Lunedì 21 marzo 2022

     

    3.a Settimana di Quaresima

     

    Aforisma del giorno di Leon Bloy

    “Il sangue dei poveri, è il denaro; in vita e in morte. Riassume in modo espressivo tutte le sofferenze.”

     

    Preghiera del giorno

    Signore, allontana da me le mie abitudini malvagie e sii loro di ostacolo, al fine di annientare le mie passioni, affinché possa adempiere i tuoi comandi e sia moltiplicata la grazia divina e possa essere ammesso nel tuo regno. Rinnovami e fa’ che la tua santificazione rimanga in me. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Nicola di Flue

    Nato nel 1417 nel cantone Obwalden (CH) si sentiva chiamato alla vita eremitica, ma dovette accettare cariche civili e militari. Nel 1445 si sposò con Dorothea Wyss: nacquero 5 maschi e 5 femmine. Dopo i 50 anni col consenso della moglie partì per l’Alsazia dove visse da eremita.

    Il suo stile di vita provocò la curiosità dei vicini: decise pertanto di recarsi in un burrone solitario presso Flueli. Ne usciva solo per recarsi alla Messa e se la patria aveva bisogno di lui: nel 1473 contro gli austriaci e nel 1481-‘82 per il pericolo di guerra civile, il che gli procurò il titolo di “Padre della Patria”.

    Edificati dal suo esempio, i vicini costruirono un eremitaggio e una cappella, consacrata nel 1469. S. Nicola di Flue morì il 21 marzo 1487. Beatificato nel 1669 è stato canonizzato, nel 1947.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 4,24-30

    In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nazareth: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naaman, il Siro».

    All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

     

    Riflessione del giorno – Vero o falso? Giusto o sbagliato?

    La guerra in corso tra Russia e Ucraina non sconvolge solo il confine tra il vero e il falso, ma non aiuta neppure a capire cosa avvenga dall’una o dall’altra parte: i giovani russi mandati a combattere, sanno davvero quello che fanno o sono invece vittime dei loro capi? E gli ucraini obbligati a rimanere in patria per difenderla sono davvero colpevoli se tentano di sottrarsi all’ordine superiore? A usare le categorie delle cronache di guerra, si direbbe che sono renitenti alla leva. Oppure disertori.

    Ma che non sia tutto così chiaro lo dimostra questo fatto. “Io e Alessia non avevamo niente – racconta il ragazzo, sposo da tre settimane -. Ci siamo fidanzati e abbiamo trovato un lavoro, poi una casa e ci siamo sposati”. Hanno provato ad attraversare la frontiera verso la Moldavia. Ma la poliziotta ucraina ha bloccato lo sposo: “Devi combattere per la patria!”.

    Le lacrime di Alessia nessuno potrà mai descriverle. È rimasta anche lei, non ha voluto lasciarlo da solo. Lo implora di non unirsi alle milizie. “Allora combatteremo insieme”, gli dice quasi minacciandolo. Ma lui non si perdonerebbe di averla trascinata davanti al nemico.

    Si sente un vigliacco, un traditore di Kiev. Poi saluta con una di quelle frasi che starebbero bene nei libri: “Non andrò a combattere, devo proteggere lei. L’Ucraina è la mia terra, Alessia è la mia patria”. E di dire che è disertore, proprio non riusciamo.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché impariamo a non giudicare tutto e tutti, ma esercitiamo le virtù di prudenza e giustizia.

     

    Don’t forget! Anno di S. Giuseppe

    Giuseppe liberato dal limbo e assunto in cielo

    Come tutti i figli di Adamo ed Eva da Caino e Abele fino a ogni uomo o donna che nasce sulla terra anche S. Giuseppe ha ereditato il peccato originale. Ma in virtù della morte di Cristo in croce e della sua resurrezione ne è stato liberato e non solo lui, ma anche tutti giusti dell’Antico Testamento.

    Noi non conosciamo in quale momento preciso della loro vita ne siano stati liberati. Ma sappiamo che la volontà di Dio di salvare gli uomini, tutti gli uomini, è universale. Dunque a tutti Dio offre i mezzi per salvarsi. Questi mezzi prevedono la liberazione dal peccato originale e l’infusione della grazia santificante.

    Il Credo dice che una volta risorto, Gesù scese agli inferi proprio per liberare tutti coloro che ne erano rinchiusi in attesa della redenzione. L’iconografia (cfr. il quadro di Andrea Mantegna intitolato “La discesa di Cristo agli inferi” del 1470) descrive il momento in cui Gesù con i segni della vittoria sulla morte e sul peccato e sugli inferi, sta liberando S. Giuseppe dal regno dei morti per poi elevarlo (cfr. la stampa di G. Fossati 1750 a destra intitolata “Assunzione di S. Giuseppe al cielo”) accanto a sé nella gloria.

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