mercoledì 25 settembre ’19

     

     

    Proverbio del giorno (proverbio giapponese)

    Alla prima coppa, l’uomo beve il vino; alla seconda, il vino beve il vino; alla terza, il vino beve l’uomo.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (don Primo Mazzolari)

    Cristo, so di essere amato per la mia povertà e sento il bisogno di amare per ciò mi viene ogni giorno perdonato. Credo nel dono della libertà, che illumina ma non costringe. So di portare dentro la presenza, il fermento di una speranza che va al di là della brevità della nostra giornata. Sento che la vita è un dovere, è un costo, è un impegno, la vita bisogna guadagnarsela. Aiutami a mettere un attimo di silenzio e raccoglimento nella mia giornata: un po’ di coraggio per rimanere fedele all’impegno quotidiano e alimentare la lampada della speranza, senza la quale non è possibile vivere. Amen

     

    Sergio di Radonezh (1322-1392)

    fu il più grande leader spirituale e riformatore monastico della Russia medievale e insieme a Serafino di Sarov è il più venerato fra i santi russi. Di famiglia contadina, a vent’anni inizia un’esperienza di eremitaggio insieme al fratello Stefano nella vicina foresta: presto altri si uniscono a loro e nasce così il monastero della SS. Trinità (Troice Lavra) importante centro di spiritualità russo meta di pellegrinaggi del mondo ortodosso.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio Luca 9,1-6

    Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell’ uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi». Allora partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando la buona novella e operando guarigioni. 

     

    Riflessione Del Giorno (Favole di Tolstoj)

    Un povero contadino era rimasto senza grano. Pensò di chiederne al padrone e per non presentarsi a mani vuote, arrostì un’oca e gliela portò. Il padrone accettò il dono e disse: “Grazie, ma non so come spartirla con mia moglie, due figli e due figlie. Come dividerla senza far torto a nessuno? Rispose il contadino: “Te la spartirò io”. Tagliò la testa dell’oca e disse al padrone: “A te la testa, che sei il capo di casa”. Poi tagliò la parte posteriore e l’offrì alla padrona. “A te che stai seduta a vigilare sulla casa, il sedere”. Poi tagliò le zampe e le diede ai figli: “A voi le zampe, affinché seguiate le orme di vostro padre”. E alle figlie le ali: “Perché volerete via di casa”. “Il resto lo prendo io!”. Il padrone rise e diede al contadino grano e denaro. Un altro contadino, venuto a conoscenza de fatto, arrostì cinque oche e le portò al padrone il quale disse: “Grazie delle oche, ma io ho moglie, due figli e due figlie: siamo in sei. Come potrò spartire in parti uguali le tue oche?” Il contadino pensò, ma non gli venne in mente nulla. Allora il padrone mandò a chiamare il contadino povero e gli chiese di far la spartizione. Egli prese un’oca e la diede al padrone e alla padrona dicendo: “Eccovi in tre, compresa l’oca”. Ne diede un’altra ai figli: “E anche voi siete tre”. Un’altra alle figlie: “E pure voi siete tre”. Infine prese per sé due oche restanti e disse: “Ecco, anche noi siamo in tre: io e le due oche. Tutto è a posto”. Il padrone rise, diede al contadino povero grano e denaro, e mandò via l’altro. 

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i sacerdoti perché siano fedeli testimoni di Gesù Cristo.

     

    Don’t forget!

    L’11-3-1841 Angelo Ercole Menni nacque a Milano da Luigi e Luisa Figini, quinto di 15 fratelli. Il padre gestiva un modesto negozio, grazie alle cui entrate la famiglia poteva sfuggire alla miseria; una famiglia nella quale si recitava il Rosario ogni sera, si aiutava i poveri e si frequentava i sacramenti. A 17 anni dopo un breve periodo di lavoro in banca, matura la decisione di donare la sua vita a Dio nella carità. Diventa barelliere per trasportare i feriti che arrivano dal fronte di Magenta a Milano in treni speciali, all’ospedale Fatebenefratelli, la conoscenza dei quali è decisiva. Il 1° maggio 1860 entra nel noviziato dell’ospedale di S. Maria d’Araceli a Milano, qualche giorno dopo riceve l’abito e cambia nome in Benedetto, dopo 1 anno emette i voti semplici e dopo 3 emette la professione solenne.

    Personaggio della settimana:

    I santi della carità

    S. BENEDETTO MENNI 

    (1841 – 1914)

    Frequenta gli studi filosofici e teologici prima nel Seminario di Lodi e poi nel Collegio Romano ed è ordinato prete nel 1866. Il Generale P. Giovanni Maria Alfieri, si rese conto che aveva a portata di mano chi gli occorreva per restaurare in Spagna l’Ordine dei Fatebenefratelli. Il giovane frate a 26 anni è ricevuto in udienza dal Papa Pio IX, che lo invia in Spagna: all’inizio non fu certo facile poiché in Spagna erano stati soppressi tutti gli ordini religiosi e Benedetto trovò ostacoli anche all’interno della chiesa, ma non si scoraggiò ed iniziò la sua attività costruendo un ospedale pediatrico.

    Espulso più volte dalla Spagna, vi faceva ritorno da clandestino e una volta rientrò da Gibilterra dopo essere passato per il Marocco. Fu infaticabile infermiere insieme ai suoi confratelli durante la guerra civile e, nominato Provinciale, rimase in carica per 19 anni consecutivi. Nel 1903 l’Ordine contava in Spagna, Portogallo e Messico 15 case fondate da lui: 4 ospedali ortopedici per bambini; 6 ospedali psichiatrici per uomini; una colonia agricola per l’ergoterapia dei malati mentali; un ospedale per epilettici; un gerontocomio; una casa di riposo per sacerdoti, una scuola per bambini poveri e un collegio per orfani poveri. Nel 1881 fondò la Congregazione Suore Ospedaliere del S. Cuore di Gesù. Nel 1905 partecipa a Roma, ad un Capitolo Generale dell’Ordine. Dovette subire accuse di ogni genere anche infamanti: persino il tribunale vaticano del S. Uffizio fu costretto ad ammettere di non doversi tenere “conto alcuno” delle accuse. Accusato e accerchiato, all’interno dell’Ordine, da un gruppetto di avversari, influenti ed intriganti, non si difese, ma presentò le dimissioni da Superiore Generale, dopo poco più di un anno dalla nomina: era nel 1912. A Parigi soffrì un attacco di paresi e morì a Dinan la mattina del 24-4-1914. Fu proclamato beato il 23 giugno 1985; papa Giovanni Paolo II lo ha canonizzato il 21 novembre del 1999 a S. Pietro in Vaticano. Il suo corpo riposa nella cappella dell’ospedale di Ciampozuelos.

     

    nell’immagine un dipinto di Joaquin Sorolla

     

     

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