martedì 12 febbraio ’19

    5a Settimana del Tempo Ordinario

     

     

    nell’immagine un dipinto di George Grosz 

     

     

    Proverbio del Giorno (Buddha)

    “Se si confrontano il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non per la forza, ma la perseveranza”

     

    Preghiera del giorno (Preghiera per gli educatori)

    O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore, fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

     

    49 MARTIRI DI ABITENE

    Nel 304 ad Abitene nell’attuale Tunisia: durante la persecuzione di Diocleziano, essendosi i cristiani come di consueto radunati per l’eucaristia domenicale nonostante il divieto imperiale, furono arrestati dai magistrati della colonia e dal presidio militare; condotti a Cartagine e interrogati dal proconsole Anulino, pur tra le torture tutti si professarono cristiani, dichiarando di non poter tralasciare la celebrazione del sacrificio del Signore (“sine dominico, non possumus”); per questo versarono in diversi luoghi e tempi il loro sangue.

     

    La Parola di Dio del giorno (Mt 5,17-37)

    Si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate -i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame – i farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E aggiungeva: «Siete veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece andate dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

     

    BREVE COMMENTO AL VANGELO

    La preghiera, è un cuore a cuore con Dio…Prega e spera. Non agitarti; l’agitazione non giova a nulla. Dio è misericordioso e ascolterà la tua preghiera. La preghiera è la nostra migliore arma: è la chiave che apre il cuore di Dio. Rivolgiti a Gesù non tanto con le labbra, ma con il cuore.

     

    Riflessione del Giorno (Frammenti di vita)

    Nato in Egitto da papà inglese e mamma napoletana, ha interpretato la sua vita come un’avventura nello spirito del “cogli l’attimo”, arrivando spesso al limite, ma con l’accortezza di fermarsi sempre un passo prima dell’abisso. Raggiunta la terza età, era approdato al Patronato: del resto la modesta pensione col piccolo contributo dell’invalidità, non gli lasciavano molte altre chances…Ma pur così non mai ha rinunciato a quel modo giovanile di vivere libero e trasgressivo che alla sua età lo aveva fatto diventare bersaglio dell’ironia e degli scherzi da parte degli altri ospiti. Per arrotondare le scarse entrate si era deciso a dare lezioni d’inglese per gli italiani e d’italiano per gli africani e aveva esposto un cartello: “Si danno lezioni di inglese e italiano. Prezzi convenienti. Telefonare all’ora dei pasti” con tanto di nome, numero di stanza e cellulare. Naturalmente nessuno aveva chiamato e pochi giorni dopo sotto il cartello bilingue il nostro trovò scritto: “Dopo attenta verifica e opportuna indagine, le garantiamo che potrà continuare a mangiare i suoi pasti in tutta tranquillità, senza che nessuno la disturbi. Distinti ossequi”.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti i malati, gli infermi, i sofferenti e per chi si dedica alla loro cura.

     

    Don’t Forget! – 253° DE “I 1.000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO”

    Quando dipinge il “Cardellino” il pittore olandese CAREL FABRITIUS (1622-1654) ha lasciato Amsterdam e lo studio di Rembrandt, di cui è stato uno degli allievi più promettenti.

     

    CAREL FABRITIUS: IL CARDELLINO 1654 – Olio su tela – 33 x 18 cm – Museo MAURITSHIUS – L’AIA – OLANDA

    La voglia di far carriera e le vicende della vita (ha perso la prima moglie e due figli) lo portano a Delft, città ricca di commerci e di collezioni d’arte. Là si iscrive alla corporazione dei pittori e, ambizioso com’è, conquista una buona reputazione. Da Rembrandt ha appreso l’uso di un colore fluido e di una pennellata veloce, ma anche l’insegnamento di “seguire sempre la natura” continuando ad analizzare la realtà in ogni aspetto. Come in questo piccolo dipinto, dove la novità sta nel soggetto: per la prima volta nella pittura olandese, il pittore fa il ritratto di un piccolo uccellino, a cui solo una catenella impedisce di volare: un cardellino di quelli costretti allora nelle case a far da giocattolo per i bambini. Fabritius restituisce, con rapide pennellate, l’immagine dell’uccellino, puntando sugli effetti della luce e di piccoli brillanti tocchi di colore.

    Con sapiente uso della prospettiva, conferisce alla composizione, l’effetto di un quadro finito, anche se forse era lo sportello di un armadio o di una boiserie. Quello che conta per lui è far assumere a un soggetto “banale” la dignità di una grande opera che possa essere firmata. L’attenzione di Fabritius si posa, quasi con rispetto, sul cardellino che occupa la scena da protagonista e non è più confinato nelle parti marginali di un episodio sacro o profano.  La sua è pittura essenziale, affettuosa e partecipe, resa più veritiera dall’ombra sulla parete e dai riflessi luminosi del legno del trespolo.  Mentre il cardellino spicca sul candido muro un po’ sbrecciato che fa pensare a un quadro di Vermeer, di cui Fabritius sarebbe stato forse il precursore. L’atmosfera intima e commossa della composizione fa sì che quell’uccellino impaurito e prigioniero sembri diventare il simbolo stesso della fragilità, ma anche della crudeltà della vita.  Nell’anno del dipinto, il 1654, una mattina d’ottobre, l’esplosione di una polveriera scuote tutta Delft.  Il gigantesco incendio che ne segue distrugge il quartiere nord-est della città, con le sue case modeste, le sue dimore signorili e le sue chiese. Tra le macerie fumanti si contano più di 500 morti: tra questi Carel Fabritius. Nella sua bottega, divorata dalla fiamme, sono andati perduti, con i suoi sogni e alle sue speranze, tutti i dipinti che stava realizzando. Aveva solo 32 anni.

     

     

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