martedì 10 marzo ’15

    III.a Settimana di Quaresima

     

    Parola di Dio del giorno (Matteo 25,31-46)

    Il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi…gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello.

    quadro della settimana – 57° quadro de “i mille quadri più belli del mondo”

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    ANONIMO: TRIONFO DELLA MORTE. AFFRESCO 1446 CIRCA. 600X642 CM PALAZZO ABATELLIS PALERMO

     

    Il Trionfo della Morte, oltre a essere uno dei migliori dipinti sul tema, è l’opera più rappresentativa della stagione “internazionale” in Sicilia, culminata durante i regni di Ferdinando I (1412) e Alfonso d’Aragona. Non si conosce il nome dell’autore, ma il dipinto viene datato al 1446 circa. L’affresco è composto come una gigantesca pagina miniata, dove in un lussureggiante giardino, bordato da una siepe, irrompe la Morte su uno spettrale cavallo scheletrito, che inizia a lanciare frecce a colpire personaggi di tutte le fasce sociali, uccidendoli. Il cavallo, di prorompente vitalità, occupa il centro della scena, con le costole e la macabra anatomia della testa scarnificata, che mostra denti e lingua. La Morte è raffigurata nell’attimo in cui ha appena scoccato una freccia, che è andata a colpire il collo di un giovane nell’angolo destro in basso; essa ha legata sul fianco la falce e reca con sé una faretra, attributi iconografici tipici. In basso i cadaveri delle persone già uccise: imperatori, papi, vescovi, frati (francescani e domenicani), poeti, cavalieri e damigelle.

    Ciascuno è rappresentato in una posizione diversa: chi con una smorfia di dolore ancora disegnata sul volto, chi sereno, chi con gli arti scomposti, chi, raggiunto dalla freccia, nell’atto di accasciarsi. A sinistra si trova il gruppo della povera gente, che invoca la morte di interrompere le sofferenze, ma viene ignorata; fra questi, la figura in alto che guarda verso l’osservatore sarebbe l’autoritratto dell’autore. A destra il gruppo degli aristocratici, disinteressati all’avvenimento, che imperterriti continuano le loro attività, tranne i personaggi più vicini ai cadaveri. Vi sono diversi musici, dame riccamente abbigliate e cavalieri vestiti di pellicce che chiacchierano ai bordi della fontana, simbolo di vita e di giovinezza. Qui e in alto, a sinistra, si trovano due richiami a uno svago amato dall’aristocrazia, la caccia, con un uomo col falcone sul braccio e un altro che regge al guinzaglio due cani. Nonostante la ricchezza e la complessità del soggetto, la scena è composta in maniera unitaria, grazie a un’efficace stilizzazione lineare e alle pennellate corpose che riescono a trasmettere la consistenza materica del colore.

    Preghiera del giorno (s. giovanni cristostomo 2.a parte)

    O Signore, il carbone ardente del tuo corpo tutto santo e del tuo sangue infinitamente prezioso siano piuttosto per la mia santificazione, per la salute della mia anima e del mio corpo, per la protezione contro ogni influenza del demonio. Allontani da me le mie abitudini malvage e sia loro di ostacolo,  al fine di annientare le mie passioni,  perché possa adempiere i tuoi comandi,  e sia moltiplicata la grazia divina  e io possa essere ammesso nel tuo regno. Rinnovami completamente, e fa’ che la tua santificazione rimanga in me. Amen

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché la nostra fede in Dio ci aiuti a combattere la tristezza e lo scoraggiamento

    Don’t forget! …Ricorda!

    Simplicio. Nato a Tivoli, fu papa quando Odoacre nel 476 depose l’ultimo imperatore Romolo Augustolo. Contemporaneamente la Chiesa d’Oriente era travagliata dalle conseguenze dell’eresia monofisita, che sosteneva che in Cristo ci fosse solo la natura divina. Si hanno poche informazioni su di lui: prese netta posizione contro l’eresia anche nei confronti dell’imperatore d’Oriente Zenone, stabilì turni di presbiteri nelle principali basiliche cimiteriali restaurò e dedicò chiese a Roma.

     

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