.
Mentre prepara l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona.
La parola di dio del giorno – Marco 16,9-15
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva scacciato sette demoni.
Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto.
Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna.
Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
La riflessione del giorno
«È vero quello che dice la religione, che risusciteremo dai morti e, tornati in vita, ci vedremo di nuovo tutti?», è chiesto ad Aljòscia, il più giovane dei fratelli Karamàzov, nel romanzo di Dostoevskij.
«Risusciteremo senz’altro, e ci vedremo e ci racconteremo l’un l’altro allegramente e gioiosamente tutto ciò che è stato», risponde Aljòscia.
Le sue parole dicono ancora e sempre la grande speranza dell’umanità.
Non c’è, sul piano religioso, speranza più grande del credere nella sopravvivenza della nostra anima e nella futura risurrezione della nostra carne.
È bene ripeterlo: non c’è e non ci può essere speranza più grande: è figlia della nostra fede portata all’estremo. Perché sì, credere in Dio può essere considerato anche naturale. Ma credere nella mia risurrezione è ben altro: ne devo abbattere di barriere razionali, logiche, scientifiche, per credere nella mia risurrezione.
Eppure la nostra vita è attraversata dalle nostre morti. Moriamo in diversi modi e moriamo tante volte. Lutti, separazioni, rotture, distacchi dolorosi sono delle morti di fronte alle quali siamo chiamati continuamente a risorgere.
E vediamo come siano chiamati a risorgere anche i popoli divorati dalle guerre. È morta l’intera Europa, nella prima metà del secolo scorso, muoiono oggi l’Iraq, la Siria e tanta parte delle nazioni africane, tutte però chiamate a rivivere.
Quanto a noi individui per uscire da una malattia, una sconfitta, un’umiliazione, una pena, cioè per tornare vivi, sempre siamo chiamati a risorgere. Siamo esseri ‘pasquali’ che vivono di passaggi, da un’età all’altra, da una malattia alla guarigione, dal buio dello sconforto alla luce della speranza.
La risurrezione di Cristo, certo, c’illumina il cammino e ci fa fortemente sperare che, «come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre con Cristo risorto, e che egli li risusciterà nell’ultimo giorno».
L’intenzione di preghiera del giorno
Preghiamo perché cessi la pandemia in atto e si possa tornare alla vita normale.
Don’t Forget! – Foto della settimana
MARTEDÌ 6 APRILE 2021 TRIPOLI, LIBIA
Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il primo ministro libico Abdul Hamid Dbeibah
FILIPPO ATTILI / PALAZZO CHIGI / LAPRESSE
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