giovedì 23 luglio ’20

     

    nell’immagine un dipinto di Carl Frieseke

     

    XVIa Settimana tempo Ordinario

     

    Proverbio del giorno

    «La bugia più astuta dura solo una settimana (Giappone)»

     

    Iniziamo la giornata Pregando (preghiera)

    Signore, tu hai dato a tutti gli uomini diritti e dignità; non hai evitato le cose scomode; non hai respinto quelli che prendono di più di quello che danno. Tu incoraggi gli inquieti e rendi capaci di essere liberi. Aiutaci oggi a trattare tutti come tu tratti noi; facci vivere e donare la tua gioia e libertà. Amen.

     

    Brigida di Svezia

    Compatrona d’Europa, venerata per le sue «Rivelazioni», nacque nel 1303 nel castello di Finsta (Svezia), dove visse con i genitori fino a 12 anni. Sposò Ulf, governatore dell’Östergötland, dal quale ebbe otto figli. Cristo le avrebbe affidato il compito di fondare un nuovo ordine monastico, perciò nel 1349 lasciò la Svezia per recarsi a Roma e ottenere un anno giubilare e l’approvazione per il suo ordine. Rimase a Roma fino alla sua morte avvenuta nel 1373.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno Giovanni 15,1-8.

    Disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

     

    La riflessione del giorno (Bruno Ferrero)

    Una buona cristiana si presentò alla porta del Cielo. Era tutta intimorita, ma S. Pietro la ricevette cordialmente, cercò di rassicurarla, ma le disse serio: “Per entrare in Paradiso, ci vogliono cento punti”. La brava donna cominciò a elencare: “Sono stata fedele a mio marito per tutta la vita. Ho educato cristianamente i miei figli; non ci sono riuscita tanto, ma ho fatto tutto quel che ho potuto. Sono stata catechista per 22 anni, ho fatto volontariato per le Missioni e ho dato una mano alla Caritas. Ho cercato sempre di sopportare le persone che mi stavano accanto, soprattutto il parroco e i miei vicini di casa”. Quando si fermò a tirare il fiato, S. Pietro le disse: “Due punti e mezzo”. Per la donna fu un pugno nello stomaco. Riprovò: ” E…Ah sì! Ho assistito i miei vecchi genitori. Ho perdonato a mia sorella che mi faceva la guerra per via dell’eredità…e…ecco! Non ho mai saltato una Messa la domenica, eccetto che per la nascita dei miei figli. Ho anche partecipato a dei ritiri e alle conferenze quaresimali. Ho recitato sempre le preghiere e il rosario nel mese di Maggio…” S. Pietro le disse: “Siamo a tre punti”. La donna si demoralizzò. Come poteva arrivare a cento punti? Aveva detto l’essenziale e le riusciva difficile trovare ancora qualcosa. Con le lacrime agli occhi e la voce tremante, disse: “Se è così, posso contare solo sulla misericordia di Dio!”. “Cento punti!” esclamò S. Pietro.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché impariamo a fare bene il possibile, affinché Dio faccia in noi l’impossibile.

     

    Il ricordo e il grazie…

    Vittorio Lizzola

    Morto il 14 marzo 2020 a Ranica

    Dicevi Tito agli appassionati di bocce, e tutti pensavano a lui: Vittorio Lizzola, il vero «highlander» del boccismo bergamasco. Un binomio imprescindibile, Tito e le bocce, un’accoppiata che aveva il sapore dell’eternità e che invece si è sciolta per la scomparsa di Vittorio Lizzola. In maggio il mondo dello sport era pronto a festeggiare i suoi 80 anni – 73 dei quali trascorsi sulle corsie di gioco e invece lo piange, portato via da venti giorni di febbre. Dopo la famiglia – la moglie Anna, i figli Gaudenzio e Domizia, la pronipote Penelope – le bocce erano il grande amore di Tito che a una discreta carriera da giocatore ha unito una splendida carriera da dirigente. La Tito Bocce di Ranica, la sua ultima creazione, è un vero tributo a una passione ampiamente corrisposta dai molti successi ottenuti e dalla Stella d’argento al merito sportivo. In una pubblicazione del 2017 per i 70 anni di attività sportiva Tito si raccontava: «Abitavamo vicino alla trattoria Melocc, dove c’era un campo all’aperto. Avevo 7-8 anni e dopo la scuola, con i compagni, si andava a giocare là. La mia prima tessera all’età di 21 anni, con l’Albinese; il giorno delle nozze mi sono fatto fotografare con le bocce in mano. Dopo il pranzo a Nembro, abbiamo fatto il “viaggio di nozze” ad Albino, per raggiungere i campi di gioco». Dalle società di tutta la provincia sono arrivati messaggi di cordoglio per uno che ha davvero contribuito a scrivere la storia delle bocce bergamasche.

     

     

     

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