venerdì 22 marzo ’19

    2a settimana di Quaresima

     

    nell’immagine un dipinto di Alphonse Mucha

     

     

    Proverbio del giorno

    «Se apri l’occhio del tuo cuore potrai vedere cose invisibili (Myanmar)».

    Iniziamo la giornata pregando (Preghiera colletta)

    Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l’opera da te iniziata. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Giovanni 8,51-59.)

    Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Un uomo possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

     

    Riflessione Per Il Giorno (la solitudine)

    La persona sola non ha nessuno a cui rivolgersi nel momento del bisogno per ottenere un aiuto. È una definizione operativa, che descrive la condizione vitale di chi soffre perché guardandosi attorno non vede nessuno disponibile ad intervenire per aiutarlo nelle cose concrete della vita o per consolarlo nel momento dell’angoscia. Nell’anziano la situazione è resa ancor più disperata a causa dell’indebolirsi delle forze che gli potrebbero permettere di fare da sé e per il fisiologico rarefarsi di punti di supporto. L’Istat nel 2018 rileva che in Italia il 13% della popolazione vive da solo. Questa condizione varia a seconda dell’età: sotto i 25 anni vive da solo l’1% degli italiani, tra i 25 e i 34 anni vive da solo l’11%, tra i 35 e i 54 anni la percentuale resta intorno al 12%, tra i 55 e i 74 vive da solo il 16%, mentre nelle età successive la percentuale si raddoppia (attorno al 38%). Sempre l’Istat mette in luce come tra gli ultra 75enni vi è un’alta percentuale di individui che non hanno né parenti né amici in caso di bisogno: sono quasi il 40%, con circa il 12% che può rivolgersi solo a una vicina di casa. In risposta a questi dati – che non sono solo italiani – negli ultimi anni alcuni Stati hanno impostato scelte strategiche, collocando la solitudine al centro dei problemi ai quali destinare attenzione politica e provvedimenti concreti, sia sul piano della diffusione di una cultura della solidarietà sia su quello dell’organizzazione di interventi specifici (centri di aggregazione, strade sociali, punti di interesse condiviso ecc.).

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per gli ospiti dei ricoveri e delle strutture per gli anziani e perché al diffondersi della solitudine corrisponda l’aumento della solidarietà e della vicinanza.

     

    Don’t forget!

    22-03-2005: muore don Gianmaria Pizzigalli prete del Patronato S. Vincenzo

     

    I SANTI DELLA CARITA – GIUSEPPE BENEDETTO COTTOLENGO

    Nacque, primo di 12 figli, da Giuseppe e Benedetta Chiarotti. Famiglia di intraprendenti mercanti di stoffe, la loro abilità negli affari fu tramandata anche allo stesso Giuseppe Benedetto che infatti si dimostrerà tutt’altro che sprovveduto nella gestione economica della sua opera. Fu la devotissima madre, originaria di Savigliano, a impartirgli i principi della vita cristiana. La sua adolescenza venne

    condizionata dai tragici eventi legati alla Rivoluzione francese e alla successiva invasione del Piemonte da parte dei soldati francesi di Napoleone I: buona parte degli studi di teologia avvennero in clandestinità prima nella città natale e poi ad Asti. Venne ordinato sacerdote l’8-6-1811 e celebrò la prima Messa nella sua Bra il giorno seguente. Nel novembre 1813 fu nominato viceparroco a Corneliano d’Alba. Col declino di Napoleone e l’avvicinarsi del periodo della Restaurazione, poté riprendere gli studi teologici nel 1814 a Torino fino al raggiungimento della laurea con plauso e lode. Nel 1818 venne chiamato nella congregazione dei Canonici del Corpus Domini. Col trascorrere del tempo emerse nel Cottolengo una profonda insoddisfazione e la meditazione della biografia di S. Vincenzo de’ Paoli lo condusse ad una maturazione della sua dimensione umana e spirituale. La sua intuizione ebbe origine nel 1827 quando a Torino venne chiamato al capezzale di una donna francese al sesto mese di gravidanza, tale Giovanna Maria Gonnet, affetta da tubercolosi e morente. Ella era stata portata dal marito in più ospedali torinesi, ma in nessuno venne accettata per il ricovero perché le inevitabili perdite di sangue avrebbero potuto innescare un’epidemia tra le altre madri e i neonati (allora non esistevano gli antibiotici). Di fronte alla tremenda agonia della giovane, lasciata morire in una misera stalla circondata dal dolore dei suoi figli piangenti, il Cottolengo sentì l’urgenza interiore di creare un ricovero dove potessero essere accolti e soddisfatti i bisogni assistenziali che non trovavano risposta altrove. Con l’aiuto di alcune donne, il 17 gennaio 1828 aprì nel centro di Torino il Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini. La casa di Luigi Cottolengo, suo fratello, a Chieri, nell’omonima via Cottolengo, dove il santo morì nel 1842 Dopo tre anni, in seguito ai timori di un’epidemia di colera, il governo gli ordinò di chiudere il ricovero. Sì trasferì in Borgo Dora, dove il 27 aprile 1832 fondò, con l’aiuto del dottor Lorenzo Granetti, quella grande realtà tuttora esistente: la Piccola Casa della Divina Provvidenza, più comunemente conosciuta col nome del suo fondatore: il Cottolengo. Diede inoltre vita ad alcune famiglie religiose: l’Istituto religioso delle suore, i fratelli e la società dei sacerdoti a lui intitolati. Passò gli ultimi giorni della sua vita a Chieri nella casa del fratello Luigi, anch’egli prete, dove morì di tifo il 30 aprile 1842.

     

     

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