mercoledì 23 dicembre ’20

     

     

     IVa Settimana di Avvento

     

     

    Antifona novena di Natale

    “O Emmanuel, nostro re e legislatore, speranza delle genti e loro Salvatore: vieni e salvaci, Signore, nostro Dio”.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l’obbedienza del Verbo venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode. Per Cristo nostro Signore…

     

    GIOVANNI DA KETY (CANZIO) SACERDOTE

    Nato a Kety cittadina polacca a sud ovest di Cracovia nel 1390, intraprese gli studi con risultati brillanti. Docente di filosofia a 27 anni, fu ordinato prete, continuando a insegnare per alcuni anni. Ricevuto l’incarico di parroco, si fece ammirare come modello di pietà e carità. Nel 1440 riprese la docenza a Cracovia contribuendo all’educazione del principe Casimiro. Morì durante la Messa della vigilia di Natale del 1473. Docente e amico degli ultimi, la gente lo considerò santo ricordando le sue lezioni di amore tra i malnutriti e i malati.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Luca 1,57-66)

    Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.

    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

     

    La riflessione del giorno (Natale: Clemente Rebora)

    L’infanzia eterna di Dio: tutto nasce e invecchia e va in polvere, tranne Dio che è sempiterna natività ineffabile, manifestata per noi e a noi da Gesù Bambino: il Suo Santo Natale è il tono giusto di ogni vita vera, spirituale: occorre incessantemente riportarci e intonarci là e a quel là per cantare lodi e benedizioni in gloria di Dio, vivendo Cristo, sempre in culla e in braccio della SS. Vergine. Ma si deve intanto crescere. E questo importa: svolgere e fruttificare quella divina infanzia. Ma perché Dio nasca bimbo sulla terra – nel nostro fango – occorre esser poveri non aver nulla né voler nulla del mondo, consci con vagito del nostro niente peccatore, sentirci con volontà ardente e amante umiliati e umili, d’anima e di corpo, invocando che la sublime freschezza soavissima della grazia di Gesù Bambino ci avveri nella santa ubbidienza in umiltà e penitenza, tutta già scoppiante dentro di gloria in excelsis Deo! O Gesù Bambino, da Maria, presente Giuseppe, ch’io sia neonato ex hoc nunc et usque in saeculum vostro, con voi, puro e puro e puro, in te e te, Gesù Bambino! E mentre ci è già dato il segno, della gloria eterna, intanto dobbiamo sostenere l’umiliazione della croce sulla terra. E nascondere il segreto, di Dio, in una vita comune, fin che venga l’ora di spenderci e consumarci. «Dio, che è, opera attraverso chi non è».

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché il S. Natale segni non la terza ondata del covid19, ma la ripartenza per una vita libera da pandemie e paure 

     

    Don’t Forget! – Santi e beati della carità

     

    PETER FRIEDHOFEN nacque a Weitersburg in Germania, il 25 febbraio 1819, sesto di sette figli; aveva appena un anno quando morì il padre e a nove anni rimase orfano anche della madre; come orfano, egli dovette conoscere personalmente già nella sua infanzia il dolore e la necessità materiale. La sua casa paterna e la patria renana gli trasmisero una profonda religiosità, soprattutto una fervida venerazione per l’immacolata Vergine Maria.

    Già al tempo del suo addestramento professionale egli era animato da grande ardore apostolico. Riunì giovani di idee affini intorno a sé nell’associazione di S. Luigi per spronarli a una vita devota secondo il Vangelo. In questo apostolato dei giovani, nella ricerca della santità personale e nella sollecitudine e nel soccorso al prossimo bisognoso, maturò a poco a poco la sua vocazione religiosa che si sviluppò pienamente nella fondazione della sua congregazione i cui ideali sono: seguire Cristo il più da vicino possibile, condurre gli uomini a Cristo, infondere l’amore a Maria nel cuore degli uomini e servire i malati con amore cristiano. All’età di trent’anni decise quindi di dedicare totalmente la sua vita a Dio e al servizio agli ammalati. Egli stesso, povero e debole di salute, abbandonò la sua professione di spazzacamino per tentare un nuovo inizio a partire dalla sua convinzione religiosa e dal suo ardente amore per il prossimo.

    Egli vide il bisogno di uomini sradicati, malati e bisognosi d’aiuto e riconobbe la sua vocazione apostolica e caritativa. Così fondò, nel 1850, la Congregazione dei Fratelli della misericordia di Maria Ausiliatrice col compito di servire Dio nei poveri, nei malati e negli anziani. L’opera della fondazione del suo ordine fu accompagnata da grandi difficoltà e prove nelle quali il beato Pietro Friedhofen si rivelò uomo di fede e di fiducia incrollabili nella Provvidenza di Dio e nell’aiuto di Maria Santissima. In questa sovrannaturale sorgente di forza si fondavano la sua straordinaria risolutezza e costanza, grazie alle quali, nonostante la malattia fisica in continuo peggioramento, realizzò il suo proposito e diede forma e direttiva spirituale al suo Ordine nel servizio al prossimo dettato dall’amore. Morì a Coblenza il 21 dicembre 1860, a soli 41 anni, ma la sua semina, tra molte prove e sacrifici personali, porta ricchi frutti ben oltre la sua morte prematura fino ai nostri giorni; oggi i Fratelli della misericordia operano in diversi Paesi d’Europa, in Brasile e in Malesia. E il B. Pietro Friedhofen a giusto titolo potrebbe essere considerato il patrono degli spazzacamini. 

     

     

     

     

     

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