PER FAVORE – Le 12 parole del percorso educativo

     

    6.a parola “PER FAVORE”

     

     

    I genitori e gli educatori in generale ci hanno abituati fin da piccoli a far precedere le nostre richieste dall’espressione “per favore, per piacere”. Così come è formulata l’espressione sembra voler dire che ti chiedo il FAVORE di concedermi ciò che mi interessa e mi sta a cuore: se mi dai quel che ti chiedo, ne avrò piacere. Ma se prendiamo la corrispondente espressione francese S’IL VOUS PLAÎT (che tradotta alla lettera è “se a te piace”) il senso cambia completamente: cioè non ti chiedo di fare un favore a me, ma chiedo a te di farmi capire se quel che domando è buono per me, se va o non va bene. Nel primo caso si tratta del tentativo di ottenere con bei modi e belle parole quel che mi interessa. Nel secondo caso chiedo di essere aiutato a capire se la mia richiesta è o non è conveniente. Insomma dire “per favore” prima di fare una qualsiasi richiesta ha vari significati:

    1) è un modo di ammettere che per ottenere ciò che mi sta a cuore ho bisogno del permesso, dell’aiuto di un altro, rinunciando ai capricci ricattatori dei bambini nei confronti dei loro genitori o alle pretese arroganti di certi adulti e imparando la più difficile e insieme la più indispensabile di tutte le virtù: l’umiltà. Per capire quanto essa sia necessaria basti ricordare che in inglese superbia, orgoglio si dice “PRIDE” un termine oggi sbandierato dai movimenti che rivendicano ogni genere di diritti.

    2) Oltre al “per favore” sono molte le formule che si utilizzano ogni giorno: “permesso” per entrare in casa d’altri; “prego” per compiere un gesto di cortesia; “non c’è di che” per rispondere al grazie; “si accomodi” ecc. insomma tutte le espressioni dettate dalla “buona educazione”. La quale però oggi non gode di buona fama: è giudicata infatti noiosa, formale, ipocrita da parte di chi fa dell’anticonformismo una bandiera ed è convinto che la maleducazione sia segno di sincerità e autenticità!

    3) “S’il vous plaît”: la versione francese è quella che interpreta meglio il senso della 6.a parola del nostro percorso educativo. Il “per favore” in questo caso equivale a chiedere consiglio a chi è più esperto di noi riguardo alla qualità e alla bontà dell’oggetto o del favore da noi richiesto, alla sua opportunità e utilità.

    Il consiglio, oltre a essere dote umana di grande rilievo, è anche uno dei sette doni dello Spirito Santo. Ma per poter essere esercitato, deve prima essere richiesto: a Dio anzitutto (“benedico il Signore che mi ha dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce” Salmo 16,7). Ma anche al prossimo (“se trovi una persona sapiente, corri da lei fin dal primo mattino, fino a consumare i gradini della sua porta” Siracide 6). E alla propria coscienza (“guarda alla tua coscienza e capirai qual è la cosa giusta da fare”).

    Chiedere consiglio è segno di maturità, è un modo intelligente per non fare scelte avventate e dannose per noi e il prossimo. Insomma questa paroletta che sembra solo una questione di galateo in realtà dischiude molti orizzonti di significato. Noi ne indichiamo tre:

    l’UMILTA’. S. Agostino: “Se mi chiedi qual è la virtù più importante, rispondo l’umiltà. La seconda? L’umiltà. E la terza? L’umiltà”.

    La BUONA EDUCAZIONE: Papa Francesco: “S. Francesco di Sales, soleva dire che “la buona educazione è già mezza santità… Però, attenzione, perché “dietro tante buone maniere possono nascondersi cattive abitudini”.

    Il CONSIGLIO: da adulti si è chiamati a dare buoni consigli agli altri, ma se non abbiamo imparato fin da piccoli a chiedere e ad accettare i consigli degli altri, non andremo molto lontano…

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