lunedì 23  dicembre ’19

     

    Antifona novena di Natale

    “O Emmanuel, nostro re e legislatore, speranza delle genti e loro Salvatore: vieni e salvaci, Signore, nostro Dio”.

    Iniziamo la Giornata Pregando

    O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l’obbedienza del Verbo venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode. Per Cristo nostro Signore…

     

    GIOVANNI DA KETY (CANZIO) SACERDOTE

    Nato a Kety cittadina polacca a sud ovest di Cracovia nel 1390, intraprese gli studi con risultati brillanti. Docente di filosofia a 27 anni, fu ordinato prete, continuando a insegnare per alcuni anni. Ricevuto l’incarico di parroco, si fece ammirare come modello di pietà e carità. Nel 1440 riprese la docenza a Cracovia contribuendo all’educazione del principe Casimiro. Morì durante la Messa della vigilia di Natale del 1473. Docente e amico degli ultimi, la gente lo considerò santo ricordando le sue lezioni di amore tra i malnutriti e i malati.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Luca 1,57-66)

    Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.

    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

     

    La riflessione del giorno (Natale: riflessione di Matta el Meskin)

    Cristo, fratelli, è figlio dell’amore e dall’amore non può che nascere l’amore. Cristo è merce d’amore a prezzo stracciato, esposta nel mercato di un mondo stracolmo di troppi altri amori. Molti passano e gettano uno sguardo a questa merce ma non trovano in essa nulla che seduca i loro istinti di godere e possedere e preferiscono a essa l’amore di una donna, di un figlio, di una figlia, del denaro, della reputazione, della fama, della gloria egemonica dell’ego. Sottovalutano, così, l’amore di Cristo e non onorano la volontà del Padre svelata in quest’amore. Costoro sono quelli di cui è stato detto che disdegnano lo spirito della grazia ritenendo il sangue con il quale si sono santificati al pari delle attraenti sozzure di questo mondo. Nel correre dietro al desiderio di possessione e di vanagloria finiscono per calpestare il Figlio di Dio. Coloro che hanno acquistato questa merce a buon mercato, spregevole agli occhi del mondo, accogliendo il Figlio, facendo dell’amore di Cristo il loro unico scopo; coloro che hanno accettato di pagare il prezzo di quest’amore non dico con i loro soldi, né con la loro dignità, né con il loro corpo ma con la loro stessa vita per intero, gustando ogni difficoltà e ritenendo ogni umiliazione un prezzo piccolo da pagare per amore di Cristo, quell’amore gratuito per il quale non si chiede nulla in cambio; costoro otterranno da Dio potere di considerarsi suoi figli, poiché, amando il Figlio di Dio, hanno meritato di essere come lui davanti al Padre.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché il Natale rinnovi in noi la fede, speranza e carità. 

     

    Don’t  Forget! – Le 100 immagini che hanno cambiato il mondo

    QUANDO LA GUERRA LASCIÒ IL POSTO AL NATALE – 25 DICEMBRE 1914

    Durante la prima guerra mondiale, il 24-12-1914 nelle Fiandre si compì un miracolo. Con la fine della 1.a battaglia di Ypres cessavano le operazioni belliche sul fronte occidentale e migliaia di soldati deposero le armi per lasciare posto agli auguri natalizi. In questo primo anno della Grande Guerra, il numero complessivo di morti, feriti e dispersi era già salito a un milione. Oltre 700 Km di trincee, dal mare del Nord fino alle Alpi, dividevano gli eserciti francese e inglese da una parte e quello tedesco dall’altra. Il 24 dicembre 1914 nulla lasciava presagire quello che sarebbe successo. Tuttavia il giorno della Vigilia, da una trincea all’altra i soldati iniziarono a intonare canti natalizi scambiandosi gli auguri.

    Alcuni soldati tedeschi accesero candele sui parapetti delle trincee e addobbarono un albero di Natale. In quei giorni le armi tacquero e improvvisamente “scoppiò la pace” tra i popoli europei belligeranti. Inizialmente la tregua era stata intesa dai comandi degli eserciti come un’occasione per recuperare nella “terra di nessuno” tra le due linee, i numerosi corpi dei compagni caduti, ma ben presto i soldati passarono a scambiarsi doni, viveri, bevande e indumenti. La “pace” durò pochi giorni; la guerra sarebbe durata ancora quattro anni, ma quella tregua rimase come un miracoloso intermezzo e testimoniò la forza del messaggio di Natale anche in piena guerra.

     

     

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