venerdì 10 marzo ’17

    I.a Settimana di Quaresima

     

     

    Proverbio del Giorno (Sudan)

    Il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Signore Gesù, ricordiamo la tua Passione e Morte, dalle quali sono venute a noi il perdono e la Grazia. Ti offriamo la fatica e la lotta spirituale che oggi ci attendono. In particolare ti offriamo il piccolo sacrificio dell’astinenza dalle carni. Fa’ che, partecipando in terra alle tue sofferenze, meritiamo di essere con Te nella gioia del Paradiso. Amen

     

    Simplicio

    Nato a Tivoli, fu papa quando Odoacre nel 476 depose l’ultimo imperatore Romolo Augustolo. Contemporaneamente la Chiesa d’Oriente era travagliata dalle conseguenze dell’eresia monofisita, che sosteneva che in Cristo ci fosse solo la natura divina. Si hanno poche informazioni su di lui: prese netta posizione contro l’eresia anche nei confronti dell’imperatore d’Oriente Zenone, stabilì turni di presbiteri nelle principali basiliche cimiteriali restaurò e dedicò chiese a Roma.

     

    Parola di Dio del giorno (Mt 5,20-26)

    Gesù disse ai discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira col proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!» 

     

    Riflessione del giorno (S. Tommaso d’Aquino: l’Eucaristia)

    L’Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per farci partecipi della natura divina. Tutto ciò che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull’altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino. L’Eucaristia è il memoriale della passione, il compimento delle figure dell’Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché la nostra fede in Dio ci aiuti a combattere la tristezza e lo scoraggiamento

     

    163° quadro de “i mille quadri più belli del mondo”

     

    Il tema della caduta di Icaro, descritto da Ovidio, è trattato dal pittore fiammingo Pieter Brueghel il vecchio (1525-1569) con estrema originalità: l’episodio di Icaro è infatti relegato in un angolo del dipinto, in basso a destra: nelle acque vicino agli scogli, si notano due gambe scomposte che spuntano dal mare tra gli spruzzi e le piume. Non c’è nessun altro attributo come ad es. le ali di cera, a caratterizzare quello che dovrebbe essere il protagonista della scena. La maggior parte della tela è infatti occupata da una visione di Messina e dello stretto omonimo, arioso e inondato di luce, visto con una linea dell’orizzonte piuttosto alta che dà l’effetto “a volo d’uccello”. In primo piano un contadino sta arando il terreno con un cavallo al giogo, mentre un po’ più sotto un pastore, col suo cane, sta facendo pascolare un gregge di pecore. I due personaggi principali sono così immersi nelle proprie attività, da non rendersi conto dell’evento drammatico che si sta consumando alle loro spalle. Solo l’uomo accovacciato in basso sembra sporgersi verso il luogo della sciagura. Un veliero passa lì vicino e altre navi si trovano nell’ampia veduta marina, tra scogli e città di mare, sorte all’ombra di

    PIETER BRUEGEL IL VECCHIO, CADUTA DI ICARO 1558 ca. Olio su tavola 73 x 112 cm Musées Royaux Beaux-Arts, Bruxelles

     ripide montagne. Nel cespuglio a sinistra si scorge (il punto bianco presso il tronco dell’albero) il teschio di un uomo morto tra le frasche, allusione al proverbio fiammingo “nessun aratro si ferma perché muore un uomo”. Il tema stesso del dipinto, quello più profondo, sembra infatti ispirarsi a questa massima, leggibile in chiave didascalica, ma anche politica: per quanto si stia verificando un evento eccezionale, la vita e le fatiche della gente comune proseguono senza stravolgimenti. Così che caratteristico de La caduta di Icaro è il contrasto tra il suo valore drammatico, quasi straziante, incentrato sulla tragica fine di Icaro, che avviene nell’indifferenza generale, e la placida serenità della composizione, dei colori, della luce, delle figure e soprattutto del paesaggio su cui si apre la vista. Ecco, il paesaggio. Si direbbe proprio questo il vero protagonista dell’opera. Oltre la costa terrazzata, lo sguardo accelera tuffandosi nel mare, portandosi al largo della sponda tra isole e navi, città marine e promontori, fino all’orizzonte appena un po’ convesso così da aumentarne l’ampiezza, dove esplode la luce, che sfuma i contorni delle cose, ma senza fugare le ombre nascoste negli angoli più remoti, quelli dietro ai cespugli o in quel tratto di mare dove si consuma la tragedia. Le interpretazioni proposte per questo strano quadro sono numerose e diverse, da quella alchemica a quella politica, ma la più convincente sembra rimanere quella classica e in fondo la più evidente: l’opera tratterebbe il dramma cosmico dell’indifferenza del mondo per la sofferenza altrui, della meschina noncuranza generale nei confronti degli audaci tentativi di alcuni di elevarsi oltre i limiti riconosciuti.

       

     

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