mercoledì 27 gennaio ’21

     

     

    nell’immagine di un dipinto di John Sloan

     

     

    III.a Settimana tempo ordinario

     

    È più di un anno che vivo al ghetto
    nella nera città di Terezin
    e quando penso alla mia casa
    so bene di che si tratta.
    O mia piccola casa, mia casetta,
    perché m’hanno strappato da te,
    perché m’hanno portato nella desolazione,
    nell’abisso di un nulla senza ritorno?Oh, come vorrei tornare
    a casa mia, fiore di primavera!
    Quando vivevo tra le sue mura
    io non sapevo quanto l’amavo
    Ora ricordo quei tempi d’oro
    presto ritornerò, ecco già corro.Per le strade girano i reclusi
    e in ogni volto che incontri
    tu vedi che cos’è questo ghetto,
    la paura e la miseria.
    Squallore e fame, questa è la vita
    che noi viviamo quaggiù,
    ma nessuno si deve avvedere:la terra gira e i tempi cambieranno.
    Che arrivi dunque quel giorno
    in cui ci rivedremo, mia piccola casa!
    Ma intanto preziosa mi sei
    perché mi posso sognare di te.

     

    – anonimo –

     

    Proverbio del Giorno (Proverbio cinese)

    “Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l’altro non è mai nato”

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    O Padre, tu hai mandato il Cristo ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del tuo regno, fa che la sua parola che risuona nella Chiesa, ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen

     

    ANGELA MERICI

    fondò nel 1535 la Compagnia di S. Orsola. Le sua idea di scuole per le ragazze era rivoluzionaria per un’epoca in cui l’educazione era privilegio quasi solo maschile. Nata nel 1474 a Desenzano del Garda (Brescia) da povera famiglia contadina, entrò giovanissima tra le Terziarie francescane. Orfana a 15 anni, partì per la Terra Santa. Qui fu colpita da cecità temporanea, ma dentro di sé vide una scala che saliva in cielo con schiere di fanciulle. Capì la sua missione e tornata in patria, diede vita alla nuova congregazione. E’ morta a Brescia il 27-01-1540.

     

    Il Vangelo del giorno (Marco 3,22-30)

    Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

     

    Riflessione del Giorno (I grandi convertiti)

    Agostino, Bakhita, Buffalo Bill, Chesterton, Alexis Carrel, Paul Claudel, Bruno Cornacchiola, Jacques Fesch, Christopher Dawson, André Frossard, Ignazio di Loyola, Manzoni, Maritain, Thomas Merton, Bernard Nathanson, John Henry Newman, Papini, Rebora, Stenone, Paul Verlaine, Gary Cooper e John Wayne solo alcuni dei 168 volti e storie di conversione raccolte nel Dizionario elementare dei grandi convertiti di recente edizione. Dirompente o silenziosa, sconvolgente o interiore che sia, ogni conversione si configura pur sempre, per dirla con le parole del poeta Paul Claudel, quale riscoperta e riconoscimento di «una relazione d’amore tra questa persona che sono e questa persona che è Dio!». Così ad esempio il medico scettico e positivista Alexis Carrel si converte dopo aver assistito a una guarigione miracolosa a Lourdes, riconoscendo umilmente: «Lo scopo della vita è la santità e non la scienza. Ma la santità non può, senza l’aiuto della scienza, organizzare e guidare la vita. Il compito della scienza è quello di permettere agli uomini di raggiungere la santità». Con termini simili e ancor più icastici si esprime lo scrittore inglese Chesterton: «Diventare cattolico non è smettere di pensare, ma imparare a pensare»

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per gli Istituti religiosi femminili impegnati in campo sociale ed educativo

     

    Don’t forget!

    Santi e beati della carità

    4 Suore di M. Teresa di Calcutta

    martiri in Yemen

    4 marzo 2016

    4 Missionarie della Carità di madre Teresa di Calcutta, suor Anselm, suor Marguerite, suor Reginette e suor Judith, sono rimaste uccise nell’aggressione compiuta il 5 marzo 2016 nella loro casa di Aden in Yemen, dove accoglievano malati e anziani. Oltre a loro, hanno perso la vita 12 impiegati che le aiutavano nel servizio ai poveri, con lo stile insegnato dalla loro fondatrice. Le consorelle uccise sono suor Annselna (o Anselm), indiana (57); suor Margarita (o Marguerite) (44) e suor Reginette (32), ruandesi; suor Judith (41), kenyana. Del sacerdote salesiano che viveva con loro, padre Tom Uzhunnalil, si sono invece perse le tracce. La presenza yemenita delle suore di madre Teresa rimonta al 22 agosto 1973, quando venne inaugurata la prima casa a Hodeidah. Sono seguite le fondazioni a Taiz, nella capitale Sana’a e, nel 1992, ad Aden, teatro del massacro delle 4 suore. Come prescritto dalla loro Regola, le Missionarie uccise assistevano chiunque avesse bisogno di un posto dove morire in pace, accudito e rispettato come uomo e come figlio di Dio, a qualunque religione appartenesse. Non sono le prime della loro congregazione a versare il loro sangue. Sempre nello Yemen, suor Tilia, suor Anetta e suor Michaela sono state uccise nel 1998 mentre uscivano dall’ospedale di Hodeidah e tornavano a casa. L’anno successivo, a Freetown in Sierra Leone, sei suore furono prese in ostaggio: tre (suor Maria, suor Carmeline e suor Swewa) vennero uccise subito, mentre un’altra (suor Hindu) morì due settimane dopo a causa delle ferite; dopo essere stata colpita, perdonò il suo uccisore. Il Segretario di Stato vaticano, il cardinal Pietro Parolin, ha mostrato sgomento: «Che male avevano fatto quelle suore? Anche la povera gente che assistevano, in mano di chi resterà?». Papa Francesco colpito non solo dalla ferocia del massacro, ma anche dalla totale indifferenza dei mezzi di comunicazione occidentali nei confronti di queste martiri della carità, riferendosi a tutte le sedici vittime ha dichiarato: «Questi sono i martiri di oggi! Non sono copertine dei giornali, non sono notizie: questi danno il loro sangue per la Chiesa. Queste persone sono vittime dell’attacco di quelli che li hanno uccisi e anche dell’indifferenza, di questa globalizzazione dell’indifferenza».

     

     

     

     

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