SCUSA – Le 12 parole del percorso educativo

     

    5.a parola “SCUSA!”

     

     

    Non c’è lingua al mondo che non preveda più di una parola per esprimere il rincrescimento per un torto fatto o un danno provocato: scusa- I’m sorry – pardon – disculpe – verzeihung – com licença – Με συγχωρείς ecc.

    Ma bisogna anche ammettere che chiedere scusa o perdono non è facile e di conseguenza è poco praticato come sottolineava la cantante Tracy Chapman in una nota canzone degli anni ‘80: Sorry. Is all that you can’t say, years gone by and still, words don’t come easily. Like sorry, like sorry (Scusa: è tutto ciò che non riesci a dire dopo tanti anni e ancora ci sono parole che non ti vengono facilmente come “scusa”).

    Perché imparare a chiedere scusa è sia per i piccoli sia per i grandi un ottimo modo per addestrarsi alla vita sociale, perché migliora le relazioni interpersonali, riduce la rabbia e la contiene, accresce la coesione della comunità. Non solo: chi si scusa dimostra di possedere autostima: sono infatti le persone complessate e insicure che fanno più fatica a scusarsi.

    Per i credenti poi saper chiedere perdono è fondamentale in quanto riflette la nostra comune condizione esistenziale: “tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio” afferma S. Paolo (Rom. 3,23-26) e Gesù chiarisce il concetto con l’esempio della trave e della pagliuzza: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (Luca 6,39-45). Chiedere scusa è così importante che Gesù ordina: “Se tuo fratello…pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai“. (Luca 17,1 ss.).

    La chiesa infine ci fa iniziare la Messa con una richiesta di perdono (“Confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli”) che non offre nessuna scappatoia a chi la recita (“ho molto peccato…per mia colpa…e supplico”). È troppo? No, è il giusto. La frase più famosa del film “Love story”: “Amare significa non dover mai dire mi dispiace” è una delle più stupide mai pronunciate, ma rende bene l’idea di quanto siano pretenziosi e illusori certi amori attuali.

    Un segno inequivocabile di scarsa conoscenza di sé è infatti l’incapacità sia di ringraziare che di chiedere scusa e proprio questa indisponibilità è all’origine di tutti i conflitti personali e di tutte le guerre. Abbiamo già detto che imparare a chiedere perdono e a perdonare non è facile, ma a nostra disposizione abbiamo due “mezzi” utili ed efficaci: la legge e la coscienza. 

    La legge è il fattore “esterno” che designa il limite oltre il quale scatta la colpa. La coscienza invece è il fattore “interno, interiore” che permette di distinguere il bene dal male; è la fonte della nostra libertà ed è lo spazio interiore del dialogo fra Dio e l’uomo. Quando la coscienza (cioè la mia libertà) interagisce in modo corretto con la legge (cioè il mio limite) allora vivo, mi comporto, penso e parlo da uomo, da persona “educata” che sa riconoscere i suoi torti e chiederne perdono; ma sa anche riconoscere i meriti altrui e ringraziare.

    Insegnare fin da piccoli a riconoscere lo sbaglio, il torto (per fare questo l’esame di coscienza è un mezzo formidabile) evita di creare i bulli che credono di aver sempre ragione, accresce in noi da una parte l’umiltà e dall’altra la gratitudine e infine plasma personalità leali e coraggiose.

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