Lunedì 3 ottobre 2022

     

    XXVII Settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di Alessandro Manzoni

    “Le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi.”

     

    Preghiera del giorno

    Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

     

    Santo del giorno

    SS. Francesco Ferro e compagni

    Ad arrivare per primi in Brasile nel Rio Grande do Norte, furono nel 1597 i missionari gesuiti e sacerdoti diocesani del Portogallo. Nei decenni successivi, l’arrivo degli olandesi di religione calvinista diede inizio alla persecuzione dei cattolici.

    È in questo contesto che avviene il martirio dei beati brasiliani, in due distinti episodi. Il primo il 16-7-1645 a Cunhaú: mentre padre André de Soveral, celebrava la Messa domenicale, soldati olandesi fecero irruzione nella cappella e massacrarono i fedeli. Il secondo, il 3 ottobre dello stesso anno, quando i cattolici di Natal furono fatti prigionieri e insieme al loro parroco, padre Ambrósio Francisco Ferro, furono mutilati e lasciati morire.

    Padre André de Soveral, don Ambrosio Francisco Ferro, il laico Mateus Moreira e i loro 27 compagni sono stati beatificati da San Giovanni Paolo II il 5 marzo 2000.

     

    Parola di Dio del giorno luca 10 25-37

    Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso».

    Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.

    Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”.

    Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».».

     

    Riflessione del giorno – Frammenti di vita

    Anni fa nel nostro paese c’erano molti esemplari curiosi di umanità. Ora, invece, i giovani sembrano essere pappagalli spaventati a morte di non essere tutti uguali. Una volta, invece, la gente pregava di avere il vantaggio di essere un po’ diversa.

    È sorprendente sapere che queste parole sono di una scrittrice dell’Ottocento: siamo nel 1896 e si tratta di Sarah Orne Jewett. Questo passo, comunque sia, non è da applicare solo ai giovani di oggi ma un po’ a tutti noi, intatto nel suo valore. Si cerca freneticamente di essere diversi e difformi rispetto agli standard, scegliendo la via dell’eccentricità, del linguaggio sboccato, dell’anticonformismo a tutti i costi, rasentando la bizzarria.

    In realtà, si sa bene che questo comportamento è comandato dall’alto, a partire dalla pubblicità che codifica simili stravaganze e produce replicanti, votati alle stesse mode, agli identici tic, a uguali abbigliamenti. Ne fa le spese il pappagallo che in realtà agisce secondo natura, ma che sembra lo stemma dell’attuale massa.

    «A tanta gente – scriveva G. Bernanos – occorre un certo numero di luoghi comuni da ripetersi scambievolmente come pappagalli». Raccogliamo invece l’invito a evitare di essere risucchiati dalla onda conformistica dell’anticonformismo e a custodire la nostra originalità, identità e individualità. 

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo per le donne iraniane, afgane e per tutte le donne del mondo che soffrono per l’assurda repressione a cui sono sottoposte.

     

    Don’t Forget! Personaggi illustri

    Rosario Livatino 1952-1990

    Rosario Livatino nasce a Canicattì il 3-10-1952. Conseguita la maturità classica, frequenta la facoltà di Giurisprudenza all’Università di Palermo, dove si laurea nel 1975. Dopo una prima esperienza lavorativa presso l’Ufficio del Registro di Agrigento, nel 1978, supera il concorso per l’accesso in magistratura divenendo – giovanissimo – uditore giudiziario nel Tribunale di Caltanissetta.

    Nel 1979, Livatino diviene sostituto procuratore nel Tribunale di Agrigento dove opererà fino al 1989, portando avanti, con rigore ed equilibrio, indagini complesse sulle organizzazioni criminali di stampo mafioso nonché su eclatanti episodi di corruzione, noti allora come “Tangentopoli siciliana”. Dal 1989 diviene giudice a latere nel Tribunale di Agrigento occupandosi di misure di prevenzione e distinguendosi per la professionalità e il comportamento integerrimo. L’organizzazione criminale di tipo mafioso dell’agrigentino nota come “Stidda”, in aperto contrasto con “Cosa nostra” per il dominio sulle attività illecite in Sicilia, ne decise l’assassinio.

    La mattina del 21-9-1990, lungo la statale SS640 Agrigento Caltanissetta, l’automobile del giudice Livatino – diretto in Tribunale per celebrare un processo a carico di alcuni mafiosi di Palma di Montechiaro – fu speronata dal commando omicida. Il giudice Livatino, che viaggiava senza scorta, pur ferito cercò di allontanarsi a piedi, ma i sicari lo raggiunsero, freddandolo brutalmente ai piedi del viadotto della statale. Sul luogo dell’assassinio sopraggiunsero gli investigatori siciliani, tra i quali il giudice Falcone che rimase fortemente scosso dall’accaduto.

    Gli autori dell’omicidio sono stati assicurati alla giustizia e condannati all’ergastolo dalla Corte di Assise di Appello di Caltanissetta nel 1999. Il 21-9-2011 si è aperto il processo di beatificazione a favore di Rosario Livatino, dichiarato “servo di Dio” dalla Chiesa Cattolica. Già Papa Giovanni Paolo II, in un incontro con i genitori del giudice, lo definì “martire della giustizia ed indirettamente della fede”.

    In questo modo la storia di giustizia e sacrificio del giovane magistrato si intreccia, grazie alla beatificazione, a quella di Pino Puglisi, enfatizzando la dura presa di posizione della Chiesa Cattolica verso la criminalità mafiosa e lo stringente legame tra fede religiosa ed impegno sociale al servizio di giustizia e legalità. Lo Stato ha onorato il sacrificio di Rosario Livatino, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso.

     

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