martedì 2 febbraio ’21

     

    nell’immagine una fotografia di Erik Johansson – artista e fotografo svedese

     

     

    IV Settimana T. Ordinario

    PRESENTAZIONE DEL SIGNORE    

     

    Festa delle luci, ebbe origine in Oriente e nel sec. VI si estese all’ Occidente: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con benedizione e processione delle candele nota come ‘CANDELORA’. La presentazione chiude le celebrazioni natalizie e apre il cammino verso la Pasqua

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Cantico di Simeone)

    “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele. Amen”

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio

    Letture: Malachia 3,1-4; Salmo 23;

    Ebrei 2,14-18; Luca 2,22-40

    Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio

     

    Riflessione per il giorno – Commento alla Festività

    Simeone, certo della promessa ricevuta, riconosce Gesù e la salvezza di cui il Cristo è portatore e accetta il compiersi della sua esistenza. Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri, capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell’adesione alla volontà del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi nuovi. Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all’amore di Dio per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù. Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Mater” ci ricorda che “quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore”.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i consacrati e le consacrate in ogni parte del mondo

     

    Don’t Forget

    02-02-1906: muore Caterina, la mamma di don Bepo

    OGGI SI CELEBRA LA 24.ma GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA E LA 42.MA GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA

     

    “1000 quadri più belli del mondo”

    CLAUDE JOSEPH VERNET: NOTTE MEDITERRANEA CON PESCATORI E BARCHE 1753 - Olio su tela - 96.5 × 134.6 cm - Museo Thyssen-Bornemisza Madrid

    CLAUDE JOSEPH VERNET: NOTTE MEDITERRANEA CON PESCATORI E BARCHE 1753 – Olio su tela – 96.5 × 134.6 cm – Museo Thyssen-Bornemisza Madrid

     

    Claude-Joseph Vernet nasce ad Avignone nel 1714: è figlio di un decoratore di carrozze dal quale apprende i primi rudimenti del mestiere. Presto le qualità artistiche del giovane sono apprezzate dagli esponenti della nobiltà locale che lo inviano in Italia a trarre buoni disegni dalle antichità. Nel 1734 l’artista giunge così a Roma e vi si ferma circa vent’anni (1734-1752) che gli serviranno per innovare i codici compositivi della “veduta”: il genere artistico più rappresentativo del ‘700. Il successo giunge veloce spinto dal suo virtuosismo nella rappresentazione del carattere vivo e mutevole della natura elementi impossibili da immaginare nel chiuso dell’atelier e studiati da Vernet dal vero con disegni elaborati en plein air e fitti di annotazioni. La sua pittura raggiunge i risultati più sbalorditivi nella resa dei fenomeni atmosferici con le sue celebri marine (come quella che presentiamo). Nel quadro su una spiaggia rocciosa, i pescatori si riposano dopo la giornata di lavoro, cucinano una zuppa su un fuoco improvvisato, chiacchierano con le donne e fumano la pipa. A destra, un gruppo sta pescando di notte; sopra di loro si innalza una torre fortificata invasa dalla vegetazione. In distanza si intravede un grande porto, mentre una nave a vele spiegate punta al mare aperto oltre il promontorio roccioso a sinistra. Com’è tipico di Vernet, la scena non descrive un luogo reale ma evoca una qualche parte della costa mediterranea d’Italia (Napoli?). L’oscurità della notte è ravvivata da tre fonti di luce: il fuoco sulla riva, la fiaccola fiammeggiante nella barca da pesca e la luce della luna piena, che cattura le nuvole e le increspature sull’acqua. II suoi dipinti, esposti ai salons parigini, faranno gridare di stupore un grande filosofo dell’Illuminismo, Denis Diderot, che nel 1767 di fronte a un abbagliante chiaro di luna esclama incredulo: “Costui ha rubato alla Natura il suo segreto!”.

     

     

     

     

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