mercoledì 30 ottobre ’19

     

     

    Proverbio del Giorno

    «Gli dei aiutano l’uomo che non sta coricato sul dorso (Cina)»

     

    Iniziamo La Giornata Pregando

    O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. Per il nostro Signore…Amen.

     

    Angelo d’Acri

    Frate cappuccino Nato nel 1669 ad Acri, Luca Antonio Falcone ebbe un cammino vocazionale travagliato. Entrò e uscì dal noviziato cappuccino, ma finalmente venne ordinato sacerdote nel 1700. Esercitò il suo apostolato come predicatore in tutto il Sud per 40 anni. Era conosciuto come l’«Angelo della pace». In vita e dopo la morte, avvenuta nel 1739, compì numerosi miracoli. Il suo corpo è venerato nella basilica di Acri, a lui dedicata

     

    Vangelo del giorno Luca 13,22-30

    Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ecco, alcuni tra gli ultimi saranno primi e alcuni tra i primi saranno ultimi».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Frammenti di vita)

    Quando si è pressati da necessità e bisogno è difficile mettere in atto comportamenti di generosità e gratuità, ma a volte succede e allora si sperimenta con soddisfazione come gli sforzi messi in atto per creare atteggiamenti solidali non siano stati vani. Così è successo qualche settimana fa, quando un gruppetto di ospiti africani ha deciso che il mercoledì diventasse “day of volunteering”, il giorno del volontariato cioè del servizio alla comunità che li ospita. La decisione è stata presa senza che nessuno chiedesse loro in modo esplicito di farlo. Molti penseranno che una scelta del genere sia il minimo che ci si debba aspettare da gente che riceve ben più di quanto non dia, ma non si tratta affatto di un comportamento scontato. Così quando di mattino il cortile interno si anima di giovani con ramazza e paletta che lo lasciano pulito e ordinato, sappiamo di non aver lavorato invano. Quando poi alle 17,00 dello stesso giorno per la settimanale adorazione al Santissimo una dozzina di africani si aggrega allo striminzito numero di presenti italiani e preghiamo insieme noi in italiano e loro in inglese, allora sperimentiamo davvero che il buon Dio non solo è presente, ma è felice di stare con noi.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché ci lasciamo incontrare, invitare e convertire dal Signore che ci cerca.

     

    don’t forget!

     

     

    I Santi della carità

    MONNA TESSA:

    UNA DONNA

    AL SERVIZIO

    DEI MALATI

    (m. 1327)

    Fu una domestica di casa Portinari; la tradizione fiorentina la vuole balia di Beatrice, la donna amata da Dante. La famiglia apparteneva al ceto mercantile e Folco di Ricovero fu uno dei più ricchi cittadini di Firenze del XIII secolo. Sposato con Cilia de’ Caponsacchi, padre di numerosi figli, come molti protagonisti di ascese economiche rilevanti, giunto alla fine della vita, dedicò parte dei suoi beni alla costruzione dell’Ospedale di S. Maria Nuova, il più antico nosocomio fiorentino. La fondazione avvenne negli anni 1285-1288; Folco si spense nel 1289.  Pare che l’ispiratrice di questa opera di carità sia stata la fantesca Tessa. Scarse sono le notizie su una figura femminile che suscita curiosità, a cominciare dal nome. Tessa è diminutivo di Contessa, titolo nobiliare di quella Matilde di Canossa, feudataria di Toscana, entrata ben presto nella leggenda. Alle bambine veniva dato spesso questo nome dal significato ben augurale: si faceva riferimento al potere straordinario esercitato dalla nobile signora ed alla fama raggiunta. Inoltre appare strano l’appellativo “Monna”, che sta per “madonna” e che di solito era riservato alle signore del tempo. Forse lo acquisì per la sua nobiltà di spirito. Le notizie sicure sono poche: Tessa si era sposata con Ture ed era rimasta vedova. Anche Folco aveva perduto la moglie: a Firenze c’erano molti malati e vi giungevano persone spesso in non buone condizioni di salute. Tessa cominciò a pensare a quanti soffrivano per strada, poveri, infermi, senza tetto. Nata nel 1350, giovane e piena di energia, terziaria francescana, attinse alla spiritualità del santo di Assisi. Servire i sofferenti, riconoscere nelle loro piaghe quelle di Cristo, dedicare interamente se stessi agli altri sono atteggiamenti in linea con il pensiero di Francesco. Da qui l’idea dell’Ospedale. Fu autrice di una vera rivoluzione nella prassi del tempo: con lei le donne diventarono personale fisso nell’Ospedale, posto che la cura dei degenti era di solito affidata a uomini. Folco accettò di buon grado. L’esempio di Tessa è contagioso e molte donne nobili la seguono: Margherita e Nuta de’ Caponsacchi, sorelle della moglie di Folco; Giovanna de’ Cresci e Antonia de’ Visdomini. Si tratta del primo nucleo delle Oblate, che diventeranno la Congregazione delle Suore Oblate Ospedaliere di S. Maria Nuova.  In quell’edificio le Suore hanno vissuto per 7 secoli, secondo la Regola francescana, senza prendere i voti, vivendo in una quasi clausura.  Una misericordia attiva, quella di Monna Tessa e delle sue seguaci, la cui vita si può sintetizzare in preghiera, azione concreta, dedizione totale alla sofferenza umana. La lapide di Tessa in Santa Maria Nuova ce la mostra anziana, forte, avvezza alla fatica. È ancora oggi una delle figure più amate dai Fiorentini.

     

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Aron Wiesenfeld

     

     

     

     

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com