Confessioni e autoassoluzioni

     

    “Non si è limitato a dirmi che non sente più niente per me, ma ha affondato il coltello dicendomi che ha conosciuto un’altra e hanno iniziato a frequentarsi”.

    Più che disperata la donna appare incredula, smarrita: “Ma io gli ho sempre voluto bene: dov’è che ho sbagliato?”.

    Mi viene in mente che durante il covid19 uno dei segnali del contagio era la perdita di sensibilità dell’olfatto e del gusto: se non sentivi più niente, era segno che eri malato.

    In questi casi invece è quello dei due che “non sente più niente” ad accusare l’altro (che invece sente) di essere malato cioè colpevole.

    Non è tutto: in un tempo in cui la confessione sacramentale è una pratica in via di estinzione, quello che “non sente più niente”, chissà perché si sente mosso dall’insano bisogno di confessare all’altro i suoi tradimenti e infedeltà.

    Alla stravagante confessione, il tizio fa seguire un’autoassoluzione in piena regola, che di solito motiva così: “Io voglio essere onesto con te e non nasconderti nulla”.

    Certo un matrimonio può anche finire, ma c’è modo e modo…e questo è il peggiore. Persino colui che, dopo aver venduto il maestro per trenta denari, ha completato l’opera impiccandosi, se ne è guardato bene dal gettare la colpa su colui che dal suo tradimento era stato messo in croce.

     

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