giovedì 21 gennaio ’16

    2.a Settimana del Tempo Ordinario

     

     

    Iniziamo la Giornata pregando (preghiera per l’Unità dei cristiani)

    “O Signore di misericordia, il tuo Spirito aleggiava sulle acque da cui è sgorgata e si è alimentata la diversità. Confessiamo la nostra difficoltà nel convivere con le legittime diversità. Perdonaci gli atteggiamenti mentali, le parole e azioni che recano violenza all’unità nella diversità. Amen”

     

    AGNESE

    nata a Roma da illustre famiglia patrizia e cristiana nel III sec. era solo dodicenne, quando scoppiò la persecuzioni. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu martirizzata al Circo Agonale, nei pressi dell’attuale piazza Navona, trafitta con colpo di spada alla gola, come si uccidevano gli agnelli. La data è tra il 249 e il 251.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio del Giorno (Mc 3,1-6)

    In quel tempo, Gesù si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea …Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.  Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo. Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». E li sgridava severamente perché non lo manifestassero.

     

    Riflessione del giorno

    “La società europea ha le forze sufficienti per resistere al male, ma è così molle da affondare volontariamente, credendo che non accadrà mai nulla di troppo grave”. E’ Alexandr Sokurov ottimo regista russo (Arca Russa) a denunciare la società europea che vive una decadenza dorata e i suoi politici e intellettuali che sanno solo ripetere di fronte ad attentati sempre più efferati: “Non riusciranno a cambiare il nostro modo di vivere”. Ma l’Europa è cambiata: sono riapparsi muri e frontiere, è riemersa l’intolleranza, sta dilagando l’indifferenza e se da una parte si vive di rendita sugli splendori passati, dall’altra si rinnega l’eredità morale e spirituale che ha forgiato per secoli questo continente creandovi un mix di popoli e culture che hanno segnato in modo irreversibile la storia del mondo. Di fronte alla sfida di radicalismo e intolleranza, al riaffiorare di comportamenti barbari e disumani, la risposta europea è molle: infatti si sa solo pensare alle armi o ai soldi; mai che pensi al recupero della moralità personale e comunitaria, alla riscoperta delle radici spirituali, alla formazione di uomini e donne responsabili, generosi, amanti della verità, coraggiosi e liberi da non lasciarsi ricattare dalla paura e dalle minacce; solidi e strutturati, il contrario di molli insomma.        

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per la Chiesa Luterana mondiale.

     

    E…don’t forget 109° quadro della serie: “i 1000 quadri più belli del mondo”

     

    Cattura

    Leonardo da Vinci: Ultima cena. 1494-’98 affresco tempera su intonaco – Cm 460x88o refettorio s. Maria delle Grazie Milano.

     

    Leonardo da Vinci ha dipinto l’Ultima Cena nel Refettorio del convento di S. Maria delle Grazie per volere di Ludovico il Moro, in un arco di tempo che va dal 1494 al 1497.  L’artista non si è affidato alla tradizionale tecnica dell’affresco che impone la veloce stesura del colore sull’intonaco ancora umido, ma ha voluto sperimentare un metodo innovativo che gli consentisse di intervenire sull’ intonaco asciutto e, quindi, di poter tornare a più riprese sull’opera curandone i minimi particolari.  Purtroppo le sue intuizioni si rivelarono sbagliate e ben presto la pittura cominciò a deteriorarsi. Nel corso dei secoli si susseguirono molti restauri nel tentativo di salvare il capolavoro. Nel 1999, dopo oltre vent’anni di lavoro, si è concluso l’ultimo intervento conservativo che, grazie alla rimozione di tante ridipinture, ha riportato in luce quanto restava delle stesure originali.  

     

    Nella sua straordinaria ultima cena che rompe con tutte quelle che erano state precedentemente dipinte (cfr. ad es. la cena di Andrea del Castagno 1450) Leonardo vuole rappresentare non solo il fatto in sé, ma soprattutto le emozioni di Gesù e degli Apostoli: per lui è molto importante illustrare i “moti dell’animo”: Lo bono pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l’homo e il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile perché s’ha a figurare con gesti e movimenti delle membra. Per questo decide di rappresentare il momento successivo alle parole di Gesù: “Uno di voi mi tradirà”. È il momento più drammatico della Cena: ogni apostolo si domanda e domanda chi può essere il traditore. Leonardo si concentra sull’effetto che le parole di Gesù provocano. Per la descrizione usiamo una copia del Giampietrino (1520). Gesù occupa il centro della scena ed appare calmo e solenne (si noti la forma triangolare dell’immagine incorniciata dalla finestra) ma anche isolato rispetto al tumulto che le sue parole hanno provocato. Gli apostoli sono disposti da Leonardo metà a destra e metà a sinistra in gruppi di tre che dialogano animatamente fra loro. Da sinistra:

     Cattura2

    il 1° gruppo è formato da tre personaggi in piedi:

    1) Bartolomeo che ha le mani sul tavolo e tende con il corpo verso Cristo: dà l’impressione non voler credere alle terribili parole che ha sentito e chiede la conferma. 

    2) Giacomo Minore poggia la mano sul braccio di Andrea e con l’altra tocca la spalla di Pietro, nel gruppo successivo. 3) Andrea sta fermo al suo posto e solleva in alto le mani

    con i palmi rivolti all’esterno, come se volesse allontanare da sé i sospetti. Nel secondo gruppo troviamo Pietro, Giuda e Giovanni. 1) Giovanni, uomo di carattere tranquillo, ascolta in silenzio le parole che Pietro gli sussurra all’orecchio; 2) Pietro ha in mano un coltello e reagisce con rabbia alle parole di Cristo. 3) Giuda, sebbene sia in mezzo agli altri, appare però isolato, con il gomito destro poggiato sul tavolo.

     

     

    3°gruppo: Tommaso Filippo, Giacomo Maggiore.

    1. Giacomo, seduto allarga le braccia: vuole dimostrare che non ha niente da nascondere.  2. Tommaso, col dito teso, si rivolge a Cristo: caratteristico il suo mettere in dubbio le parole altrui. 3. Filippo è in piedi, le mani sul petto in segno di innocenza. Tutti rivolti a Gesù. 4° gruppo: Matteo, Simone e Taddeo:

     5

    nessuno guarda verso il Cristo impegnati come sono a individuare il colpevole e a fugare i sospetti da sé. 1) Matteo tende le braccia verso Cristo, ma i busto ed il viso sono rivolti all’indietro, verso 2) Simone (tra i due) e Taddeo, come per comunicare la sua angoscia; 3) Taddeo è rappresentato con le mani aperte verso l’alto, per manifestare la sua meraviglia. La vicenda è ambientata in una stanza rischiarata dalle finestre sul retro e con l’illuminazione frontale da sinistra che corrispondeva all’antica finestra del refettorio. Gesù è l’asse centrale della scena non solo delle linee architettoniche (evidenti nella fuga di riquadri scuri ai lati, forse arazzi), ma anche dei gesti e delle linee di forza degli apostoli. Ogni particolare è curato con precisione e le pietanze e stoviglie presenti sulla tavola bilanciano la composizione. Dal punto di vista geometrico l’ambiente, pur semplice, è calibrato. Attraverso elementari espedienti prospettici (la quadratura del pavimento, il soffitto a cassettoni, gli arazzi alle pareti, le finestre del fondo e la posizione della tavola) si ottiene l’effetto di sfondamento della parete del dipinto, tale da mostrarlo come ambiente nell’ambiente del refettorio, una sorta di raffinato trompe l’oeil. Sulla parete di fronte al cenacolo vinciano è rappresentata la macchinosa crocifissione del Montorfano: basta un confronto anche rapido per capire la grandezza di Leonardo.  

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    Cattura

     

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