SACRIFICIO – Le 12 parole del percorso educativo

     

    10.a parola “SACRIFICIO”

     

     

    Sacrificio, rinuncia, fatica e ancor più mortificazione: nella cultura attuale questi termini che facevano parte del bagaglio educativo tradizionale, sono avvertiti non soltanto come fuori moda, ma anche come sgradevoli e da evitare.

    Noi viviamo infatti nella società del benessere e del consumismo, nella quale il “tutto e subito” è la normalità. Non solo “tutto – subito” ma nche “tutto – facile”, “tutto – a poco costo” “tutto – piacevole” ecc. dove la parola “tutto” indica che gli educatori non mettendo limiti ai desideri, alle attese e pretese dei ragazzi, contribuiscono a creare in loro una sorta di “bulimia” psicologica e morale che vuole tutto e non è saziata da niente. Infatti il “troppo” stroppia, come afferma la sapienza popolare cioè dà l’idea di qualcosa in eccesso, che non serve, è dannoso. Gli antichi dicevano che “est modus in rebus”, c’è una misura in tutte le cose, anche nel bene.

    A questo si aggiunge il fatto che oggi il “tutto” deve essere dato e ottenuto subito, facilmente e a poco costo, deve essere piacevole e non costare sforzo o fatica… Ma questo comporta il rischio della noia che rende la vita piatta e la trasforma nella continua ricerca di gratificazioni che si finisce per non apprezzare più: esaurito infatti il piacere di una cosa, si ha bisogno di essere stimolati da un’altra e non se ne esce più. Le cronache sono piene di episodi di adolescenti che fanno atti vandalici o violenze su persone, solo per vincere la noia. Negare la fatica e il sacrificio equivale a negare anche il piacere della conquista, che dà sapore alla vita: far fatica per un risultato significa dargli valore e considerarlo tanto importante da meritare impegno e sacrificio per ottenerlo. Significa anche scegliere cose che valgono, obiettivi che meritano e giustificano la nostra fatica. In sintesi, significa educarci al valore delle cose.

    Non è tutto, sacrificarsi per un risultato significa imparare a fare i conti col tempo: non “tutto e subito”, ma “qualcosa e con pazienza”. Si deve fissare un obiettivo per raggiungere il quale è necessario un percorso che richiede tempo e costanza d’impegno. Un percorso che può arricchirci già di per sé: arrivare in vetta dà grande piacere, ma anche camminare sul sentiero che porta alla vetta può essere gustato e dar soddisfazione. L’obiettivo va scelto anche in base al percorso necessario per ottenerlo, perché non tutti sono in grado di fare lo stesso cammino: la scelta e l’attuazione del percorso giusto e adatto, servono a sviluppare la giusta conoscenza di sé con la messa alla prova delle nostre personali capacità e caratteristiche.

    La costanza e la determinazione nel portare a termine il percorso richiedono e sviluppano anche la fiducia: quella che l’educatore ripone nel bimbo o ragazzo che ha bisogno di sentirsi sostenuto (“ce la puoi fare!”), e quella che il bambino o ragazzo sviluppa dentro di sé quando scopre che può raggiungere l’obiettivo. Ma il motivo principale per cui ci si deve educare al sacrificio è il fatto che “Dio non ci salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non ci protegge dalla morte, ma nella morte. Non ci libera dalla croce ma nella croce” come diceva D. Bonhoeffer.

    Gesù ammonisce chi vuole seguirlo con queste parole: “Chi vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua, perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà”. (Luca 9,23-24). Gesù cioè chiarisce che non è possibile fare il bene e amare Dio e il prossimo senza pagare il prezzo del bene e dell’amore, senza sacrificio, rinuncia e dono di sé.

    E infine, volenti o nolenti, nella vita dovremo affrontare sempre e comunque la sofferenza, la morte e la croce cioè il sacrificio e la mortificazione, come dimostra l’immagine col bambino che proietta dietro a sé l’ombra della croce. L’artista ha voluto rappresentare in questo modo la lotta che il cristiano deve sostenere per osservare la legge divina e per raggiungere la piena maturità umana e la perfezione cristiana, ma anche una vita serena e segnata dalla speranza.

     

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