Mercoledì 6 settembre 2023

     

    XXII settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma del Profeta Zaccaria

    Praticate la giustizia e la fedeltà; esercitate la pietà e la misericordia ciascuno col suo prossimo. Non frodate la vedova, l’orfano, il pellegrino, il misero e nessuno nel cuore trami il male contro il fratello. 

     

    Preghiera del giorno

    Confido nella fedeltà di Dio, in eterno e per sempre. Come olivo verdeggiante nella casa di Dio, confido nella fedeltà di Dio in eterno e per sempre. Voglio renderti grazie in eterno, o Signore, per quanto hai operato; spero nel tuo nome, perché è buono, davanti ai tuoi fedeli. Amen

     

    Santo del giorno

    Zaccaria ebbe la vocazione profetica nel 520 a.C. con visioni e parabole, egli annunzia l’invito di Dio a penitenza. Le sue profezie riguardano il futuro prossimo e il futuro messianico. Zaccaria evidenzia il carattere spirituale e la santità del nuovo Israele che raggiungerà la sua pienezza col regno del Messia.

    La profezia si avvererà alla lettera con l’entrata solenne di Gesù nella città santa. Così, insieme a un amore sconfinato verso il suo popolo, Dio unisce un’apertura totale verso le genti, che purificate entreranno a far parte del regno.

    Appartenente alla tribù di Levi, nato a Galaad e ritornato nella vecchiaia dalla Caldea in Palestina, Zaccaria avrebbe compiuto molti prodigi, accompagnandoli con profezie di contenuto apocalittico, come la fine del mondo e il doppio giudizio divino. Morto in tarda età fu sepolto accanto al profeta Aggeo.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 4,38-44

    Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui.

    Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demoni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto.

    Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

     

    Riflessione – “Un lavoro ben fatto” di don Davide Rota

    Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta…Non occorreva che fosse ben fatta per il salario o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti…Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura.

    Mi è venuto in mente questo famoso brano di Charles Péguy quando ho saputo la tragica notizia dei poveri operai (cinque) travolti dal treno mentre lavoravano sui binari. Le inchieste e indagini in atto diranno di chi è stata la colpa dell’ennesima strage sul lavoro; noi vorremmo cercare di rispondere alle tante (troppe!) cose che si dicono in questi casi. Si deplora la mancanza di controlli, si chiedono leggi più restrittive, si invoca l’inasprimento delle pene per gli inadempienti ecc. ma pochi mettono in rilievo il fatto che anche il lavoro prima ancora che da leggi, controlli e rispetto delle regole, deve essere governato dalla coscienza di chi fa lavorare, di chi lavora, di chi controlla… Insomma anche il lavoro come tutte le attività e azioni nobili dell’uomo è anzitutto una questione di coscienza: non mettere a rischio la vita propria e altrui è “comandamento di Dio” (il 5°) e non una questione di costi o guadagni.

    Fare le cose bene (cioè secondo una coscienza retta e ben formata) è un irrinunciabile dovere che va inculcato fin dall’infanzia, anche perché quando viene meno la coscienza, si moltiplicano in modo spropositato le leggi e le sanzioni. E qui sta il problema: se –come avviene oggi- educare è considerato un attentato alla libertà personale, se il confine tra giusto e ingiusto è sempre più labile perché non più stabilito dalla coscienza, ma dalle leggi, se a dover garantire i miei diritti devono essere sempre gli altri e non anzitutto io stesso, se la preoccupazione per i costi supera quella per la vita della gente, cosa si pretende? Non basta che il governo moltiplichi per 5 il numero dei controllori…Tutti sono chiamati a fare la loro parte: genitori, insegnanti, datori di lavoro, sindacati, operai ecc.

    Da parte nostra ci permettiamo di dare un piccolo suggerimento: dovremmo tutti ricominciare a obbligare noi stessi a valutare il nostro lavoro non solo in base allo stipendio, ma all’onore che esso conferisce come dice Péguy e alla coscienza di colui che lo compie e ricominciare a fare le cose bene, nel modo migliore, per il rispetto dovuto a noi stessi anzitutto. Onore e coscienza: questo dobbiamo di nuovo capire tutti quanti: dai datori di lavoro, ai committenti, ai sindacati, agli operai e allo Stato…perché se ci pensi bene il tuo lavoro sei tu, è la tua vita e di conseguenza è la vita del mondo.        

     

    Intenzione di preghiera

    Perché si ritorni a considerare il lavoro come un onore e un dovere di coscienza e ricominciamo a fare le cose bene nell’onore di Dio e nel rispetto di noi stessi e degli altri.

     

    Don’t Forget! Storia dei Martiri cristiani

    Martiri Messicani

    B. Padre ELIA del SOCCORSO

    Mateo Elías Nieves del Castillo nacque da famiglia di contadini a S. Pedro de Yuriria (Guanajuato) il 21-9-1882. Rimasto orfano di padre, lavorò duro per aiutare la famiglia. Nel 1903 poté entrare nel seminario agostiniano, prendendo il nome di «Elias del Socorro» in onore della Madonna del Soccorso.

    Venne ordinato prete il 19-4-1916. Fu nominato parroco de La Cañada, mentre il Messico veniva sconvolto da una persecuzione religiosa. Quando il governo ordinò ai preti di abbandonare le zone rurali e ritirarsi nelle città, padre Elia rimase nascosto in una grotta della sua zona, per non abbandonare i fedeli, prodigandosi nell’aiuto spirituale e materiale. Scoperto e catturato dai soldati governativi, venne fucilato in località La Cañada de Caracheo, nei pressi di Cortázar, il 10-3-1928.

    Prima dell’esecuzione, su sua richiesta gli era stata concessa mezz’ora per prepararsi al grande passo che per lui era come l’offertorio di una Messa. Fu lui a scuotere la pesantezza del momento dicendo: “Eccomi, sono pronto”. Quando i fucili furono spianati, disse: “Ora inginocchiatevi. Vi benedico in segno di perdono”. Si inginocchiarono tutti, eccetto il comandante che gridò: “Io non voglio benedizioni. Mi basta la carabina”. E mentre il Padre aveva ancora la mano alzata per benedire, gli sparò al cuore.

    Il Padre fece in tempo a gridare con chiarezza: «Viva Cristo Re!». Subito la gente prese a venerarlo come un santo martire. Il suo corpo fu tumulato in un’apoteosi di folla, la terra imbevuta del suo sangue è stata conservata come reliquia, il luogo della fucilazione fu subito un Santuario. È stato beatificato il 12 ottobre 1997.

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