lunedì 20 settembre ’21

     

    25a Settimana del tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno (di M. Teresa di Calcutta)

    Il male mette le radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore degli altri.

     

    Preghiera del giorno

    Signore, altro è dire nelle ore buone: ” Sono pronto a quel che Dio vorrà”, altro è l’esser pronti davvero quando viene la croce.

    Allora, spesso, il cuore è fiacco e timoroso, e i buoni propositi se ne vanno in fumo. Aiutami a star saldo, quando sarà necessario.

    Forse la croce è già qui o molto vicina. In qualsiasi momento venga, voglio esser pronto. Fammi forte e generoso, che io non mi lamenti e non indietreggi dinanzi all’inevitabile.

    Voglio fissare coraggiosamente lo sguardo e riconoscere in esso la volontà del Padre. Dammi la fiducia che anche la sofferenza sarà per il mio bene e dammi la forza di accoglierla. Raggiunto questo, il più sarà superato. Amen.

     

    Santo del giorno

    SANTI MARTIRI COREANI. L’azione dello Spirito Santo con l’apostolato di un generoso manipolo di laici è alla radice della Chiesa di Dio in terra coreana.

    Il primo germe della fede cattolica, portato da un laico coreano nel 1784 al suo ritorno in Patria da Pechino, fu fecondato sulla metà del secolo XIX dal martirio che vide associati 103 membri della giovane comunità.

    Fra essi si segnalano Andrea Kim Taegon, il primo prete coreano e l’apostolo laico Paolo Chong Hasang. Le persecuzioni che infuriarono in ondate successive dal 1839 al 1867, anziché soffocare la fede dei neofiti, suscitarono una primavera dello Spirito a immagine della Chiesa nascente.

    L’impronta apostolica di questa comunità dell’Estremo Oriente fu resa, con linguaggio semplice ed efficace, ispirato alla parabola del buon seminatore, dal presbitero Andrea alla vigilia del martirio. Papa Giovanni Paolo II nel suo viaggio in Corea il 6 maggio 1984 iscrisse i martiri coreani nel calendario dei santi.

     

    La Parola di Dio del giorno Luca 8,16-18

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

    Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
    Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

     

    Riflessione del giorno (Frammenti di vita)

    “Non tutto il male vien per nuocere” dice il proverbio e che sia vero lo conferma quel che è successo in questo periodo al Patronato: in poco più di un mese ben 50 ospiti hanno trovato lavoro.

    Ma dire trovato è inesatto: infatti non sono stati loro a cercare gli imprenditori, ma gli imprenditori a cercare loro…e si tratta di un fenomeno inedito e insieme il segnale che la crisi provocata dalla pandemia è (o almeno sembra) finita.

    Sta di fatto che rispetto agli inizi del 2020 il numero degli occupati è aumentato dal 50 all’85% e di quelli in attesa di permesso di soggiorno è diminuito dal 30 al 15%.

    Il perché è presto detto: se il datore di lavoro chiede a un giovane africano se è disposto a lavorare nel weekend, lui risponde “Of course!”. “E di notte?”. “No problem”. “E i turni?”. “Ok!”.

    Insomma va bene tutto, pur di ottenere un regolare contratto, uno stipendio sicuro e la certezza di aiutare la famiglia di origine e di progettare il futuro da noi.

    Il che ha provocato altri due fenomeni inediti e positivi: sta aumentando non solo il numero di chi, dopo anni, può tornare al suo paese a visitare la famiglia, ma anche di chi vuol lasciare il Patronato “perché -dice con una punta di orgoglio- adesso sono in grado di pagare un affitto e posso finalmente pensare a metter su la mia di famiglia”.       

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché il Signore purifichi il cuore da arroganza ed egoismo e lo riempia di premura con tutti.

     

    Don’t forget! Foto storiche

    Era il 14 novembre 1951 quando il Po ruppe gli argini prima a Paviole di Canaro e poi a Malcantone di Occhiobello.

    Non erano ancora scoccate le 8 di sera e le acque fangose del grande fiume con la loro violenza devastatrice sommersero tre quarti del Polesine.

    Il bilancio tragico: 84 le vittime del camion della morte. Altre tre persone decedute per altri motivi. Migliaia di capi di bestiame annegati. Case distrutte. Chilometri e chilometri di strade rese impraticabili. Danni immensi che si aggiungevano a quelli causati dall’ultimo conflitto mondiale.

     

     

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