Esiste ancora la normalità? – riflessione di don Davide Rota

     

    Esistono ancora persone di cui si possa dire che sono normali, comuni, consuete, ordinarie e di conseguenza altre “anormali”?

    Per rispondere bisogna avere un criterio chiaro e condiviso di cosa sia normale e cosa non lo sia…ma oggi tale criterio di identificazione della normalità, è scomparso o è stato eliminato. Questo per vari motivi. Dire che una persona, un modo di pensare o agire è “normale” fa intendere che ogni persona, modo di agire e di pensare diversi sia anormale…ma a pensarla in questo modo si è accusati di attentare al principio di uguaglianza. Così che la preoccupazione di salvaguardare l’uguaglianza rende discriminatorio l’accenno alle differenze. Perciò si è diffuso un modo di pensare e parlare “politicamente corretto” che ha creato un linguaggio che rasenta il ridicolo: così ad es. i ciechi diventano “ipovedenti”, gli zoppi “claudicanti”, i disabili “diversamente abili”, gli spazzini “operatori ecologici”, la morte “dolce trapasso”, i cani “amici a quattro zampe” ecc. Stiamo diventando rispettosi nei confronti del prossimo diverso da noi? Neanche per sogno! A svelare l’ipocrisia di questo linguaggio basta poco: sui social si leggano i post dove loschi individui coperti da anonimato vomitano il peggio di sé. Per non parlare dei politici: l’ironia è stata spazzata via dal sarcasmo (in greco= “divorare le carni”) che fa a pezzi chi la pensa diversamente (il Grillo sparlante ha costruito la fortuna del movimento sul “vaffa…” che quanto a volgarità ricorda il “me ne frego” fascista). Tutti normali perché tutti uguali? A parole, solo a parole! In una sagra di paese il coinvolgimento di giovani africani al servizio mensa è stato apprezzato; molti però hanno segnalato il fatto che i neri non indossavano guanti…ma non li indossavano neanche i bianchi! Insomma tutti uguali a parole, ma c’è sempre qualcuno più uguale degli altri.

    Ancora. Papa Benedetto XVI ha più volte messo in guardia contro il relativismo etico cioè l’assenza di valori stabili e oggettivi in campo morale: la sua posizione era stata giudicata oscurantista, illiberale, intollerante…nessuna meraviglia da parte di un mondo che proclama valore assoluto la tolleranza. Ma se la tolleranza è un dovere nei confronti delle persone, essa è ambigua nei confronti dei principi e dei valori: ad es. un omicida può essere forse tollerato; l’omicidio no. Esemplifichiamo: una famiglia quando si può definire normale? Una nota ditta che nella sua pubblicità ha fatto intendere che normale è la famiglia con papà, mamma e figli, è stata obbligata a ritirare l’annuncio perché “discriminatorio nei confronti delle minoranze”. Così tolleranza e rispetto hanno elaborato le famiglie arcobaleno, contenitore simbolico di tutto e del suo contrario, che legittimando ogni scelta, fa regnare la pace, come indica il simbolo. Ma il dubbio è inevitabile: la coppia che celebra il 50° di matrimonio vissuto nella fedeltà e nell’amore, davvero è uguale a quella scoppiata alla prima difficoltà? Un terzo motivo è infine tipico solo del nostro tempo: la libertà è sempre stata considerata un valore presso tutti i popoli e per tutti gli uomini di ogni tempo e luogo ed è considerata una virtù dal cristianesimo, ma solo nel mondo occidentale è declinata al plurale e unita a un aggettivo qualificativo pericoloso: libertà individuali.

    Detto in parole povere tali libertà: 1) legittimano il diritto di ognuno a pensarla come gli pare 2) autorizzano tutti a fare quel che vogliono…nel rispetto della legge e dei diritti altrui ovvio. Meglio di così…si dirà! Ma provi a questo punto un genitore a educare il figlio o un maestro a formare un alunno…non è un caso che famiglia e scuola siano su questo punto profondamente in crisi. Per concludere esiste la normalità e cos’è? Esiste e possiamo pure definirla. Normalità è la coerenza fra pensare, dire e fare, così che uno dice quel che pensa e compie quel che dice. E’ “dire sì, quando è sì, no quando è no” senza “se” o “ma” in aggiunta. Normalità è la fedeltà ai patti, alle promesse, alla parola data e alle persone; è trattare l’altro come vuoi essere trattato tu. Normalità è ringraziare del bene ricevuto e chiedere perdono del male procurato. E’ non reclamare diritti senza aver prima compiuto i doveri. Normalità è pensare che l’altro è uguale a me e trattarlo di conseguenza; è non richiedere privilegi né favori immeritati. Normalità è essere quel che si è, né peggio, né meglio degli altri e imparare ad accettarsi per quel che si è, accettando gli altri per quel che sono. Normalità è non parlare se non si ha niente da dire e tacere i difetti altrui; è togliere la trave del proprio occhio per vederci bene a togliere la pagliuzza da quello altrui. La normalità è essere persone umane, leali, fedeli, serie, coraggiose, umili, oneste, rispettose, che badano al solo e non cercano di apparire diverse da quel che sono, perché non hanno niente da nascondere. Per chi è cristiano la normalità è il tentativo, mai pienamente raggiunto, ma sempre rinnovato, di assomigliare a Gesù, unico uomo vero della storia e perciò l’unico davvero normale.   

    – don Davie Rota –   

        

     

     

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