giovedì 17 maggio ’18

    7a Settimana di Pasqua

     

    nell’immagine l’Annunciazione in un dipinto di Andrea Del Sarto

     

    Proverbio del Giorno

    Chi non vuol imparare a scrivere con il manico della penna, impari col manico della vanga.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Gesù, vieni in me e donami la grazia di essere pietra viva del tuo tempio. Dammi la volontà di partecipare alla vita della tua Chiesa per camminare insieme a te e ai fratelli senza nostalgie e con gli occhi aperti al futuro. Dammi la forza, o Gesù, di essere presente e partecipe ove si crea la vita, si realizza l’amore, si edifica la libertà, si amplia la giustizia, si fa splendere la verità, si allarga la speranza, così da contribuire alla nascita di un mondo unito, come tu sei unito al Padre e allo Spirito.

     

    Pasquale Baylon

    Nacque nel 1540 in Aragona. Di umili origini, sin da piccolo venne avviato al pascolo delle greggi: durante il lavoro si isolava per pregare. A 18 anni chiese di essere ammesso tra i francescani: respinto, non si perse d’animo e fu ammesso al noviziato nel 1564. L’anno dopo, fece la professione come fratello laico non sentendosi degno del sacerdozio. Vita caratterizzata da profondo amore per l’Eucaristia la sua, che gli valse il titolo di «teologo dell’Eucaristia». Morì nel convento di Villa Real, presso Valencia nel 1592.

     

    La Parola di Dio del giorno (Gv 15,1-8)

    Gesù così pregò: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.  Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.  E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». 

     

    BREVE COMMENTO AL VANGELO

    La solitudine non impedisce a nessuno di parlare al plurale, e la moltitudine dei fedeli può certo esprimersi al singolare. La potenza dello Spirito Santo che abita in ognuno dei fedeli e li avvolge tutti insieme, fa sì che ci sia una solitudine riccamente popolata e al tempo stesso una moltitudine che è una cosa sola. (S. Pier Damiani)

     

    Riflessione Per Il Giorno (La sapienza dei filosofi: Frasi famose)

    PRIMUM VIVERE, DEINDE PHILOSOPHARI: ha sentenziato Aristotele o Seneca o forse Hobbes…Si tratta di una frase latina citata generalmente quale richiamo a una maggiore concretezza e a una maggiore aderenza agli aspetti pratici della vita rispetto a quelli teorici. Chiunque abbia pronunciato per primo questa affermazione terra terra voleva dire che prima occorre pensare alla quotidianità della vita pratica, alla pancia, poi alla filosofia. Saggezza prosaica ma di indiscutibile buon senso nella sua concretezza. Ma l’uomo non è solo bisogno concreto, così che dopo essersi guadagnati la pagnotta, qualche pensiero più profondo occorrerà pure elaborarlo…A questo proposito il Vangelo è chiaro: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?”. E ancora: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”

     

    L’intenzione del giorno

    Per gli incaricati della stampa e della comunicazione: siano al servizio della verità e giustizia

     

    Don’t forget! – Personaggio della settimana

    SØREN AABYE KIERKEGAARD (1813-1855)

     

    Il filosofo danese, considerato padre dell’esistenzialismo, Søren Kierkegaard nasce a Copenaghen il 5-05-1813 e conduce una vita priva di eventi particolari: si allontana raramente dalla sua città natale e, dopo la morte del padre, eredita una cospicua somma che gli permette di dedicarsi ai suoi studi e di non dover lavorare per vivere. La sua vita appare segnata da una “paralisi”, un’incapacità di decidere tra le alternative che si presentarono, un’indecisione perenne che lo portano a identificarsi come “contemplativo” che osserva con distacco la vita sua e degli altri, più che a viverla. È lui stesso, nel suo Diario, a restituirci gli stati d’animo esagerati, che accompagnavano ogni possibile scelta da compiere. «Ciò che io sono è nulla, il che procura a me e al mio genio la soddisfazione di conservare la mia esistenza al punto zero, tra il freddo e il caldo, tra la saggezza e la stupidità, tra il qualche cosa e il nulla come un semplice forse», scriveva… Il pensiero di Kierkegaard è immerso nella cultura della Danimarca del tempo, permeata dall’ascendente di Hegel e dell’idealismo.

    Le caratteristiche della sua filosofia furono:

    1. L’esistenza: l’importanza assegnata all’esistenza concreta degli uomini. È il singolo, l’individuo di carne e ossa, con le sue esigenze e dubbi a costituire l’oggetto della sua ricerca. Kierkegaard abbandona ogni pretesa astrazione generalizzante, ogni necessità e si concentra unicamente sulle scelte e le opportunità della persona concreta.
    2. La possibilità: la centralità del criterio della possibilità, concepita come la caratteristica della vita umana. Per Kierkegaard è “possibilità-che-sì” ma anche, al tempo stesso, “possibilità-che-non”. Con ciò il filosofo intende dire che ogni scelta, ogni opportunità che si presenta all’uomo, impone sempre che se ne scartino altre. C’è un rischio ineliminabile in ogni opportunità esistenziale che porterà lo stesso filosofo all’immobilismo.
    3. La riflessione soggettiva e la storia: una rivalutazione della riflessione soggettiva, appassionata, in cui l’uomo viene inserito nel contesto in cui vive senza garanzie e senza sapere o sperare di poter percorrere una strada già segnata. La storia, secondo Kierkegaard, è il risultato dell’azione incerta, casuale e problematica dell’individuo.
    4. L’aut-aut: il credere che la vita, nel suo farsi, sia sempre caratterizzata da una scelta che obbliga a un “aut-aut” (che è anche il titolo della sua opera principale).

    Fragile di salute, nell’ottobre del 1855, dopo essere caduto per strada, Kierkegaard è ricoverato al Friedriks Hospital di Copenaghen, dove muore l’11 novembre all’età di 42 anni.

     

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